La Rivoluzione italiana nel quadro internazionale
L'approvazione della legge antiecclesiastica rappresentò una fase decisiva della Rivoluzione italiana: essa inserì il Regno di Sardegna tra le nazioni "civili" e permise a Cavour di raccogliere i primi frutti della sua politica sul piano internazionale.
In Francia, il 2 dicembre 1851, Luigi Bonaparte assumeva il titolo di "Imperatore dei francesi" con il nome di Napoleone III 67, presentandosi come il restauratore dell'ordine. Nei suoi scritti e nell'azione politica che lo aveva portato alla presidenza della Repubblica e poi al trono francese, egli sognava di poter ribaltare l'ordinamento del Congresso di Vienna del 1815, realizzatosi sulle rovine dell'impero napoleonico, per instaurare, come il suo illustre avo, una "repubblica coronata", e restituire alla Francia il ruolo di guida dell'Europa.
La sua ideologia rivoluzionaria era tuttavia temperata dalla forte influenza della moglie Eugenia de Montijo, cattolica convinta, e dagli interessi politici che non gli permettevano di ignorare l'appoggio determinante dei cattolici al governo. Nei primi anni dell'Impero napoleonico, Pio IX vide in Napoleone III la possibilità di un'inversione di rotta sul cammino della Rivoluzione e lo invitò caldamente a costituire il baluardo della Santa Sede come era nella tradizione dei re francesi, sperando che il suo avvento al trono potesse costituire un elemento di ordine e di tranquillità in Europa.
L'atteggiamento politico di Napoleone III, all'insegna della doppiezza, non accontentò di fatto né i cattolici né le forze rivoluzionarie che nel 1858, con l'attentato di Felice Orsini, vollero ricordare all'Imperatore gli impegni assunti con esse fin dalla sua giovinezza di carbonaro 68.
Nel gennaio 1855, alla vigilia dell'intervento piemontese in Crimea 69, Cavour sottoscrisse con la Francia e l'Inghilterra un trattato che univa i tre governi non solo contro la Russia, ma contro lo Stato Pontificio e contro i governi legittimi della penisola. In novembre, Cavour accompagnò il re in una visita a Parigi e a Londra. Nei suoi incontri con i sovrani e gli uomini politici di maggior rilievo, descrisse gli Stati Pontifici come pessimamente governati ed ebbe cura di far circolare presso i protestanti inglesi storie allarmanti circa le persecuzioni e le torture di cui si rendeva responsabile l'Inquisizione pontificia 70.
Tentando di sfruttare l'anticattolicesimo dominante in Gran Bretagna, Cavour valorizzò inoltre la presenza dei protestanti valdesi nel Regno di Sardegna e stabilì una stretta alleanza con lord Shaftesbury, leader dell'ala "evangelica" della Chiesa anglicana 71. L'anno successivo però, nel Congresso di Parigi, la Francia e l'Inghilterra stipularono un trattato segreto con l'Austria mirante a garantire lo status quo in Europa che mise Cavour in difficoltà. Solaro della Margarita, che era stato contrario all'iniziativa di dichiarare guerra all'Austria, poteva sostenere ora in Parlamento che se l'esercito in Crimea si era battuto valorosamente, a Parigi una diplomazia inetta aveva mancato di fare la sua parte 72.
L'idea della guerra all'Austria costituiva un perno della politica di Cavour e uno dei punti su cui egli aveva il totale accordo del sovrano. Decise, per accelerare i tempi, di giocare la carta dell'azione rivoluzionaria. Nel 1856 il primo ministro piemontese creò la Società nazionale 73, emanazione del governo, per coordinare l'azione rivoluzionaria in vista del prossimi rivolgimenti. Giuseppe Garibaldi, che in quegli anni era tornato marinaio sulle rotte dell'America e dell'Asia, rientrò in Piemonte, passando per Londra, ed ebbe con Cavour un incontro in cui fu discussa l'idea di una futura guerra 74. La formula «Italia e Vittorio Emanuele» venne accettata dal Nizzardo come l'unica valida per accelerare la Rivoluzione: «Se sorgesse una società del demonio che combattesse dispotismo e preti - egli dichiarava - mi arruolerei nelle sue fila» 75.
