venerdì 14 ottobre 2022

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY

 


Parroco ad Ars (1818-1859).


L'arrivo ad Ars ed il primo contatto.

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Durante il secolo XVIII Ars era stata una parrocchia sentitamente cristiana e non sarebbe giusto ritenere, in base a racconti esagerati, che l'abate Vianney abbia trovato Ars come un paese di missione, con una popolazione assolutamente senza fede e senza costumi. Nel 1724 aveva già avuto un sacerdote giovane, dotto, licenziato in teologia e diritto canonico, dotato di una grande attività e di zelo illuminato per la salvezza delle anime 13. Questo prete, di nome Francesco Hescalle, ci ha lasciato nei registri dell'archivio di Ars un quadro della vita religiosa della popolazione in quell'epoca. «I fedeli stessi - ci dice - l'hanno dapprima pregato e poi costretto. ad istituire nella loro chiesa la Confraternita del SS. Sacramento, del Rosario e dello Scapolare» 14. La prima domenica di ogni mese questi buoni parrocchiani facevano insieme nella loro chiesa una meditazione sulla morte 15. Il 24 giugno 1734 l'intera parrocchia, guidata dal suo pastore, si era recata alla città per acquistare l'indulgenza del Giubileo di San Giovanni 16. È noto del resto, che in tutta questa parte della Dombes erano in onore le processioni ed i pellegrinaggi che si facevano alla Cappella dei Minimi a Montmerle, il giorno di S. Marco, a Sainte-Euphémie il giorno di San Giorgio, a Rancé il martedì dopo Pasqua. Ma alcuni parroci erano inquieti riguardo al modo col quale si facevano queste incursioni nelle altre parrocchie, e ne fecero rimostranza all'Arcivescovo, notando che, causa il bere, i divertimenti e la danza, tali feste da religiose erano diventate profane. Quasi a porre un rimedio comparve il decreto di Mons. di Neuville, che metteva in guardia il clero contro tali abusi. Allora però il parroco di Ars poteva scrivere, con piena soddisfazione, nei suoi registri: «Io non posso dire che questi abusi siano stati commessi dai miei parrocchiani».  

Al parroco Hescalle successe l'abate Claudio Garnier, che  resse la parrocchia di Ars dal 1740 al 1775. Durante la sua presenza e precisamente negli anni 1762-1763 si fece il campanile in pietra che sostituisse quella specie di gabbia di legno, che vi era fino a quel momento, ma quando venne l'abate Vianney ad Ars questo campanile non esisteva più, per l'opera nefasta del «sanculotto» Albitte, che lo aveva raso al suolo nel 1794.  

Nel 1775 venne ad Ars Sinforiano Eymard, che vi stette fino al 1788. Del suo passaggio ad Ars rimangono poche tracce, all'infuori delle registrazioni sul libro dei battesimi, matrimoni e funerali. Solo alla fine delle annotazioni del 1780 ci fa sapere che cinque dei suoi parrocchiani avevano piantato una vigna, - certamente perché aveva interesse a far risaltare, lui che prendeva a cuore la sorte morale e materiale dei suoi dipendenti, - che il miglioramento del suolo aveva già dato buoni risultati.  

 Il 31 gennaio 1788 venne come parroco Stefano Saunier di 28 anni, sacerdote di Lione e baccelliere alla Sorbona, - secondo quanto dice di sé medesimo sui registri della parrocchia di Ars. - Nel 1791 aveva prestato il giuramento costituzionale e poté rimanere al suo posto, almeno fino al principio del 1793 17. Nel marzo dell'anno seguente fu saccheggiata la chiesetta di Ars da una banda di energumeni, venuti da Trévoux 18. Quantunque avesse prestato il giuramento, venne arrestato, ma fu lasciato presto in libertà: per salvarsi aveva consegnato le sue carte di ordinazione 19.

Nell'ottobre del 1793 non ebbe rossore di comparire in Ars, come mercante, egli che di Ars era stato il pastore legittimo 20. L'umile chiesa fu convertita in un ritrovo, ove si riunivano le più influenti personalità del villaggio per discutere gli affari comuni, e servi anche per luogo di riunione nelle feste delle decadi. Secondo «una tradizione locale, tuttora viva, il cittadino Ruf, antico usciere di Trévoux, si era presentato in: questa regione della Dombes come il missionario ridicolo della Dea ragione» 21.  

