giovedì 28 marzo 2024

IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI

 


Caratteri dello spirito diabolico circa i moti o atti della volontà, affatto opposti ai caratteri dello spirito di Dio. 


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§. VII. 

 138. Sesto carattere si è l'insofferenza ne' travagli. Questo punto non ha bisogno di molta espressione: perché ognuno sa che il demonio non è capace d'ingenerare ne' nostri animi sentimenti di pazienza, anzi è tutto intento a risvegliare affetti d'ira e di risentimento. Se accade che alcuno sia toccato sull'onore con qualche affronto, o perseguitato con mormorazioni e calunnie, entra egli nella sua fantasia, risveglia la memoria de' torti ricevuti, ne aggrava i motivi, gli avviva con una luce d'inferno; sicché una paglia sembri una trave, ed un granello di arena comparisca un monte. Poi s'insinua nel senso interiore, e con la commozione degli umori e del sangue, accende la bile e l'infiamma, e solleva nell'animo una nera caligine che va ad offuscare la ragione. Turbata poi la ragione, gli fa parere giusto ogni risentimento, lecito ogni trasporto: ed urtandolo internamente, e concitandolo con i moti dell'ira già accesa, lo trasporta ciecamente alla vendetta; e talvolta lo fa correre impetuosamente alle ferite ed al sangue. Ecco i caratteri dello spirito demoniaco in tempo di certi travagli che vanno a pungere il cuore.

139. Vediamolo in Saulle. Prostrato il gigante Golia, se ne torna David glorioso e trionfante, portando in mano il capo reciso del suo nemico, quasi trofeo di sì illustre vittoria. Dovunque passa, le donne applaudono con lieti canti alla nobile azione del generoso combattente ripetendo a cori pieni: «Saul ha ucciso i suoi mille, Davide i suoi diecimila» (1Sam. 18,7). Sente questo canto Saulle, e se ne offende. Prende il demonio questa occasione di investirlo col suo spirito torbido; entra in lui: “Il giorno dopo, un cattivo spirito sovrumano s'impossessò di Saul, il quale si mise a delirare in casa. Davide suonava la cetra come i giorni precedenti e Saul teneva in mano la lancia” (1Sam. 18,10): gli altera la fantasia, gli fa parere che tutto il popolo cospiri alle glorie di David, e che già voglia esaltarlo al trono d'Israele: “Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole. Diceva: «Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dato mille. Non gli manca altro che il regno» (1Sam. 18,8). Gli desta poi nel cuore un odio mortale verso la sua persona, ed una somma invidia alle sue glorie. Agitato da questo spirito diabolico l'infelice re, non teme di vibrare una lancia verso l'innocente giovane, mentre questi si trattiene placidamente cantando nella sua reggia: e tenta di trucidare colle proprie mani il più valoroso guerriero del suo regno, l'eroe più benemerito della sua corona. Intanto Gionata suo figliuolo, inorridito a tanta barbarie che scorge nel padre, procura di sgominar la sua mente da tante ombre diaboliche, ed il suo cuore da tanti torbidi affetti, con porgli avanti gli occhi le prodezze di David, la salute da lui recata ad Israele, la sua innocenza, il suo valore; e con le sue dolci persuasive lo fa tornare a sé stesso: sicché scacciato da sé il demonio, comparisce affatto cangiato da quel di prima, e giura di non mai più tramare insidie alla vita del buon David: “Saul ascoltò la voce di Giònata e giurò: «Per la vita del Signore, non morirà!» (1Sam. 19,6). Ma che! poco dopo invaso nuovamente dallo spirito del demonio, ripiglia le sue ombre, le sue smanie, le sue furie, e vibra un'altra volta l'asta inverso lui per dargli morte: “Ma un sovrumano spirito cattivo si impadronì di Saul. Egli stava in casa e teneva in mano la lancia, mentre Davide suonava la cetra. Saul tentò di colpire Davide con la lancia contro il muro. Ma Davide si scansò da Saul, che infisse la lancia nel muro. Davide fuggì e quella notte fu salvo (1Sam. 19, 9-10). E qui senza passare più avanti, si osservi nello spirito di Saulle (che veramente. era diabolico) verso un nemico innocente, quali sono i caratteri dello spirito del demonio verso un nemico colpevole. 

 140. Se poi i travagli da cui la persona è assalita, siano di dolori, o d'infermità corporali; o siano per la perdita della roba, per la morte de' parenti più stretti e degli amici più cari, o per altri mali che nascono da cagioni necessarie; molto più allora il demonio, nemico della sofferenza, la stimolerà alle impazienze, ai lamenti, alle querele, alle smanie, alle disperazioni: e da questi affetti inquieti si conoscerà, che dal suo spirito malvagio ella è agitata. Anche di questo abbiamo un esempio illustre nelle sacre carte. Tanto Giobbe, quanto la sua consorte furono tocchi dal flagello di Dio; perché fu ad ambedue comune la morte dolorosa dei figliuoli, comune il diroccamento delle case, la perdita degli armenti, la uccisione de' servi: in somma comuni furono i disastri e le estreme miserie in cui in un subito precipitarono. Contuttociò il santo Giobbe, che possedeva lo spirito retto del Signore, all'improvviso annunzio di tante e sì infauste novelle, si armò di una invitta pazienza, chinò la testa e si conformò alla volontà di Dio con quelle belle parole: «Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!». (Gb.1,21). All'opposto la moglie, che diede adito allo spirito diabolico, non solo non soffrì con pazienza tali infortuni, ma incominciò con rabbia infernale ad insultare alla stessa eroica pazienza del suo marito, ripetendogli in faccia quelle empie parole: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!» (Gb.2,9). Vegga il direttore in questo paragone i diversi movimenti che fanno nel cuor dell'uomo lo spirito di Dio, e del demonio in tempo dei travagli e delle calamità. 

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G. BATTISTA SCARAMELLI SERVUS IESUS 

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