LA TRASFIGURAZIONE EUCARISTICA
Gesù prese seco Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello... e fu trasfigurato alla loro presenza.
Matteo, XVIII, 2
Che bella festa è la Trasfigurazione di Nostro Signore sul monte Thabor! Diciamo qualche cosa delle sue relazioni con la transustanziazione eucaristica.
Tutti i misteri hanno relazione con l'Eucaristia, perché nell'Eucaristia hanno il termine a cui tendono e il loro ultimo compimento. La divina grazia ci accordi di scoprire quel che vi ha di eucaristico nei vari misteri per alimentare la nostra devozione verso il Santissimo Sacramento.
I. - Nostro Signore prende seco tre discepoli e ascende su di un'alta montagna, per loro manifestare la sua gloria che nasconde nell'umiltà della carne. Con questo li premunisce contro lo scandalo della sua Passione e fa loro vedere chi è.
Osservate, anche l'Eucaristia è istituita su di un monte, quel di Sion, tanto più celebre che il Thabor. Gesù amava i monti e sovr'essi compì parecchi grandi atti della sua vita. Era egli stesso il monte a cui voleva attirare le anime predilette, togliendole dai bassifondi della vita terrena, semenzai di miasmi e malattie mortifere.
La trasfigurazione eucaristica è più affettuosa della prima, è molto più durevole ed ha luogo alla presenza di tutti gli Apostoli. La prima ebbe luogo a cielo aperto perché la gloria ha bisogno di espandersi; questa, che è tutta amore, si fa nel segreto, perché s'intensifichi e diventi potente. Così quando vogliamo attestare il nostro affetto ad un amico lo stringiamo tra le braccia. La carità di zelo si estende lontano per dare, per far del bene ad un più gran numero di anime; l'amore del cuore invece si concentra; l'imprigioniamo per renderlo più forte; riuniamo i suoi raggi come in una lente, imitando l'ottico che lavora il cristallo finché riunisce in un sol punto il calore e la luce dei raggi solari. Nostro Signore dunque quasi si comprime nelle piccole dimensioni dell'Ostia; ed allo stesso modo che si produce un grande fuoco applicando il fuoco ardente di una lente su materia infiammabile, così l'Eucaristia proietta le sue fiamme su quelli che partecipano ad essa e li accende d'un fuoco divino.
II. - Sul Thabor Gesù si trasfigura mentre prega: la sua faccia risplende come il sole e le sue vesti sono candide come neve: è una visione abbagliante. Gesù si trasfigura con tanta gloria per far vedere che il suo Corpo, quantunque sì umile, è il Corpo dell'Uomo-Dio. Questa trasfigurazione si fa dal di dentro al di fuori, lasciando Gesù Cristo trasparire un raggio della gloria che nasconde con un perpetuo miracolo
Ma siccome Gesù non è venuto per darci lezioni di gloria, così la visione del Thabor finisce dopo qualche istante. La trasfigurazione sacramentale si fa dall'esterno all'interno, e, mentre sul Thabor Gesù aveva un momento squarciato il velo della sua gloria divina, qui nasconde la stessa umanità, la trasfigura in apparenza di pane così che non pare più né Dio né uomo e sopprime ogni segno esterno di vita. E' sepolto e le sacre specie sono la tomba delle sue facoltà. Per umiltà vela la sua Umanità, sì buona e sì bella, e sembra il proprio soggetto delle specie, tanto è loro unito: il pane ed il vino sono stati mutati nel corpo e nel sangue del Figliolo di Dio. Miratelo dunque in questa trasfigurazione di amore e di umiltà. Noi sappiamo ove si trovi il sole quantunque nascosto dietro una nube; così noi sappiamo che là è Gesù, vero Dio e vero uomo, sebbene nascosto sotto il velo del pane e del vino. Il miracolo del Thabor fu tutto glorioso; qui tutto è amabile. Non vediamo Gesù, non lo tocchiamo; ma Egli è presente con tutti i suoi doni. La fede, la grazia e l'amore attraversano i veli e riconoscono i tratti di Gesù. L'anima vede con la fede: il credere è veramente una maniera di vedere.