Ma nella regione vi erano ancora dei preti travestiti, fedeli alla propria missione. Così dal libro dei battesimi, allestito sulle testimonianze dei padrini e delle madrine, deduciamo che nella parrocchia di Ars in questo tempo passarono anche l'abate Chauas, parroco di Trévoux (1793), il P. Giovanni Battista, cappuccino (1794), gli abati Blanc e Condamin (1795). È probabile che questi preti abbiano celebrato la S. Messa ed amministrati i Sacramenti in due luoghi su cui si riafferma un'antica tradizione: presso i Dutang, alla masseria dell'Epoux 22,  ed al castello dei Garets; si trattava però sempre di visite che questi confessori della Fede facevano, passando per il villaggio ad epoche prestabilite, solo per utilità di alcuni gruppi scelti, senza che la massa della popolazione neppure se ne accorgesse 23. Nessuna meraviglia quindi che ancora nel 1801, quando nella Francia intera si ricominceranno a riparare i danni causati dalla rivoluzione, la parrocchia di Ars, quanto a fede e costumi, sia stata. in piena decadenza.  

 Ma è vero che, anche dopo lungo tempo, le anime si risvegliano ancora. Così quando nel 1801 un altro sacerdote, un antico certo sino, di nome Giovanni Lecourt, che si diceva «missionario delegato dal Consiglio», venne a predicare una missione a questa povera gente, che era stata troppo tempo affatto abbandonata, ottenne buoni risultati: se guardiamo i registri della parrocchia, troviamo che in quella occasione poté battezzare molti fanciulli, già grandicelli, e regolare anche dei matrimoni. Ma, appena finita la missione lascia Ars per evangelizzare altre località. Il 30 maggio 1803, il consiglio municipale di Ars - questo villaggio rimaneva tuttavia comune, anche se non era più parrocchia - votò una somma di franchi 1800 per riparare la chiesa, pagare l'affitto della casa parrocchiale, avere un Vicario residente, e comperare dei paramenti ed una campana 24.  

L'amministrazione diocesana tenne calcolo di queste buone disposizioni, ed in principio del 1804 mandò ad Ars l'abate Lecourt, col titolo di Vicario 25. Questo sacerdote riprese l'attività degli antichi missionari, in cerca delle pecorelle smarrite; ma disgraziatamente si fermò troppo poco nella parrocchia e non poté svolgere un’azione organizzata e duratura. L'anno seguente fu trasferito alla parrocchia di Jassans e fino al 1806 Ars, unito direttamente a Mizérieux, non ebbe altro servizio  religioso oltre quello che poteva prestargli l'abate Amato Verrier, che doveva provvedere contemporaneamente anche a Mizérieux, Toussieux, Sainte-Euphémie, Saint-Didier-de-Formans.  

Venne in seguito come vicario a Mizérieux l'abate Berger, che amministrò la cappellania di Ars 26 col medesimo titolo. Il 22 aprile 1807 conduce a Trévoux 85 persone di AI'S, cioè un terzo della popolazione, che ricevettero il Sacramento della Cresima dalle mani del Cardinal Fesch. Ad Ars la contessa di Garets lo stimava molto ed avrebbe desiderato di averlo stabilmente, ma egli stesso domandò la sua traslazione e nell'ottobre del 1817 passò a Sury-le-Comtal, come vicario.  

Nel dicembre vi fu nominato un giovane prete di 26 anni, l'abate Déplace, che morì poco dopo il suo ingresso. Gli abitanti di Ars, presi da compassione, vedendolo arrivare così malaticcio nel cuor dell'inverno, - secondo la testimonianza dei Garets, - fecero a gara a portargli chi quattro, chi quindici, chi anche cinquanta fascine... prova questa della stima che essi avevano per il loro Curato e del desiderio che si trovasse bene in mezzo a loro 27.  

Ma, - è doveroso notarlo - in questi ultimi venticinque anni Ars non si distinse affatto dal punto di vista religioso, causa l'invadenza del paganesimo, che penetrava nelle anime, portando, se non la perdita della fede, almeno il suo indebolimento. «C’era nella parrocchia una certa noncuranza e negligenza»; - ha detto un testimonio ben informato. - «Non credo v: fossero eccezionali disordini, ma almeno una deplorevole indifferenza per le pratiche religiose» 28.  

