sabato 13 novembre 2021

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato

 


L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 


Origine delle Stimmate.  

La comparsa delle stimate in Teresa Neumann ebbe l'effetto usuale in tali casi: si discusse quasi appassionatamente intorno ad esse, si dibatté sulla loro origine, sulla veracità o falsità. Nell'epoca della carta era naturale che della contesa s'impossessasse la stampa quotidiana e per tal modo se ne interessassero centinaia e migliaia di persone, perfino fuori dell'Europa. Si può veramente dire che ben presto di Teresa Neumann e di Konnersreuth si occupò mezzo mondo.  

Ciò prova con qual forza tocchi l'anima degli uomini il fatidico problema di un Dio personale e di un mondo trascendentale, anche quando si tratti anzitutto, solo della possibilità di ammettere una siffatta origine. a domanda del come siano nate le stimate di Teresa Neumann ammette solo un certo numero determinato e ristretto di risposte e prima di tutto solo la scelta fra l'origine naturale e l'origine sovrannaturale.  

A pagina 72 continua:  

Il Dottor Imbert Gourbejre nel suo libro «La Stigmatisation» conta trecento e ventun casi di stimmatizzati, fra cui 41 uomini. Alla più si nomina anche lo stimmatizzato padre Pio da Pietrelcina e di solito erroneamente come padre Pietro. Luise Lateau si trova accennata fuggevolmente, ma non si conoscono affatto altre stimmatizzate dei nostri tempi come per es. Elena Ajello, Barbara Pfister, Suor Maria di Gesù Crocifisso e Gemma Galgani, ma sono appunto queste due ultime che fanno crollare totalmente l'ipotesi delle stimmate come fenomeno morboso, perché esse le ebbero in istato di piena salute. Se poi nel caso di Teresa Neumann si volesse porre la cessazione dei mestrui (da circa 5 anni) in nesso causale colle stimate, basterà opporre a tale spiegazione il ricordo dei 41 stimmatizzati maschili.  

Secondo la legge di natura ad ogni malattia corrisponde la sua manifestazione esteriore, il suo sintomo, dunque il fenomeno morboso. Ora circa le stimate sussiste una uniformità sostanziale e di massima in tanto in quanto esse compaiono tutte nei punti che corrispondono alle piaghe del Crocifisso. Un'apparente eccezione costituisce talvolta (anche in Teresa Neumann) la ferita del cuore la quale compare qualche volta non sul lato destro del costato in cui avvenne la trafittura della lancia ma immediatamente sopra il cuore. Però, tanto nell'uno che nell'altro caso, oggetto del ferimento è il cuore come nel Salvatore. D'altro canto nella forma della loro manifestazione dimostrano le stimate una tale varietà che fin ora non mi sono note nemmeno due sole stimmatizzate nelle quali forma e modo delle stimate si siano ripetute in eguale maniera. Avviene anche che ora compaiono tutte le stimate, ora solo alcune, ora sono visibili permanentemente, ora solo temporaneamente e talvolta sono del tutto invisibili ed invece sensibili come in Suor Maria Fidelis Weiss, morta nel 1923 a Reutberg nella Baviera superiore. Le metamorfosi avvengono sempre in stretta conformità coll' anno ecclesiastico e liturgico. Mentre in padre Pio dell'ordine dei Cappuccini le stimate sono sempre immutate, in Gemma Galgani (1903) esse comparvero per due anni regolarmente il giovedì alle otto di sera e scomparvero il venerdì alle tre del pomeriggio; nel qual caso va rilevato che esse comparivano senza preparazione, senza sensazione di dolore, senza pressione o simili; solo la piaga costale emetteva sangue regolarmente. L'estasi subentrava appena dopo.  

