domenica 16 giugno 2024

Il Dogma dell'Inferno.

 


Il Pensiero dell'Inferno. 


Nel 1815, passò di vita nel collegio di Saint - Acheul, presso Amiens, il giovinetto Luigi Francesco de Beauvais, a soli quattordici anni, ma già maturo pel cielo; tanto la vita sua era stata innocente e santa, grazie specialmente al pensiero dell'Inferno. Una volta stando ancor piccino presso al fuoco da lato alla madre, domandò se come quello fosse ardente il fuoco dell'Inferno. Ah, bambino mio, rispose la donna, questo fuoco è un niente in confronto dell'Inferno. Ed egli sbigottito: E se io vi avessi a cadere? L'Inferno aspetta solamente i peccatori, e se tu fuggi la colpa, non hai che temere, conchiuse la madre. Le sue parole scolpironsi nell'animo del fanciullo per modo, che furono il principio dell'orrore al peccato e della santa vita di lui. 

    Andando nel 1540 da Parma a Roma, per la via tra Siena e Firenze, il beato Pietro Fabro, uno dei primi compagni di santo Ignazio, si trovò sorpreso dalla notte in paese infestato da ladri e da banditi. Egli ricorse, conforme l'usato, al suo angelo custode, e ben presto scoperta una casa, andò a chiedervi ospizio. Era di ottobre, e la stagione correa fredda e piovosa. La gente del luogo, vedendo un sacerdote, lo accolse con rispettosa benevolenza, e gli offerse ristoro invitandolo al fuoco per rasciugarsi. Ma mentre ivi assiso parlava egli a' suoi ospitatori delle cose di Dio, si fece udire un romore di passi precipitosi; poi colpi violenti alla porta; ed ecco uomini armati fino ai denti gittarsi dentro la casa. Erano in sedici masnadieri, che tumultuosamente chiedevano si desse loro quanto eravi di provvisione; poi accomodatisi d'intorno ad una tavola, presero a mangiare e bere in mezzo a villane canzoni ed indecenti propositi. Il beato Fabro non si era mosso; ma tranquillo e pensieroso manteneasi cogli occhi fissi al fuoco. Il capo dei banditi domandò: Che fai tu costà? L'uomo di Dio si taceva; e l'altro: Non rispondi tu? Sei tu sordo? Sei tu muto? No, diss'egli allora; ma un pensiero mi tiene sospesa la mente. - Qual è questo grande pensiero? Su, dillo a noi. - Io penso, egli rispose in tono posato e grave, che l'allegrezza dei peccatori è molto infelice; perché questo fuoco mi ricorda l'Inferno, da cui essi non potranno campare, se non si affrettano di tornare a Dio. - Le quali parole spiccaronsi con tale forza ed unzione, da impor riverenza a quelli omacci, che non proferirono più sillaba, e così ebbe agio il Beato di parlare del loro pericolo di cader nelle mani della giustizia umana, e più ancora in quelle della giustizia divina; poi venne alla sicurezza di una buona coscienza, alla misericordia di Dio, della quale disse cose tanto commoventi, che quei meschini proruppero in lagrime, implorando perdono dei loro peccati. Il buon Padre fece lor animo, e tanto bene li dispose, che tutti a lui durante la notte si confessarono. 

R. P. SCHOUPPES S.J. 

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