lunedì 14 agosto 2023

L'obbedienza è la Volontà di Dio in tutto.

 


LETTERA 52   

A Fr. Alfonso Kolbe, Grodno S.l.G.C.  

Zakopane 8 XII 1920  


Caro fratello!  

 Malgrado le «vacanze» per la cura1, non ho molto tempo a disposizione, per questo non ho risposto subito. Trascorro le mie giornate passeggiando, stando a letto ecc., in una parola curandomi.  

La mamma m'ha fatto sapere della tua partenza e mi ha pure spedito la tua cartolina da Varsavia e la lettera da Grodno2.  

 (È già l’11 XII e quasi le 9,30 di sera, quando mi metto di nuovo a scrivere).  

L'obbedienza è la Volontà di Dio in tutto.  

 Per quanto riguarda la M.I., è chiaro che noi siamo uno strumento nella mano dell'Immacolata, perciò dobbiamo agire solo in quanto Ella lo desidera (e questo si dimostra soltanto con l'obbedienza). Anch'io adesso mi limito ad agire come un semplice membro, in modo alquanto limitato, perché Ella vuole così. L'Immacolata mi ha permesso di avvicinare gli studenti universitari che dimorano nella loro casa di cura «Bratnia Pomoc»3. Hanno fama di miscredenti e in realtà lo sono. L'amministrazione è socialista (così dicono) e coloro che la compongono chissà quali idee hanno in testa. Ora sono loro che mi invitano (vale a dire una cerchia ristretta di pazienti, universitari) e con molte insistenze, per trattare con loro questioni religiose. Ho organizzato, perciò, una breve serie di conversazioni apologetiche, durante le quali ognuno aveva la possibilità di prendere liberamente la parola. Si è passati dall'esistenza di Dio fino alla divinità di Gesù Cristo. Si sono perfino comperati il Nuovo Testamento dello Szczepariski, Wieczory nad Lemanem [Serate sul Lemano, di Mariano Morawski, S.J.] e la Apologetica di Bartynowski. Ma anche in questo mi voglio tenere entro giusti limiti per non nuocere alla mia salute. Talvolta accadevano scenette graziose durante le conversazioni, ma purtroppo non ho il tempo di descriverle.  

 Stiamo attenti a non fare nella M.I. più di quanto l'obbedienza permette, perché altrimenti non agiremmo più come strumenti nelle mani dell'Immacolata. Ti raccomando di riflettere sulla dogmatica, soprattutto su quella fondamentale. 

Tutto ciò che mi scrivi è buono e secondo lo spirito francescano, ma se la mamma non ti mandasse né lettere  né marchi, allora tutto ciò sarebbe ancor più secondo lo spirito francescano.  

 Prega intensamente l'Immacolata per la mia conversione.  

Tuo fratello  

Fr. Massimiliano M. Kolbe  


 Oh!4 se tu potessi trovare la canzoncina alla Madonna: «J'irai la voir un jour; Au ciel à ma patrie J'irai voir Marie; Ma joie et mon amour. (bis) Au ciel, au ciel, au ciel J'irai la voir un jour», ma in polacco, con la melodia (a una voce). In Italia la cantavamo in francese: è bellissima. Un novizio mi disse di averla ascoltata in una chiesa di suore (?) a Wilno (in polacco) e... di aver pianto dalla commozione. Perciò, se la potrai trovare, fammela avere.  

 Per il disagio che ti viene dalle mie lettere5 (come mi hai scritto), penso che debba essere proprio così, poiché anche lo scultore non riuscirà mai a trasformare un blocco di pietra in una statua con sole carezze, ma deve scalpellare e cesellare.  

 Auguro buone feste e felice Anno Nuovo a te e ai Padri Floriano e Innocenzo.  

Fr. Massimiliano M. Kolbe  

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(1) La cura di P. Massimiliano a Zakopane durò dal giorno 11 VIII 1920 fino al 28 IV 1921 - cf. DM p. 29-37. - (2) Ai primi di novembre del 1920 Fr. Alfonso Kolbe fu trasferito a Grodno per curarsi. - (3) Aiuto Fraterno - era situata non molto lontano dall'Ospedale Climatico, dove dimorava P. Massimiliano. Nella casa universitaria non c'era il cappellano e il direttore generale vedeva mal volentieri qualsiasi servizio religioso e lo permetteva solamente in via eccezionale. In questa casa di cura P. Massimiliano svolse un'attività abbastanza intensa: organizzava, per i degenti, delle conferenze religiose al giovedì; chiamato di giorno o di notte accorreva dai malati per confortarli spiritualmente. La cappella si trovava nell'Ospedale Climatico; nelle domeniche e nelle feste i più volenterosi vi si recavano per la s. Messa, anche dalla casa di cura universitaria. - (4) Da qui inizia un secondo foglietto, simile al primo quanto alla qualità della carta e dell'inchiostro, perciò sono stati riuniti, ma non è escluso che il secondo sia l'ultima parte di un'altra lettera. - (5) Nella lettera del 13 IX 1920 Fr. Alfonso scriveva a P. Massimiliano: «Le tue parole a voce o scritte producono in me strani effetti, cioè mi affliggono. Ma questo è amor proprio, subdolo, nascosto, che mi spinge a scoraggiarmi per la mia inferiorità nel servizio all'ideale. Perciò reprimo, come posso, energicamente questo senso di scoraggiamento e mi metto a lavorare con maggior fervore». Nella lettera del 28 X 1920: «Qualche cosa di strano succede in me. Quando parlo con gli altri della dignità e responsabilità del sacerdote, mi pare di essere ormai vicino all'ideale di apostolo di Cristo; ma non appena tu ti rivolgi a me con la parola o con uno scritto, provo come una disillusione e una tentazione di scoraggiamento, una sensazione di umiltà e il desiderio di intensificare il lavoro per una migliore preparazione».  


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