LA COMUNIONE SPIRITUALE
È molto importante che, quando non possiamo comunicarci o ogni volta che facciamo una visita al Santissimo o anche molte volte durante il giorno, possiamo unirci a Cristo in comunione spirituale. La comunione spirituale è una comunione sacramentale nel desiderio, ma è più che un desiderio di ricevere l’Eucaristia. Il grande teologo tedesco Rahner dice nel suo libro «L’Eucaristia e gli uomini d’oggi» che: «La comunione spirituale procura realmente il frutto e l’utilità del sacramento», sempre che si riceva con fede e amore veri. Perché è un atto di amore e di fede, mirato a rafforzare l’unione e l’amicizia con Gesù: «È un’adesione cosciente all’unione spirituale con Cristo, che dà la grazia dello Spirito Santo; è l’accettazione rinnovata in fondo al cuore di una tale unione [con Cristo] che aumenta e approfondisce la realtà ontologica [di vera comunione con Lui]». Questo vuol dire che la comunione spirituale non è una semplice immaginazione ma un’esperienza reale di unione con Cristo, che ci dà la sua grazia e il suo amore in modo effettivo. Per questo la comunione spirituale ci deve far sentire un maggior desiderio della Comunione sacramentale, infatti ci fa desiderare e vivere più intimamente l’unione con Gesù.
Santa Teresa di Gesù raccomandava: «Quando non potete fare la Comunione, né ascoltare la Messa, potete fare la comunione spirituale, che procura grandissimo beneficio» (CP 62, 1). Già il Concilio di Trento parla di «coloro che, nutrendosi nel desiderio di quel celeste pane eucaristico, sperimentano il suo frutto e utilità per la fede viva che opera attraverso la carità» (Denz. 881). Anche sant’Antonio M. Claret la raccomandava: «Se con fede viva desideri comunicarti, comunicati spiritualmente... fa silenzio, adora e consegnati a Gesù senza riserva».
Rahner afferma che «il luogo per eccellenza della comunione spirituale è la chiesa e il suo momento privilegiato è quello in cui la persona è inginocchiata davanti al Santissimo Sacramento». (La comunione spirituale si può fare in qualsiasi momento del giorno e in qualsiasi luogo del mondo, ma, certamente, il momento più appropriato è quello della visita e adorazione a Gesù sacramentato). Perfino viaggiando o lavorando, possiamo stare in adorazione davanti a Gesù sacramentato.
«Se voi praticate il santo esercizio della comunione spirituale parecchie volte al giorno, in un mese vi troverete completamente cambiati» (san Leonardo). Questa può essere una pratica importante, specialmente per i conviventi, sposati solo civilmente o divorziati risposati che non possono comunicarsi sacramentalmente. Essi non devono sentirsi esclusi dalla Chiesa né condannati ormai all’inferno; ma devono comprendere che, non avendo la benedizione di Dio nel loro matrimonio, non possono avere partecipazione piena alla vita della Chiesa con la Comunione eucaristica. Tuttavia, papa Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica «Familiaris Consortio» del 1981 afferma: «Li esorto ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a incrementare le opere di carità... a educare i loro figli nella fede cristiana. La Chiesa prega per loro, li incoraggia, si presenta come madre misericordiosa e così li sostiene nella fede e nella speranza. La Chiesa, tuttavia, fondandosi nella Sacra Scrittura, riafferma la sua prassi di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati che si sposano un’altra volta... Se venissero ammessi all’Eucaristia, i fedeli sarebbero indotti in errore e confusione sulla dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio».
Ma, come detto antecedentemente, può supplire in qualche modo la Comunione sacramentale con molte comunioni spirituali.
Su questo santa Caterina di Siena ebbe una visione. Vide Gesù con due calici che le disse: «In questo calice d’oro pongo le tue comunioni sacramentali e, in questo d’argento, le tue comunioni spirituali. I due calici mi sono graditi». La beata Agata della Croce diceva: «Se il confessore non mi avesse insegnato a fare le comunioni spirituali, non sarei vissuta». Santa Caterina di Genova diceva: «O Gesù, desidero tanto la gioia di riceverti e di stare con te, che mi pare che se morissi ritornerei in vita solo per riceverti». Forse hai anche tu queste ansie. «Come il cervo anela all’acqua viva, così l’anima mia sospira te, o Dio. La mia anima ha sete di Dio» (Sal 41, 2).
