lunedì 10 giugno 2024

SONO PERDONATO - Il cieco non vede

 


SONO PERDONATO


L'uomo che vive con Dio pecca. Non scandalizzarti. Voglio dire che l'uomo che vive in rapporto con Dio, che vive nella fede e nell'amore di Dio, chiama i suoi sbagli volontari col nome di "peccato". Il peccato non esiste a detta di coloro che non hanno un rapporto sano e di amore con Dio; potresti incontrare qualcuno che ti dice: il peccato? non c'è, non esiste più! io non ho peccato, difatti non ho ammazzato nessuno. E quelli che hanno ammazzato arrivano a scoprire che ammazzare non è peccato perché... e tutte le scuse sono buone.

Succede così per i pesci che vivono nell'acqua: la pioggia per loro non è bagnata. Per i carboni che sono nel fuoco, il fuoco non scotta. Per chi ha addosso il letame, il letame non puzza. Chi è immerso nel peccato non si accorge dei propri peccati.

S. Giovanni, l'apostolo particolarmente amato da Gesù, dice che il "peccato" è non riconoscere Gesù Cristo, non accoglierlo come Figlio di Dio mandato dal Padre per noi. Questo è il peccato. Questo è "il peccato" per eccellenza, perché chi vive così è nelle tenebre più fitte. Chi è al buio dice di non vedere nulla davanti a sé, anche se ci fosse una montagna piena di oggetti. Chi è al buio inciampa continuamente, eppure non vede nessun ostacolo. Chi è nel "peccato" continua a sbagliare e nemmeno se ne accorge. Non mi meraviglio perciò di trovare chi mi dice che per lui non ci sono peccati, che lei non ne commette: questa affermazione è il segno della cecità, il segno del peccato peggiore, il segno che non c'è rapporto d'amore e di fede con Gesù Cristo e col Padre suo. Non convincerai mai una tale persona dei suoi peccati finché non accoglierà Gesù nel cuore. Non arriverai mai a convincere un sordo che ci sono dei rumori: prima devi aprirgli gli orecchi.

La cosa più importante per me è perciò che io non sia al buio, senza la Luce. Da quando Gesù è la mia Luce io sono fuori del "peccato". Da quando ho accolto Gesù come regola della mia vita, da quando ho accolto la sua Parola e la sua intelligenza come mia intelligenza e la sua Volontà come mia Volontà, da allora la mia vita è uscita dalle tenebre: da allora riesco a vedere e riconoscere ogni giorno i miei peccati. I miei peccati sono come l'inciampare di giorno: vedo in quale gradino o in quale sasso m'imbatto. Mi dico: "Stupido, che sono, non potevo guardare?". Così i miei peccati: "Ho la luce della Vita. Non potevo fare come Lui mi dice"?

Ecco la mia convinzione: se Dio esiste, io sono peccatore. Dio, il Dio in cui credo, è Amore, Amore infinito per me e per tutti. Io sono perciò peccatore, sempre peccatore. Con questa luce vedo che sono sempre a corto di amore per rispondere adeguatamente all'Amore che ricevo. Inoltre so, dalle parole di Gesù Cristo, a cui credo più che ai miei occhi, che Dio ha pensato di farmi a sua immagine e somiglianza: mi ha fatto cioè con l'intento che io arrivi ad assomigliare a Lui, ad essere così capace di amare come lo è Lui stesso: "Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli!", "Amatevi come io vi ho amato!". Se penso a questa intenzione di Dio mi ritrovo ancor più fuori strada, ancora più lontano dalla meta cui sono destinato, ancor più peccatore.

Non per nulla s. Paolo ricorda ai cristiani: "Fatevi imitatori di Dio!" e s. Giovanni: "Chi ama viene da Dio". Ma come faccio io a non esser peccatore? Ogni giorno trovo in me delle forze che mi portano a gesti e parole che, se non sono egoisti del tutto, nascono o si nutrono di un bel po' di egoismo. E l'egoismo non è amore. Come fare?

Mi consolo che anche l'apostolo Paolo abbia avuto questo problema: "Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti, non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio... Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me... Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!" (Rom. 7, 15-24).

Non mi consolo d'esser peccatore, anzi non riuscirei a sopportarmi peccatore se non sapessi che Gesù Cristo ha la vittoria di questa situazione: Egli sa darmi forza di vincere le tentazioni e di vivere nell'amore, ma - nel peggiore dei casi - è pronto al perdono del mio peccato, a cancellarlo, a riagganciarmi con l'amore del Padre, a farmi riprendere fraternità con gli uomini, a ridonarmi l'unità di me stesso.

Don Vigilio Covi


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