martedì 10 novembre 2020

San Filippo porta l’esempio di una penitente pettegola e perfida. San Giovanni Maria Vianney dice di non farsi trascinare dai disfattisti maligni

 


La penitente di San Filippo Neri

C’era, tra le penitenti di San Filippo Neri una donna assai dedita alle maldicenze, che non riusciva a rendersi conto di questa pessima abitudine. Filippo Neri più volte l’ammonì severamente del male che causava al prossimo con la sua cattiva lingua, ma visto che era vana ogni sua parola, decise di correggerla. Un giorno, dopo averla ascoltata al confessionale le domandò: «Cadete spesso in questo difetto?». Rispose: «Spessissimo Padre! Sono così abituata che neppure me ne accorgo».

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La lezione del santo

Allora esclamò la donna: «Ma Padre mio, mi chiedete una cosa impossibile… soffiava tanto vento che chissà dove avrà trasportato le piume!». Disse il Santo: «Lo so, ma con questo volevo farvi conoscere che le vostre maldicenze somigliano a queste piume. Anche le vostre parole velenose sono state trasportate dappertutto. Andate ora a ripigliarle se ne siete capace. Come è possibile che voi possiate riparare a tanto male che avete causato al prossimo con la vostra lingua?». Saggi consigli contro maldicenze cattiverie!

San Giovanni Maria Vianney e il chicco di grano

Nei “Discorsi”, San Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, sentenzia duramente contro i calunniatori, e offre dei consigli per abbattere le malelingue: «Un poveretto, una volta che finisce sulla lingua dei maldicenti, è simile a un chicco di grano sotto la ruota del mulino: viene lacerato, sfracellato e completamente distrutto. Questa gente vi attribuirà delle intenzioni che voi non avete mai avuto, avveleneranno ogni vostra azione e ogni vostro movimento».

JOHN VIANNEY

La “freccia avvelenata” di San Francesco

San Giovanni Maria Vianney aggiunge altri consigli contro maldicenze e cattiverie: «Potrà accadere che, alla vostra presenza, si lodi una persona che si sa che conoscete. E voi non dite nulla, oppure la lodate con una certa freddezza: allora il vostro silenzio o la vostra simulazione, porteranno a pensare che voi conoscete, sul suo conto, qualcosa di brutto, e che ciò vi porta a non dire nulla. Altri, poi, parlano male sotto un’apparenza di compassione. “Non sai niente”, essi dicono, “non hai sentito ciò che è successo a quella tale, che conosci bene? Peccato, che si è lasciata ingannare!… Tu, tu che sei come me, non avresti mai creduto… “. San Francesco – evidenzia il Curato d’Ars – ci dice che una simile maldicenza è simile a una freccia avvelenata, che si immerge nell’olio, perché penetri più in profondità».

Così conclude la sua dura reprimenda contro i pettegoli: «Ecco, fratelli miei, in quanti modi, pressappoco, si può peccare a causa della maldicenza. Scandagliate il vostro cuore e vedete se non siete anche voi, in qualche modo, colpevoli in questa materia».

Leoluca Pasqua nel suo libro “Il pettegolezzo – Tra malizia e superficialità“, dell’editore Paoline

TRA FEDE E NATURA

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