23.3. Sabato santo e domenica di Pasqua
Dicevo al mio padre la grave afflizione in cui gemeva il mio spirito, ma non avevo coraggio di manifestare la causa. Finalmente il giorno 15 marzo 1815, giorno di sabato santo, manifestai al mio padre la causa della mia afflizione. Il suddetto mi disse che non dovevo oppormi a Dio; ma, a costo di ogni mia pena, dovevo compiacermi nella sua divina volontà, benché dovesse perire tutto il mondo. Non solo mi consigliò, ma mi comandò di fare una preghiera tutta conforme alla divina volontà.
La mattina di Pasqua, nella prima orazione, che sono solita fare subito levata, feci la suddetta orazione con molto raccoglimento e sincerità di affetto. Molto gradì il buon Dio l’orazione, che la chiamò orazione degna di lui. A questo elogio il mio spirito si umiliò profondamente, e presentando al mio Signore il padre mio, lo significavo autore della orazione da lui tanto gradita, e chiedendo a Dio grazia per lui con tutto l’impegno dell’anima mia, mi fu ingiunto di dirgli, per sua consolazione, che il suo nome era scritto nel libro della vita.
La suddetta mattina nella santa Comunione, il Signore mi degnò di particolar favore, all’ora della Messa cantata mi portai in Sant’Andrea delle Fratte. Nell’assistere alla Messa cantata si sopì il mio spirito, e improvvisamente mi parve di essere trasportata sopra un altissimo monte, dove vidi il buon Dio tutto ammantato di luce, compiacendosi nella sua giustizia, con la sua mano onnipotente scagliò nel nostro mondo tre pietre, in tre diverse parti della terra; poi si ammantò di caliginose nubi il cielo, e il nostro mondo lo vedevo gemere sotto il peso di spietate afflizioni, il mio spirito, a cognizioni tanto lacrimevoli, non più si opponeva al suo buon Dio con mostrargli la sua pena, ma come da nuovo spirito rivestito, sperimentavo nel mio cuore una umile soggezione alle divine disposizioni, e annientata in me stessa lodavo e benedicevo Dio senza più soffrire la minima pena, benché conoscessi quale sterminio sia per fare Dio dei viventi. Raccomandiamoci al Signore, acciò si degni mitigare la sua giustizia, molto si può ottenere con le preghiere.
Beata Elisabetta Canori Mora
Nessun commento:
Posta un commento