Si vorrebbe pure veder Gesù in Sacramento con gli occhi del corpo; ma se gli Apostoli non poterono sostenere un istante lo splendore d'un raggio della sua gloria, che sarebbe di noi ora? Ah, l'amore altro non sa che trasfigurarsi in bontà, umiliarsi, impicciolirsi, annichilirsi! Ditemi: vi è più amore sul Thabor o sul Calvario? Non il Thabor ha convertito il mondo, ma il Calvario. L'amore ricusa la gloria, la nasconde e si abbassa. Così ha fatto il Verbo nell'incarnarsi, sul Calvario, e più profondamente ancora nell'Eucaristia.
Invece di lamentarci dovremmo piuttosto ringraziare Nostro Signore, perché non rinnova i portenti del Thabor. Ivi gli Apostoli per il timore caddero in terra, e tutte le parole che uscivano dalla bocca di Dio erano capaci di consumarli. Gli Apostoli appena osavano parlare a Nostro Signore. Qui, invece, senza tema alcuna gli parliamo, perché possiamo appressare al suo il nostro cuore e sentirne i deliziosi ardori. E poi, la gloria ci farebbe almeno delirare. Vedete come Pietro non sa quel che dice: non ha più il buon senso. Parla di riposo, di felicità, mentre Gesù discorre dei suoi patimenti e della sua morte! Non pensa, poveretto, gran fatto ai suoi doveri!
Se Nostro Signore vi manifestasse la sua gloria, non vorreste più separarvi da Lui. Si starebbe così bene! Dovette il Padre celeste dare una lezione a Pietro: ricordargli che Gesù era suo Figlio, e che bisognava seguirlo dappertutto, sino alla morte. Non dimenticate che un'educazione a base di felicità non è seria né solida, e che un fanciullo attorniato da troppe tenerezze non avrà mai un gran cuore. Ecco perché la trasfigurazione eucaristica non si fa nella gioia e nella gloria, ma nel segreto e nell'umiliazione: la gloria né sarà il frutto, in Cielo.
III. - All'istituzione dell'Eucaristia non sono presenti Mosè ed Elia, che appartengono alla legge antica, ma gli Apostoli, legislatori e profeti del nuovo popolo di Dio. Vi è ed opera la Santissima Trinità, ma invisibilmente. Schiere di Angeli adorano questo Verbo di Dio ridotto pressoché al nulla. Nel Cuor di Gesù eravamo pur presenti noi tutti; che sin d'allora nei suoi amorosi disegni Gesù ha consacrato le ostie delle nostre comunioni e le ha contate: noi sacerdoti le distribuiamo per ordine suo.
Notate ancora come la preghiera d'un cuore semplice e retto è sempre esaudita, quantunque non sempre nel modo da noi immaginato. Pietro aveva domandato di restare sulla montagna, Gesù rifiutò, no, ritardò la grazia implorata. Nell'Eucaristia egli ha fissato, e per sempre, la sua tenda in mezzo a noi che possiamo abitare seco lui sul Thabor eucaristico.
Oh! non è una tenda che si levi e trasporti da un giorno all'altro: è una casa ch'egli ha fabbricata e noi l'abitiamo giorno e notte. Noi abbiamo assai più di quel che San Pietro domandava. Quanto a voi, fratelli miei, non lo vedete che per breve tempo, ma tutti i giorni, se volete; e dimorando vicino alla chiesa. in cui si conserva il Santissimo Sacramento, sentite la dolce influenza della sua vicinanza. Signore, buona cosa è per noi stare qui! E voi pure lo provate, che nelle pene e nei dolori venite a Lui, e sempre trovate il buon Samaritano. Vi attende, spande il suo Cuore nel vostro, e vi tratta non come estranei, ma come amici, anzi come figli.
Il Padre celeste ci ha detto: Ecco il mio figlio diletto; e per un incomprensibile amore ce lo ha dato. Dopo avercelo dato a Betlemme e sul Calvario, più ancora ce lo diede e per sempre nel Cenacolo. Gesù, sempre generato dal Padre e a noi donato, si donava in pari tempo allora ed anche adesso a noi si dona. Oh, ascoltiamolo!
Amiamo assai questa festa della Trasfigurazione: è tutta eucaristica. Veniamo su questa montagna benedetta, ove Gesù si trasfigura; veniamo a cercarvi non la devozione sensibile o la gloria, ma le lezioni di santità che Gesù ci da col suo annichilamento. Il nostro amore e l'abnegazione ci trasfigureranno in Gesù Sacramentato, nella speranza di essere trasfigurati in Gesù Cristo glorioso, nel Cielo.
di San Pietro Giuliano Eymard
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