Se le stimate fossero un sintomo morboso, tutti gli stimmatizzati dovrebbero essere ammalati della stessa malattia. Se si considera però le loro sofferenze ed ove si manifestarono (anche le antecedenti) non si trova punto ch'essi soffersero d'una malattia misteriosa e indefinibile, ma che ebbero le stesse malattie che hanno continuamente migliaia e migliaia d'altre creature umane senza che in queste compaiano stimate di sorta. Anche le malattie di Teresa sono di quelle che i medici conoscono assai bene. E tuttavia comparvero le stimate! S'aggiunga che le malattie che nei. singoli casi hanno preceduto la stimmatizzazione sono della più diversa specie; e tuttavia dovrebbero esse tutte avere lo stesso effetto sugli stessi organi? Ciò contradice a tutte le esperienze, contradice alla legge di natura secondo la quale cause eguali producono eguali effetti. Si può in ogni caso affermare che non esiste una malattia comunque nota e specificata di cui siano fenomeno concomitante le stimate.  

Potremo ancora sollevare la questione: qual è la malattia che cagiona delle piaghe aperte che non s'incrostano, che non fanno suppurazione e che emettono sangue in determinati giorni liturgici, piaghe che resistono a qualunque trattamento vulnerario e che se ci si applica il più innocuo unguento invece di modificarsi nel senso della guarigione si modificano in direzione contraria? Non v'è forse in ciò una conferma delle parole della voce: «nessun medico ti potrà giovare?».  

E come si chiama la malattia che provoca tali sintomi sulla base di un'astinenza quinquennale da ogni cibo solido e di un'astinenza più che semestrale da ogni liquido senza portare al deperimento fisico?  

E vengo al nostro amato Padre, il quale ha tutte le caratteristiche delle persone citate precedentemente.  

Dirò quindi, che dopo la visita di controllo del dottor Luigi Romanelli di Barletta, eseguita per ordine del Padre Provinciale di Foggia, i superiori, vedendo che le stigmate persistevano e che i fatti soprannaturali si moltiplicavano, inviarono il prof. Amico Bignami della R. Università di Roma, affinché desse il suo giudizio spassionato e privo di preconcetti.  

É bene sapere che fu inviato non un professore ligio a Santa Madre Chiesa, ma uno che non credeva assolutamente al soprannaturale e che ammetteva e riconosceva solamente e onestamente il vero, qualora questo fosse caduto sotto i suoi occhi, e gli si manifestasse o derivasse dalle sue osservazioni, basate sul suo metodo deduttivo e induttivo nello stesso tempo.  

Il prof. Bignami, forse era convinto di trovarsi di fronte ad un mistificatore, che avrebbe ceduto dinanzi al suo ragionamento stringente e serrato, quindi era sicuro che Padre Pio avrebbe subito ceduto le armi e si sarebbe arreso.  

Partì quindi da Roma e si recò a S. Giovanni Rotondo.  

Mentre il prof. Bignami osservava le stigmate, di cui non sapeva trovare una ragione scientifica, volle tentare col sillogismo di confondere il Padre, dicendo:  

- Perché, Padre, Lei ha queste lesioni in queste cinque parti del corpo e non in altre?  

Padre Pio, forse deve aver sorriso in cuor suo di quanto gli chiedeva l'illustre scienziato, e per mettere Lui pure in imbarazzo il dottore, invece di rispondergli, fece a sua volta una domanda, dicendo:  - A lei professore lo chiedo, lei che tanto ha studiato e tutto sa, dovrebbe dirmi perché mi sono venute qui e non altrove .... «le lesioni…».  

Non seppe lo scienziato, né rispondere, né confondere, come si era promesso di fare, l'umile fraticello.  

L'illustre professore dovette convenire che Padre Pio non era, né un neuropatico, né un malato, né un simulatore, e, meno ancora, uno psicopatico, poiché tutto in Lui era sano e cioè, apparato circolatorio, sistema nervoso, e funzioni respiratorie.  

