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I vari aspetti della morte
La parola di Dio ci prospetta altri «tipi» di morte, oltre quella fisica: la morte dello spirito, dovuta al peccato. Del figlio, tornato alla casa paterna, il padre disse: Facciamo festa perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita (Lc. 15,25). Si tratta di una morte analoga a quella fisica in quanto il peccato distrugge la grazia divina nell'anima e rende vana la redenzione. Questa morte è chiamata da san Giovanni la seconda morte (Ap. 20,14).
Nella pedagogia di Gesù entra una seconda prospettiva della morte, cioè il morire a se stessi mediante l'accettazione, in chiave redentiva, della molteplice sofferenza umana che trasforma questa terra in una valle di lacrime. La parola di Gesù è chiara: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc. 9,23). Il primo Adamo, quello terrestre, con il peccato assoggettò l'uomo alla morte e ai dolori che la preparano; il secondo Adamo, quello celeste, Gesù Cristo, si sottomise volontariamente ai dolori e alla morte redentrice per la salvezza dell'uomo. Con la sua morte espiò i peccati e con la sua risurrezione distrusse la morte per divenire il Signore dei morti e dei vivi (Rm. 14,9). In questo dualismo «peccato-morte» e «croce-vita» si svolge il dramma quotidiano della vita cristiana. Spetta al credente decidere di se stesso. Ecco: accettare il nuovo Adamo con la sua croce, caparra di vita, significa accettare la vita come frutto della morte di croce, secondo le parole chiare, trasparenti e senza alternative di Gesù: Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna (Gv. 12,25). Al contrario, chi non vuole accettare il nuovo Adamo, Gesù Cristo e la sua croce, caparra di vita, si dispone alla seconda morte, quella «totale e definitiva».
La fede e soprattutto l'ascetica cristiana presentano il battesimo come «un morire con Cristo». È una realtà meravigliosa! Infatti i battezzati formano un solo «corpo» con Cristo, una nuova stirpe: la stirpe dei redenti! L'uomo è liberato dal peccato e dalle potenze del male mediante la vita battesimale vissuta in Cristo Gesù. L'apostolo Paolo, riferendo a se stesso questa rinascita, scrive: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Questa vita che io vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal. 2,20). Non bisogna però illudersi! La fede e la vita cristiana non sono formule magiche. Tutto dipende da quella scelta fondamentale che il cristiano deve fare per Cristo. Ecco allora la dimensione teologica della vita del battezzato: Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste due cose si oppongono a vicenda (Gal. 5,16-17). E con più forza, scrivendo ai Romani: Noi siamo debitori, ma non verso la carne, per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece, con l'aiuto dello Spirito, voi fate morire le opere del corpo, vivrete (Rm. 8,12-13).
Del Padre francescano Pasquale Lorenzin
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