Nel 1857 ebbero luogo le elezioni generali in Piemonte. Cavour non ottenne a Torino che una modesta maggioranza, e si trovò ad essere l'unico membro del gabinetto ad essere eletto al primo turno, mentre i due ministri di centro-sinistra, Giovanni Lanza e Urbano Rattazzi, furono costretti al ballottaggio. Nel suo insieme la coalizione centrista perse un terzo dei suoi seggi mentre la destra ne guadagnava cinquanta, ottenendo quasi il quaranta per cento. Solaro della Margarita, il leader dell'opposizione a Cavour, fu eletto al primo turno in quattro seggi diversi e vinse la gara di ballottaggio in altri tre. Cavour mostrò anche in quest'occasione la sua spregiudicatezza. Quando la Camera si riunì, un deputato su quattro si vide contestare la validità della sua elezione: tra questi, nove ecclesiastici giudicati "tecnicamente ineleggibili" attraverso quella che Denis Mack Smith definisce «una palese operazione di manipolazione retrospettiva della legge elettorale» 76.
La sessione parlamentare del 1858 si presentava come la più difficile dell'ultimo decennio mentre sul piano internazionale, il tentato assassinio di Napoleone da parte di Felice Orsini, il 14 gennaio 1858, sembrava rendere problematici i rapporti con la Francia. Nella primavera però, attraverso il suo emissario a Parigi Costantino Nigra, Cavour venne a sapere che Napoleone sarebbe stato disposto alla guerra contro l'Austria se il Piemonte fosse riuscito a fabbricare un pretesto valido. Il 20 luglio, a Plombières, una piccola stazione postale nei Vosgi, Cavour e Napoleone si incontrarono segretamente per discutere sulle modalità di una guerra all'Austria e sul pretesto per coinvolgerla 77.
Napoleone si impegnava a permettere, dopo la vittoria, la creazione di un regno nell'Italia settentrionale comprendente Piemonte, Liguria, Sardegna, Lombardia, Veneto e Legazioni. Il Piemonte si obbligava da parte sua a cedere alla Francia la Savoia e Nizza. Negli accordi fu contrattata non solo la cessione alla Francia di territori che rappresentavano la culla della dinastia sabauda, ma anche l'avvenire della sedicenne primogenita di Vittorio Emanuele II, Clotilde, che aspirava al chiostro e che, in nome della ragion di Stato, fu data in moglie al principe Napoleone Girolamo Bonaparte, noto per le sue idee volterriane e i costumi dissoluti 78.
In una lettera dell'8 aprile 1859 al fratello, conte Gabriele Mastai, che abitava nelle Marche, Pio IX traccia un quadro lucido e disincantato della situazione politica internazionale alla vigilia dei grandi rivolgimenti degli anni 1859-1860. «Le cose del Mondo - egli scrive - proseguono al solito. I Potenti della terra sono divenuti adulatori della rivoluzione, diventata ormai la potenza più grande del mondo. Oggi li odi sono contro l'Austria la quale forse non può reggere sul piede dispendioso di guerre come ora si mantiene. Si cerca la caduta dell'attuale Ministero per condurre l'Inghilterra a separarsi dall'Austria, e così isolata, farla cadere come corpo morto cade.
Intanto la Francia si mette in misura, e ciò per influire attivamente in Italia. La Toscana; o sia gli uomini che chiedono di unirsi al Piemonte. Cavour è stato protetto a Parigi dalla Pulizia per non essere fischiato. Il re di Napoli seguita ad essere infermo. Da tutto questo preparativo di confusione cosa ne verrà? Quello che Dio vuole. Dio vi benedica tutti» 79.
Il testo di questa lettera è sufficiente per incrinare il cliché di un Papa "santo", ma poco versato nella politica. Pio IX si dimostra esattamente informato dei risvolti della politica internazionale e pur non conoscendo ancora gli accordi di Plombières, intuisce la creazione di un nuovo patto di ferro tra Cavour «protetto a Parigi dalla Pulizia» e l'Imperatore che si prepara a «influire» attivamente in Italia. La conclusione della lettera ci dà la chiave per comprendere lo stato d'animo con cui affronterà gli eventi tempestosi del decennio successivo: «Quel che Dio vuole». «La mia fiducia l'ho posta nella Croce» rispondeva il Papa in quello stesso '59 al generale de Goyon, il comandante del presidio francese a Roma che lo invitava ad avere fede nelle promesse di Napoleone III 80.
Roberto De Mattei
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