DODICESIMA LETTERA
Allo stesso corrispondente, probabilmente, ed esprime il proprio costante conforto attraverso la fede.
Se fossimo ben abituati all'esercizio della presenza di DIO, tutte le malattie corporee sarebbero molto alleviate.
Sarei molto alleggerito in questo modo. Dio spesso permette che si soffra un po', per purificare la nostra anima e obbligarci a continuare a stare con Lui.
Fatevi coraggio, offritegli incessantemente i vostri dolori, pregatelo per avere la forza di sopportarli. Soprattutto, prendete l'abitudine di intrattenervi spesso con DIO e di dimenticarlo il meno possibile. Adoratelo nelle vostre infermità, offritevi a Lui di tanto in tanto e, al culmine delle vostre sofferenze, pregatelo umilmente e affettuosamente (come un bambino suo padre) di rendervi conformi alla sua santa volontà. Cercherò di assistervi con le mie povere preghiere.
DIO ha molti modi per attirarci a sé. A volte si nasconde a noi, ma solo la fede, che non viene meno nel momento del bisogno, dovrebbe essere il nostro sostegno e il fondamento della nostra fiducia, che deve essere tutta in DIO.
Non so come DIO disporrà di me: Sono sempre felice: tutto il mondo soffre, e io, che meriterei la disciplina più severa, provo gioie così continue e così grandi che non riesco a contenerle.
Chiederei volentieri a DIO una parte delle vostre sofferenze, ma conosco la mia debolezza, che è così grande, che se mi lasciasse un momento a me stesso, sarei l'uomo più miserabile della terra. Eppure non so come possa lasciarmi solo, perché la fede mi dà la convinzione più forte di quanto possa fare il senso, che Egli non ci abbandona mai, finché noi non lo abbiamo abbandonato per primi. Temiamo di lasciarlo. Restiamo sempre con Lui. Viviamo e moriamo alla sua presenza. Pregate per me, come io per voi.
Lawrence, Brother (Nicholas Herman, c. 1605-1691)
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