Fino a dove arriva (o deve arrivare) “la comunione dei santi”?
Nel concepimento della Vergine, la Divina Volontà concepì allo stesso tempo tutte le creature nel suo Cuore, per poter vedere tutte in Lei, e concepì la Vergine in ogni creatura perché ognuno la avesse come Madre. Dio la dotò di tutte le sue qualità divine, e vivendo in Dio Lo conosce in modo unico. Nella sua Maternità ha coperto ogni creatura con i suoi atti e vittorie, dandole come dote a ognuno:
“Figlia mia benedetta, i prodigi sono inauditi, le sorprese che ti narrerò faranno strabiliare tutti. Sento il bisogno d’amore di far conoscere che cosa abbiamo fatto con questa Madre Celeste e il gran bene che hanno ricevuto tutte le generazioni. Onde tu devi sapere che nell’atto di concepire questa Vergine Santa, la nostra Volontà Divina –che possiede tutto e con la sua immensità abbraccia tutto, che possiede l’onniveggenza di tutti gli esseri possibili ed immaginabili e con la sua virtù tutta propria quando opera fa sempre opere universali–, come la concepì, con la sua virtù creatrice chiamò tutte le creature ad essere concepite nel cuore di questa Vergine.
Ma non bastò al nostro amore; dando negli eccessi più incredibili, fece concepire questa Vergine in ciascuna creatura, affinché ciascuna avesse una Madre per sé, tutta sua, e tutte sentissero nel fondo delle loro anime la sua Maternità, il suo amore, che mentre li tiene concepiti in sé più che figli, bilocandosi, si concepisce in ciascuna creatura, per mettersi a loro disposizione, per crescerli, guidarli, liberarli dai pericoli, e con la sua potenza materna imboccarli con il latte del suo amore e col cibo con cui si nutrì Lei stessa, qual è il «Fiat» Divino.
La nostra Volontà, avendo vita libera in Lei, il suo dominio totale, mentre con la sua potenza chiamava tutti in questa celeste Creatura per avere la gioia di vedere tutti racchiusi in Essa e sentirsi dire: «sono già in me tutti i miei ed i tuoi figli, perciò ti amo per tutti», la bilocava poi in tutti ed in ciascuno, per sentire in ciascun’anima l’amore di questa nostra Figlia, tutta bella e tutta amore. Possiamo dire che non vi è creatura per la quale Essa non prese l’impegno di amarci.
Il nostro «Fiat» la elevò tanto da darle tutto e fin dal primo istante della sua vita la costituimmo Regina del nostro «Fiat», Regina del nostro amore. Quando ci amava si sentiva nel suo amore la sua Maternità e armonizzava l’amore di tutte le creature, ed oh, com’era bella, che di tutto formava un solo amore! Come ci feriva, ci felicitava, fino a sentirci languire! Il suo amore ci disarmava, ci faceva vedere tutte le cose, cielo, sole, terra, mari e creature coperti e nascosti nel suo amore. Oh, come era bello vederla, sentire che faceva da Madre in ciascuna creatura e, formando in esse il suo mare d’amore, mandava le sue note, le sue frecce, i suoi dardi amorosi al suo Creatore. E facendo da vera Madre, ce le portava perfino innanzi al nostro Trono nel mare del suo amore, per farcele guardare, per renderci propizi, e con la forza del nostro Volere Divino s’imponeva su di Noi, ce le metteva in braccio, ce le faceva carezzare, baciare, e ci faceva dare grazie sorprendenti. Quante santità furono formate ed impetrate da questa Madre Celeste! E per essere sicura lasciava a guardia il suo amore.
Oltre a ciò, tu devi sapere che fin dal primo istante della vita di questa celeste Creatura, fu tanto il nostro amore che la dotammo di tutte le nostre qualità divine. Sicché aveva per dote la nostra potenza, sapienza, amore, bontà, luce, bellezza e tutto il resto delle nostre qualità divine. Già a tutte le creature, nel metterle alla luce del giorno, diamo la dote; nessuno nasce se non è dotato dal suo Creatore, ma siccome si scostano dalla nostra Volontà, si può dire che neppure la conoscono. Invece questa Vergine Santa non si scostò mai, fece vita perenne nei mari interminabili del nostro «Fiat», quindi cresceva insieme coi nostri attributi e, come formava i suoi atti nelle nostre qualità divine, così formava mari di potenza, di sapienza, di luce ed altro. Possiamo dire che vivendo con la nostra scienza le davamo continua lezione su chi era il suo Creatore, cresceva nelle nostre conoscenze e seppe tanto dell’Ente Supremo, che nessun angelo né santo potette pareggiarla, anzi sono tutti ignoranti innanzi a Lei, perché nessuno crebbe e fece vita insieme con Noi. Essa entrò nei nostri segreti divini, nei più intimi nascondigli del nostro Essere Divino senza principio e senza fine, delle nostre gioie e beatitudini imperiture, e con la nostra potenza che aveva in suo potere ci dominava e padroneggiava, e Noi la facevamo fare, anzi godevamo della sua padronanza, e per renderla più felice le davamo i nostri casti abbracci, i nostri sorrisi d’amore, le nostre condiscendenze, dicendole: «fa’ ciò che vuoi tu». Il nostro Volere e l’amore verso le creature ed il suo grande desiderio di farle vivere in Esso è tanto, che se ciò ottiene le getta in un abisso di grazie, d’amore, fino ad affogarle, tanto che la piccolezza umana è costretta a dire: «basta, sono già affogata, mi sento divorare dal tuo stesso amore, non ne posso più».
