Altra colpa alla quale Dio riserba severa punizione sono i discorsi vani. Si quis in verbo non offendit, hic perfectus est vir (Iac. 3, z), disse l'apostolo S. Giacomo e ben a ragione, poiché la lingua è fomite di iniquità. Senza parlare delle bestemmie, dei propositi licenziosi, delle maldicenze e calunnie, chi non ha da rimproverarsi tante e poi tante di quelle parole vane e leggere, delle quali il divin Maestro ha detto che ci domanderà conto nel giorno del giudizio? L'esempio che qui sotto riferiamo dovrebbe far riflettere quei faceti, maldicenti per professione, i quali occupano il posto d'onore nelle conversazioni mondane e son sempre pronti a far ridere gli altri a spese del prossimo. L'abate Durando, priore di un monastero di benedettini, indi Vescovo di Tolosa, era uomo di rara pietà, di singolare mortificazione e pieno di zelo pel suo spirituale avanzamento; però amava troppo lo scherzo e non sapeva frenare abbastanza la lingua. Fin da quando era semplice monaco, il suo abate Ugo lo aveva parecchie volte ammonito, predicendogli che se non si fosse emendato di questo difetto ne avrebbe avuto a soffrire molto in Purgatorio, ma egli non diede troppo ascolto a questo avviso e proseguì anche da vescovo a dire facezie e scherzi in abbondanza. Dopo morto però si vide quanto fosse giusta la predizione dell'abate Ugo, poiché apparso Durando ad un religioso suo amico lo pregò vivamente d'intercedere per lui, che trovavasi martoriato in Purgatorio da strazi acutissimi a cagione dell'intemperanza usata nel parlare a carico altrui. Radunatisi allora tutti quei monaci, si stabilì che l'intera comunità avrebbe osservato per otto giorni un rigoroso silenzio in suffragio di quell'anima penante. Ma ecco in capo a questo tempo comparire di nuovo il defunto e lamentarsi, perché uno dei monaci essendo venuto meno alla promessa del silenzio, era riuscito sterile per la sua liberazione il frutto di quel suffragio. Si ripeté allora dalla comunità la pia mortificazione, la quale, essendo stata osservata fedelmente da tutti, meritò al defunto vescovo Durando la liberazione dalle pene del Purgatorio.
Sac. Luigi Carnino
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