domenica 16 gennaio 2022

Il magnificat dell'anima purgante

 


CHI MORRA’ VEDRA’…

Il Purgatorio e il Paradiso


Il magnificat dell'anima purgante

  L'anima purgante tra i dolori si umilia, tra le pene tende a Dio, tra le ansietà di amore si accorda, per così dire, e canta lacrimando con Maria: L'anima mia glorifica il Signore nella sua giustizia amorosa e nella sua santità. E canta l'anima perché vede le sue miserie e le sue imperfezioni non più con la misura della stiracchiata coscienza che aveva nella vita, ma nelle proporzioni della santità di Dio.

  Lo si può intendere con un paragone scientifico di attualità: gli scienziati dell'atomo hanno voluto mettere a scala il nucleo e gli elettroni dell'atomo. Mettere a scala un disegno architettonico, ad es. il disegno di un palazzo da edificare, significa determinarne le proporzioni col rapporto tra il disegno e l'edificio. Nel disegno un millimetro corrisponde, per es. alla misura di dieci metri dell'edificio. Il costruttore sa così di quanti metri deve fare un muro, un pilastro ecc.. Ora, stabilendo con un millimetro il nucleo dell'atomo, che per altro in sé è invisibile ad occhio nudo, e si può solo calcolare matematicamente, gli elettroni che gli girano intorno sono di dieci metri, e il millimetro è calcolato centomila chilometri, ossia due volte il giro della terra. Un peccato, una imperfezione, messi in confronto, direi quasi a scala con la santità di Dio che l'anima deve raggiungere, che cosa diventa? Ha una proporzione spaventosa che ha dell'infinito. L'anima vede, sente, vive questa proporzione, e per questo non si lamenta delle sue pene, ma le trova giustissime, e perché è piena di amore canta a Dio, pur lacrimando, nel desiderio di purificarsi e di raggiungerlo.

  Come possiamo noi considerare una cosa da nulla un peccato veniale? * E come potremmo credere troppo severa la giustizia di Dio nelle pene del Purgatorio? Non è severità, è esigenza della purificazione, è desiderio dell'anima che, apprezzando nella luce di Dio le proporzioni delle sue miserie, brama di purificarsi anche a costo di gravi dolori. Essa sa che si tratta di vedere e godere Dio, e che il godimento sarebbe tormento finché rimane nell'anima un neo solo. Potrebbe sembrare esagerata l’intensità e la durata della purificazione dell'anima macchiata? No, perché essa deve vedere Dio e goderlo in una ineffabile gioia, ed ogni più piccola macchia le impedirebbe questa visione di amore, che deve renderla simile a Dio, quasi limpido cristallo inondato dal sole e reso come sole nel sole fulgente.

Sac. Dolindo Ruotolo


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