Alla domenica si mancava alla Messa per i più futili moti vi è con la più strana indifferenza, e per di più si lavorava anche senza alcuna necessità, specialmente al tempo della raccolta del fieno e del grano. Negli uomini, nei giovani ed anche nei fanciulli vi era l'esecrabile vizio della bestemmia. «Ars aveva quattro osterie, ove i padri di famiglia andavano a consumare la loro fortuna» 29, e specialmente alla sera della domenica e del lunedì non mancavano gli ubriachi che turbavano la pace del villaggio. Le giovani erano appassionate per la danza; le veglie, a lungo protratte nella notte, diventa vano la sorgente di gravi peccati.  

Oltre a questo, regnava molta ignoranza. I fanciulli non erano assidui al catechismo, e pochi, del resto, lo sapevano leggere, cosa che non deve fare meraviglia ove si ricordi che ad Ars non vi era scuola e che si trattava di persone le quali, almeno durante la bella stagione, erano obbligate a passare ai campi quasi intera la loro giornata. Al sopraggiungere dell'inverno, un maestro improvvisato apriva una scuola per i fanciulli e le fanciulle, ma i figli dei poveri non erano ammessi e vagabondavano senza ricevere nessuna istruzione.  

Il quadro non si presentava quindi soverchiamente lusinghiero, ma Ars non era né peggiore, né migliore dei paesi vicini. Non che ci fosse odio contro il sacerdote: al contrario esisteva un fondo di religione, ma mancava la pratica della vera pietà 30. Diremo che per avere un'idea giusta di quello che era Ars a quel tempo basta dare uno sguardo alle prediche che l'abate Vianney teneva allora al suo popolo, tanto più che la maggior parte dei discorsi che ancora si conservano, sono precisamente quelli che egli stesso scrisse nei primi anni di apostolato; in questi discorsi è chiaramente dipinta la mentalità di quegli abitanti, per i quali prima di tutto e sopra tutto stavano gli affari materiali.  

 Ma, grazie a Dio, insieme alla zizzania vi era anche il buon grano; vi era ancora in Ars la Confraternita del SS. Sacramento, istituita dall'abate Hescalle e non mancavano le famiglie, che tutt'ora mantenevano abitudini esemplarmente cristiane. Fin da principio il giovane Curato nella sua opera di restaurazione ebbe come fedeli alleati il sindaco Antonio Mandy e Michele Cinier, consigliere municipale, le famiglie dei quali, come del resto anche le famiglie Lassagne, Chaffangeon, Verchère erano assidue alle funzioni domenicali. Un seminarista originario di Ars, l'abate Renard, studiava al collegio di Sant'Ireneo 31, a Lione. Al castello stava Maria-Anna-Colomba Garnier dei Garets, meglio conosciuta col nome di contessa d'Ars, che occupava il suo tempo tra le cure della casa, la visita ai poveri e le pratiche di una pietà un po' meticolosa. Secondo un'abitudine ereditata dalla madre, ogni giorno recitava il suo breviario con un vecchio servo fedele, che in paese era conosciuto col nome riverente di signor Saint-Phal.  

La contessa d'Ars aveva allora 64 anni; era piccola di statura, ma distintissima 32. Della sua prima educazione alla casa di Saint-Cir, aveva conservato certi modi un po' antiquati, dell'antico regime, ma prettamente francesi, che davano alla sua conversazione tanta giocondità e tanta grazia. - La Rivoluzione l'aveva lasciata indisturbata, insieme a sua madre; e questo basta a dirci tutta la simpatia che ella stessa si era ivi acquistata 33. Fu pronta ad aprire la porta delia sua casa a quei preti che avessero voluto nascostamente celebrare la Messa; né sembra che alcuna noia sia venuta ad essa da questo vero delitto antirivoluzionario. - La contessa d'Ars era molto amata dai poveri per i quali pagava pigioni e comperava vitto e vestiti, come affermano i suoi «Pro Memoria», nei quali teneva nota di tutte le sue elemosine anche minime. La sua influenza tuttavia non era stata molto considerevole fino al momento in cui giunse ad Ars l'abate Vianney. Se ne viveva sola nella sua vecchia casa, talvolta visitata dalle famiglie nobili del paese; un suo fratello, il visconte Francesco,  viveva a Parigi, al boulevard Saint-Germain, e non faceva che rare visite ad Ars: era stato capitano dei dragoni nel reggimento di Penthièvre e cavaliere di San Luigi, ed aveva sposato una giovane di Bondy, dalla quale non ebbe figli.  

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Canonico FRANCESCO TROCHU

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