Padre Pio da Pietrelcina diceva: «Ogni mattina prima di unirmi a Lui nel Santissimo Sacramento, sento che il mio cuore è attratto da una forza superiore. Sento tanta sete e fame prima di riceverlo che c’è da stupirsi che io non muoia di ansia. La mia sete e la mia fame non diminuiscono dopo averlo ricevuto nella Comunione, ma aumentano. Quando finisco la Messa, rimango con Gesù per rendergli grazie».
Cerchiamo di vivere durante il giorno la grazia della nostra Comunione quotidiana. Di fatto, finita la Comunione, se è vero che non siamo più in unione permanente con l’umanità di Gesù, che è scomparsa con le specie sacramentali, è altrettanto vero che rimaniamo in comunicazione con l’umanità di Gesù per l’irradiazione del suo amore; infatti egli ha lasciato un’orma in noi. Inoltre, vi sono luce e grazie che si irradiano continuamente dal tabernacolo. Da qui, Gesù irradia ondate di tenerezza su di noi e ci avvolge con il suo amore. In ogni momento, ci sta dicendo: «Io ti amo, ho bisogno di te, vieni a me».
Per questo, padre Pio da Pietrelcina ci raccomanda: «Durante il giorno chiama Gesù in mezzo alle tue occupazioni. Fai un volo spirituale fino al tabernacolo, dove ti trovi, quando non puoi stare là con il tuo corpo... e abbraccia spiritualmente l’Amato della tua anima». E il venerabile Andrea de Betrami diceva qualche cosa di simile: «Dovunque ti trovi, pensa costantemente al Santissimo Sacramento. Fissa i tuoi pensieri nel tabernacolo, anche di notte, quando ti svegli nel sonno. Offrigli quanto stai facendo in ogni momento. Installa un cavo telegrafico dalla tua casa alla chiesa e, appena puoi, invia messaggi di amore a Gesù sacramentato». Diceva sant’Antonio Maria Claret: «Avrò una cappella fabbricata in mezzo al mio cuore e in essa, giorno e notte, adorerò Dio con un culto spirituale». Siamo adoratori perpetui di Gesù, sia pure spiritualmente.
Per Gesù non ci sono distanze. Quindi possiamo vivere in adorazione continua ventiquattro ore al giorno, facendo sì che la nostra anima sia orientata all’Eucaristia. Stiamo con il cuore e la mente in Gesù sacramentato. E, perché ciò sia più efficace, possiamo chiedere al nostro angelo custode che sia sempre vigile, in adorazione eucaristica per noi e ce lo ricordi costantemente durante il giorno. Possiamo dirgli spesso la preghiera: «Santo Angelo custode, corri veloce al tabernacolo e fai compagnia in mio nome a Gesù sacramentato». Possiamo anche chiedere a tutti i santi e agli angeli e alle anime del Purgatorio... insomma, a tutti coloro che, in qualsiasi momento del giorno o della notte, stanno in adorazione eucaristica, di fare adorazione anche per noi. E, poiché siamo tutti UNO in Cristo Gesù, Egli lo renderà possibile.
Abbiamo tanta fame di amare Gesù da poter dire: «Il mio cuore e la mia carne esultano di gioia per il Dio vivo» (Sal 83, 3). Quest’ansia era talmente grande che faceva gioire e soffrire i santi. Santa Caterina da Siena diceva al suo direttore: «Ho fame, per amore di Dio, date alla mia anima il suo nutrimento». E santa Margherita Maria Alacoque udì da Gesù queste parole: «Figlia mia, il tuo desiderio di comunicarti è penetrato tanto profondamente nel mio Cuore che, se non avessi istituito questo sacramento di amore, lo farei ora per farmi tuo cibo. Provo un piacere così grande nell’essere desiderato che, tutte le volte che il cuore formula questo desiderio, io lo guardo per attirarlo a me».
O Gesù divino, re del mio cuore. Aumenta la mia fede nella tua presenza eucaristica perché mai dubiti della tua presenza reale in questo sacramento e possa desiderarti e attenderti con amore e con fede ogni giorno. Io credo in te, vieni
nel mio cuore in questo momento. Io ti adoro e ti amo
e ti guardo, mio Gesù sacramentato.
Angel Peña
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