Padre Pio, è bene saperlo, dal giorno che ottenne le stigmate, ritornò perfettamente sano, tanto che la pensione 5a di guerra, per tubercolosi, riscontrata sotto le armi, gli fu soppressa dal nostro Governo.  

Dirò più avanti quali perturbazioni psicofisiologiche producono le stigmate, anche su esseri tarlati da malattie, che la scienza afferma e dice di essere inguaribili.  

Continuo a parlare del Prof. Bignami.  

Questo illustre, ma sfortunato scienziato, dovette, per ciò che si riferiva alle stigmate, ammettere che esistevano. 

Le chiamò lesioni, dapprima, poi in seguito .... non posso dire o meglio scrivere di più .... i fatti dolorosamente confermano quanto dico.  

Era naturale, ed era logico che non si arrendesse subito di fronte ai fatti constatati, Chi di noi, anche riconoscendo di essere in errore, vuol subito riconoscere il proprio torto e dire: ho sbagliato?  

Immaginate un professore di Università e per di più ateo. Accettare “ipso facto” voleva dire perdere non solo la propria riputazione, ma quella che più conta, cioè quella degli altri, e volle cavillare, volle persistere nel suo punto di vista, che per lui era esatto, o che tale la sua scienza glielo faceva ritenere. Tutti, è necessario essere sinceri, tutti avrebbero fatto altrettanto nel suo caso, in principio però, non in seguito,  

Il suo ragionamento era in contraddizione colle sue osservazioni, ma schiavo dell'idea, volle persistere nell'errore e volle che a Padre Pio venissero spalmate le mani con un medicamento che, secondo lui, aveva la virtù di fare chiudere immediatamente «le lesioni», poi fasciate queste strettamente, vi appose un sigillo, che si era portato apposta con sé, affinché non fosse falsificato, e se ne partì, assicurando che «le lesioni» si sarebbero chiuse immediatamente.  

A questo scienziato non venne in mente quanto aveva detto il celebre Linneo, che vedeva in ogni cosa il riflesso di Dio. «Il Dio eterno, il Dio immenso, che tutto sa, che tutto può, è passato dinnanzi a me. Non che io l'abbia visto in faccia, ma il riflesso di Lui ha invaso d'improvviso la mia anima e l'ha gettata nello stupore e nell'ammirazione».  

Se ne partì invece, non credo soddisfatto, ma turbato, perché un vero scienziato sempre si deve dare una ragione di tutto ciò che cade sotto i suoi occhi ed i suoi sensi. La scienza non deve averlo soddisfatto, alla Fede non dava importanza, l'assillo invece deve averlo punto insistentemente, poiché in lui rimaneva il dubbio ...  

Dubbio, che deve essere divenuto sconforto, quando apprese che tolte le fasce da lui poste e sigillate, apparvero nel Padre le cinque piaghe sgorganti sangue e siero.  

La relazione dell'illustre prof. Bignami, non dovette certo soddisfare le Superiori Autorità ecclesiastiche, anche perché egli usò un linguaggio sibillino parve che l' «ibis, redibis, non morieris in bello» dovesse diventare un «ibis, redibis non, morieris in bello», cioè una posposizione di virgola; queste pensarono di inviare da Padre Pio, il dottor Giorgio Festa di Roma, e lo pregarono che visitasse accuratamente il frate e che riferisse in merito alle «lesioni» con una relazione esatta e scrupolosa.  

Il dottor G. Festa, persuaso dapprima di trovarsi di fronte ad uno dei soliti casi di isterismo, protrasse la sua partenza, fino a che il 9 ottobre 1919, a malincuore, partì da Roma per S. Giovanni Rotondo dietro invito del Reverendissimo Padre Venanzio da Lale, in quel tempo ministro dell'Ordine.  

Prima di dire le impressioni riportate dal dottor Festa, mi permetto di farmi e di fare una domanda, alla quale io rispondo, sperando che altri mi illuminino meglio, qualora avessi errato.  

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