Ora tu devi sapere che il nostro amore non si contenta, non dice mai basta, quanto più dà più vuol dare, e quando diamo è la nostra festa, imbandiamo la mensa a chi ci ama e lo pressiamo a restare con Noi, per fare vita insieme. Ora, figlia mia, ascolta un altro prodigio del nostro «Fiat» in questa santa Creatura, e come Lei ci amava e rese stendibile la sua Maternità a tutte le creature. In ogni atto che faceva, se amava, se pregava, se adorava, se soffriva, tutto, anche il respiro, il palpito, il passo, stando il nostro «Fiat», erano trionfi e vittorie che il nostro Essere Supremo faceva negli atti della Vergine. La Celeste Signora trionfava e vinceva in Dio in ogni istante della sua vita ammirabile e prodigiosa; erano trionfi e vittorie tra Dio e la Vergine.
Ma questo è nulla; facendo da vera Madre, chiamava tutti i suoi figli e copriva e nascondeva tutti i loro atti nei suoi e li copriva con i suoi trionfi e con le sue vittorie, dando loro come dote tutti gli atti suoi, con tutte le sue vittorie ed i suoi trionfi. E poi, con una tenerezza e un amore da spezzare i cuori e sentirci vinti ci diceva: «Maestà adorabile, guardali, sono tutti i miei figli; le mie vittorie e trionfi sono dei figli miei, sono le mie conquiste che dono a loro, e se ha vinto e trionfato la Mamma, hanno vinto e trionfato i figli». E tanti trionfi e vittorie fece in Dio, per quanti atti avrebbero fatto tutte le creature, affinché tutti potessero dire: «sono dotato degli atti della mia Mamma Regina, e per suggello me li ha investiti coi suoi trionfi e con le vincite che fece col suo Creatore». Sicché chi vuole farsi santo trova la dote della sua Madre Celeste e i suoi trionfi e vittorie, per giungere alla santità più grande, il debole trova la forza della santità della sua Mamma e i suoi trionfi per essere forte, l’afflitto, il sofferente trova la dote delle pene della sua Madre Celeste per ottenere il trionfo e la vittoria della rassegnazione, il peccatore trova la vittoria e il trionfo del perdono; insomma, tutti trovano in questa Sovrana Regina la dote, il sostegno, l’aiuto nello stato in cui si trovano.
3 Ed oh, com’è bello! È la scena più commovente, rapitrice ed incantevole, vedere in ciascuna creatura questa Madre Celeste che fa da Mamma, la sentiamo che ama e prega nei suoi figli. Questo è il prodigio più grande tra il Cielo e la terra, bene più grande non potevamo dare alle creature.
Ora, figlia mia, devo dirti un dolore della Madre Celeste. A tanto suo amore corrisponde l’ingratitudine delle creature; questa dote, che dà con tanti sacrifici, fino all’eroismo di sacrificare la vita del suo Figlio Dio con tante pene atroci, c’è chi non la conosce, chi appena prende un tenue interesse e fa vita povera di santità, ed oh, come soffre nel vedere i suoi figli poveri! Possedere immense ricchezze d’amore, di grazia, di santità –perché non sono ricchezze materiali, ma le ricchezze di questa Madre Celeste sono ricchezze che per acquistarle ha messo la sua vita–, e non vederle possedere dai suoi figli e tenerle senza lo scopo per cui le ha acquistate è un dolore continuo, e perciò vuol far conoscere questo gran bene a tutti, perché se non si conosce non si può possedere. E siccome queste doti le acquistò in virtù del «Fiat» Divino che regnava in Lei, che l’amava tanto che le faceva fare ciò che voleva e dovunque volesse arrivare a bene delle creature, perciò sarà il mio Volere Divino regnante che le metterà a giorno di queste doti celesti e farà loro prendere possesso. Perciò prega che sia conosciuto e voluto dalle creature un bene sì grande.” (Vol. 34°, 20.12.1936)
P. Pablo Martín
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