(Tratta da: Brani scelti dai Volumi di Luisa Piccarreta)
25 dicembre 1900 - Vol. 4
La Regina Mamma dà alla luce il Bambinello Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, mi son sentita fuori di me stessa e mi son trovata in una spelonca ed ho visto la Regina Mamma che dava alla luce il Bambinello Gesù.
Che stupendo prodigio!
Tanto la Madre quanto il Figlio erano tramutati in Luce purissima ed in quella Luce si scorgeva benissimo la Natura Umana di Gesù che serviva come di velo per coprire la
Divinità che conteneva, in modo che squarciando il velo della natura umana si vedeva Dio, mentre, coperto di quel velo, appariva Uomo. Ah! Prodigio dei prodigi: Dio e Uomo, Uomo e Dio!
Arrivato il momento della Nascita, essendosi la Vergine Madre come spiritualizzata e trasformata in Luce, in un eccesso d’amore, senza il minimo impedimento, Gesù
Luce è uscito da dentro la luce della Madre, restando questa intatta ed integra, mentre poi apparivano ambedue nello stato naturale.
Chi può dire la bellezza del Bambinello che in quei felici momenti spargeva anche esternamente i raggi della Divinità? Chi può dire la bellezza della Madre che restava tutta assopita
in quei raggi divini? E S. Giuseppe mi pareva che non fosse presente nell’atto del parto, ma se ne stava in un altro canto della spelonca tutto assorto in quel profondo Mistero e se non vide con gli occhi del corpo,
vide benissimo cogli occhi dell’anima, perché se ne stava rapito in estasi sublime. Quando il Bambinello uscì alla luce, io avrei voluto volare per prenderLo fra le mie braccia, ma gli Angeli m’impedirono
dicendomi che toccava alla Madre l’onore di prenderLo per la prima. Onde la Vergine SS., come scossa, è ritornata in Sé e dalle mani d’un Angelo ha ricevuto il Figlio nelle sue braccia e L’ha
stretto tanto forte, con tanta forza di amore, che pareva che volesse inviscerarlo di nuovo. Poi, volendo dare uno sfogo al suo ardente amore, L’ha messo a succhiare alle sue mammelle. In quel momento io me ne stavo
tutta annichilita aspettando che fossi chiamata per non ricevere un altro rimprovero dagli Angeli. Onde la Regina, a me rivolta, mi ha detto: “Vieni, vieni a prendere il tuo Diletto, godilo anche tu e sfoga con Lui
il tuo amore”. Così dicendo, io mi sono avvicinata e la Vergine Mamma me L’ha dato in braccio. Chi può dire il mio contento, i baci, gli abbracci, le tenerezze?! Dopo essermi sfogata un poco il
Bambinello mi ha detto: “Diletta mia, diletta mia, Io fui concepito unito al dolore, nacqui al dolore e morii nel dolore e coi tre chiodi che mi crocifissero, inchiodai le tre potenze: intelletto, memoria e volontà
di quelle anime che bramavano d’amarMi, attirandole a Me, tutte a Me, perché la colpa le aveva rese inferme e disperse dal loro Creatore senza nessun freno”.
Mentre ciò diceva ha dato uno sguardo al mondo ed ha cominciato a piangerne le miserie. Io, vedendolo piangere ho detto: “Amabile Bambino, non funestare a chi Ti
ama una notte sì lieta col tuo pianto; invece di dare sfogo al pianto, diamo sfogo al canto”. E sì dicendo ho cominciato a cantare ed Egli ha cessato dal piangere e quando ho finito il mio verso Egli
ha cantato il suo, con una voce tanto forte ed armoniosa che tutte le altre voci svanivano dinanzi alla sua voce dolcissima. Dopo ciò ho pregato il Bambino Gesù per il mio Confessore, per tutti quelli che mi
appartengono ed infine per tutti. E Lui pareva tutto condiscendente. In quel mentre è scomparso ed io sono ritornata in me stessa.
(26 dicembre 1900 - Vol. 4)
… Vedevo poi la Regina Madre da una parte e S. Giuseppe dall’altra in atto di adorare profondamente l’Infante Divino, assorti in estasi continua, tanto che ci
voleva un prodigio del Signore per poter esternamente accudire ai loro doveri. Anch’io vi ho fatta la mia adorazione e poi mi son trovata in me stessa.
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