SONO PERDONATO
"Sono perdonato".
La prima volta che ho potuto dire questa parola ero piccolo. Ero così piccolo che certamente non supponevo nemmeno di quale importanza fosse stato carico quel momento.
Non ricordo molto di quell'incontro. Ricordo solo il luogo, una piccola sagrestia d'una delle più piccole chiese che abbia visto; e ricordo il prete, vecchio e buono, buono e semplice.
Ricordo ancora che subito dopo, uscito all'aria aperta, saltavo di gioia. Quella gioia la ricordo bene perché si è ripetuta centinaia e centinaia di volte: erano altri luoghi, erano altri preti che incontravo, ma la gioia era quella.
Ero cosciente di non essermi incontrato solo con un prete. Il prete era solamente un segno d'una Presenza, che agiva con le sue parole e coi suoi gesti, ma che lo superava e rendeva addirittura indifferenti le caratteristiche della sua persona e della sua personalità.
M'incontravo con Dio.
M'incontravo con quel Dio che s'è fatto uomo.
M'incontravo con quel Dio che s'è fatto uomo per amare gli uomini e farsi accogliere da loro.
Era un Dio capace di perdonare e di riaccogliere me, che avevo ignorato o rifiutato o rinnegato la sua Volontà e disatteso il Suo Amore.
Ora mi accorgo d'essermi spiegato male: ho usato il tempo passato - "m'incontravo", "era", "avevo"- perché ho cominciato col guardare all'indietro, ma devo confessare che tutto questo vale anche ora; ho la speranza e la gioia di sapere che durante tutti gli anni della mia vita - se Dio me ne concederà - potrò continuare ad incontrarmi col mio Dio, pieno di amore e ben disposto al perdono, attraverso l'incontro con un prete, con un prete peccatore e misero come me.
In fondo mi accorgo di esser rimasto un bambino. Sono, come un bambino, bisognoso di tutto, bisognoso soprattutto di perdono. Credo sia la cosa più costante di tutta la mia vita: Quante cose sono cambiate dalla mia infanzia! questa no: sono bisognoso di perdono. Vivo di perdono. Ho bisogno che gli uomini mi perdonino ed ho bisogno che Dio mi perdoni.
Sono cambiate le occasioni, le circostanze e i modi del mio peccato: i miei peccati son divenuti via via più coscienti, più liberi, maggiormente influenti sulla vita degli altri, più nocivi alla mia attività, più grossi. È aumentata pure la dimostrazione di amore del mio Dio, che mi perdona. Il suo modo di perdonarmi però non cambia: egli usa ancora le parole squillanti o raffreddate, consolatrici o aride di un qualsiasi prete, uomo di questo mondo.
Nonostante la mia età, nonostante le scoperte delle scienze umane, nonostante l'aumentata conoscenza di me stesso e degli altri, non ho trovato altri modi per riconciliarmi con Dio, per trovare pace nel cuore e ritrovare l'amore e l'amicizia degli uomini. Anzi, ho scoperto con sempre maggior chiarezza quanta umanità, quanto rispetto della psicologia dell'uomo, quanta carica spirituale, quanta forza di cambiamento possieda l'incontro dell'uomo peccatore col suo Dio attraverso la mediazione del prete. Lo posso dire da due prospettive diverse: da quella di colui che chiede il perdono e da quella di colui che lo concede.
Non posso certamente pretendere che la mia esperienza abbia valore universale: ma lo presumo, perché la mia esperienza si ritrova pienamente corrispondente a quella di un'infinità di altre persone d'ogni lingua e razza e popolo, e ancora di ogni età ed estrazione sociale.
So perciò che le cose che dirò troveranno un'eco anche in te, se sei credente e se hai esperienza del perdono di Dio. E se non lo sei, se non hai esperienza e non vivi nella fede... ancora sono sicuro di... farti venire l'acquolina in bocca con un grande desiderio di provare finalmente la cosa più bella che un uomo peccatore possa desiderare: la liberazione. Ne sono sicuro, anche se non sei credente, perché almeno uomo sei.
Don Vigilio Covi
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