22 novembre 1945, Santa Cecilia
Gesù si è appena dato ai suoi discepoli come nutrimento e bevanda, ha lasciato loro il Suo testamento e, in esso, ha promesso loro il Bene Supremo: l'unione eterna a Dio. Tutti i suoi discepoli gli hanno fatto solenne promessa di morire per Lui, se necessario. Pur tuttavia, alla minima richiesta di Gesù: "Restate qui, pregate e vegliate con me", essi si sottraggono. Il loro Maestro soffre infinitamente e il loro cuore non è toccato: dormono! Il loro Salvatore sta per essere tradito e loro, i suoi migliori amici, già lo abbandonano. Tale è la natura umana lasciata a se stessa: presuntuosa, egoista, amante delle comodità, pigra, incapace di comprendere le cose serie, di amore vero, di sacrificio.
Così, è a giusto titolo che la Scrittura fa dire a Nostro Signore: "Ho cercato dei consolatori, ma non ne ho trovati!". Quale miglior prova della perversione della nostra natura col peccato che la mancanza totale di gratitudine per Colui dal quale tutto abbiamo ricevuto? Quale miglior testimonianza dell'atrofia della nostra intelligenza? Dell'indurimento del nostro cuore in seguito alla nostra decadenza? Quale più chiara dimostrazione della nostra incapacità di rispondere all'amore di Dio per noi? E tuttavia questi uomini non sono più malvagi degli altri; sono anzi migliori poiché Gesù li ha scelti. Come dunque i nostri cuori lenti a credere, le nostre intelligenze limitate, potranno compatire i dolori del Divin Salvatore se il Divino Spirito di luce e d'amore non li illumina e riscalda ?
Spirito Santo, vieni dunque, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del Tuo Amore! Invia il Tuo Spirito, Signore, e tutto sarà ricreato, e rinnoverai la faccia della terra! Forse però non Ti piacerà di farci penetrare nel mistero del calvario di Gesù al Getsemani: non ne siamo degni, non siamo maturi, non siamo abbastanza forti moralmente per comprendere, per concepire la profondità insondabile, l'immensa estensione del Suo dolore. Dovremmo avere la stessa tenerezza di Gesù, la sensibilità di Gesù, la chiaroveggenza di Gesù, la Sua anima perfettamente umana e partecipe della divinità. Ma Gesù conosce i nostri limiti e non ci chiede tanto: "Restate qui, vegliate e pregate per non cadere in tentazione, pregate con me, pregate per me".
Restiamo dunque col pensiero del cuore vicino a Lui, ai Suoi dolori, giacché sarà in agonia fino alla fine del mondo; vegliamo con Lui giacché il nemico, lui, non dorme, ed ha molte sentinelle che montano la guardia.
Preghiamo, quale che sia la qualità della nostra preghiera: se pur non siamo capaci di quegli slanci di cuore che penetrano la volta dei cieli, che almeno la nostra perseveranza, a immagine di quella di Gesù agonizzante, finisca per provocare l'invio dell'angelo che ci porterà la forza di seguire Gesù ovunque ci chiamerà; preghiamo per Gesù, perché coloro che continuano il Suo sacrificio sulla terra, le anime vittime, abbiano la forza di giungere fino alla fine della loro missione, affinché il sacrificio di Gesù e il loro non siano vani, e perché si moltiplichino i migliori fedeli di Gesù agonizzante.
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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