COLUI CHE PARLA DAL FUOCO
Ma le ore di riposo si fanno sempre più rare. Gesù non cessa di ricordare a Josefa le anime che le ha affidato. Questo gran lavoro deve, nella vita di Josefa, prevalere su tutti gli altri.
«- Non stancarti mai di soffrire - le ripete - se sapessi quanto la sofferenza giova alle anime!».
E non tarda infatti ad esigere da lei la sofferenza delle sofferenze, quella che già conosce e che si ripete così spesso! Di nuovo una violenta tempesta di dubbi e tentazioni insorge nell'anima sua.
«Non Gli chiedo - scrive - di togliermi questa angoscia, ma di darmi la forza!».
Allora gli appunti divengono più lunghi e particolareggiati quasi trovasse un sollievo a manifestare la sua debolezza e le sue mancanze. Alcuni giorni passano così.
«Il lunedì 24 gennaio - scrive - ho invocato tutto il giorno la Madonna perché mi liberasse. Ad un tratto, durante l'adorazione del pomeriggio, mi sono trovata in una grande pace».
La Madre celeste è lì, sorridente con materna bontà:
«- Eccomi, figlia mia – dice - occorre che tu soffra. Ma l'amore e la sofferenza tutto possono ottenere... Non stancarti, è per le anime!».
La Madonna sparisce, ma la visita è stata un'aurora su cui non tarda a levarsi la figura luminosa di Gesù: Egli stesso si riserva di portare a Josefa l'assicurazione che niente è mutato tra lei e il divino Maestro.
«É venuto al principio della Messa - scrive il martedì 25 gennaio. - Gli ho chiesto se Gli avessi ferito il Cuore. Egli sa che ciò mi affligge più di ogni altra cosa».
«- No - risponde con bontà - ascolta questa parola: L'oro si purifica nel fuoco, e così l'anima tua si purificherà nella tribolazione, e il tempo della tentazione giova assai a te e alle anime».
Incoraggiata da tanta compassione, Josefa confida al Maestro la sua più grande ansia, il tormento più doloroso di quei giorni di prove:
«Il timore - ella dice - che simili lotte finiscano col mettere in pericolo la mia vocazione!».
«- Chi dunque potrà dubitare della tua vocazione, Josefa, se hai potuto resistere a tali tribolazioni?...».
E prevenendo la domanda che legge nell'anima sua:
«- Le permetto per due fini - dice - prima di tutto per convincerti che da sola non sei capace di nulla e che le mie grazie hanno origine solo nella mia bontà e nel mio grande Amore per te. «In secondo luogo perché voglio servirmi delle tue sofferenze per la salvezza di molte anime».
Poi afferma nuovamente:
«- Tu soffrirai per guadagnare delle anime perché sei la vittima scelta dal mio Cuore, ma nulla ti nuocerà, perché non lo permetterò mai...».
A tale promessa Josefa risponde con l'offerta di tutta se stessa.
Il giorno seguente, mercoledì 26 gennaio, Gesù insiste ancora sulla necessità della sofferenza.
«Durante l'adorazione venne - scrive. - Non mi disse nulla, ma mi fece ascoltare i palpiti del suo Cuore. Gli chiesi di mantenermi fedele, di insegnarmi ad amarlo, e di non permettere che io contristassi il suo Cuore. Mi sembrò che Egli si rallegrasse a questa preghiera e mi disse:
«- L'anima amante desidera soffrire. La sofferenza accresce l'amore. L'amore e la sofferenza legano strettamente l'anima a Dio e la fanno una sola cosa con Lui».
E siccome ella Gli ripete la propria debolezza:
«- Non temere affatto: Io sono la stessa forza. Quando il peso della croce ti sembra superare le tue forze, chiedi aiuto al mio Cuore». Poi le ricorda dove cercare il suo Cuore: «Non sai forse dove sono, Josefa, e con tutta sicurezza? Lasciati guidare! Tengo gli occhi fissi su di te, tu fissa i tuoi su di Me e abbandonati».
Suor Josefa Menéndez
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