Dopo il pellegrinaggio a Fatima
Ritornato Tobia dal pellegrinaggio di Fatima, dopo le prime informazioni, gli chiedo subito come sta. Mi riferisce che alla notte non ha mai dormito e desidera venire per le preghiere di liberazione. Concordo per il primo pomeriggio.
Durante le preghiere chiedo al demonio: “Hai fatto un buon viaggio, sei rimasto a guardare la Madonna a Fatima?”.
“Ho sofferto moltissimo, sapessi quanto”!
“La Madonna, aggiungo, ti porta via tutte le anime: è per questo che soffri?”
“Quante me ne porta via! Ma ne porto via anch’io. Soffro moltissimo, ma soffre anche lei”.
“Ma la Madonna non soffre”.
“Anche lei soffre quando le porto via le anime”.
“Ma tu ti sei divertito a portare via le valige di Tobia e della sua ragazza Sara!”.
“Sì, sì”! E si mette a ridere tutto contento, non si ferma più per la soddisfazione di avere deviato le valige. Aggiungo: “Ma non sei riuscito ad impedire ai due giovani di andare a Fatima e di pregare per 4 giorni. Hanno sofferto, ma sono stati contenti. E adesso le valige arriveranno a casa loro”.
“Piano, vedremo”!
Tobia mi aveva già raccontato la storia delle valige: sono arrivate a Fatima quando loro sono ritornati a casa. P. Dino, due giorni prima del viaggio, dopo l’esorcismo, aveva avvertito i due giovani: “State attenti alle valige”. Entrambi i giovani temevano, presagivano che le valige non sarebbero arrivate con loro. Per questo si erano premurati di raccomandare agli addetti, di controllare, sempre con il presentimento che qualcosa sarebbe successo. Accade più volte il disguido delle valige nei viaggi in aereo, ma non con queste circostanze e con il demonio che conferma il suo intervento e divertimento.
Tobia mi racconta le sofferenze di quei giorni, la tentazione di tornare a casa subito, la parestesia ai piedi e la difficoltà di camminare. Vedo una grande somiglianza con quanto avviene nel suo settimanale pellegrinaggio a S. Martino di Schio, sia nella sua sofferenza, sia nella dolorosa sopportazione del demonio di dover stare là a guardare la Madonna, e per questo si era vendicato facendo soffrire il giovane posseduto.
Soffre ancor più durante e soprattutto dopo gli esorcismi.
Il demonio con l’esorcismo viene bastonato dalle preghiere, e dopo si vendica sul corpo del giovane posseduto.
Tormenta il giovane anche durante la partecipazione agli incontri di preghiera e adorazione eucaristica personali. Ogni presenza di Maria che il demonio deve stare a guardare e sopportare e ogni preghiera compiuta per arrivare alla liberazione, gli danno forte fastidio. Cerca di opporsi ad essa facendo soffrire e infondendo sfiducia al giovane.
Nell’esorcismo al ritorno dal pellegrinaggio di Fatima, dopo un primo inizio attivo durante il Rosario, il demonio, durante le preghiere del testo, sembra stanco, sfinito, morente. Gli dico: “Ormai sei agli sgoccioli, stai male perché devi tornartene all’inferno”.
Allora reagisce con orgoglio:
“Io sono il forte e rimango qua finché voglio, sempre”.
Gli ricordo:
“Tu vi rimani finché il Signore te lo permette e poi moggio moggio ritornerai all’inferno. Ormai il tempo è fissato e sta per avvicinarsi la fine”. Ribadisce:
“Non è vero, rimango finché voglio”: ma non ha più la sicurezza e l’arroganza di un tempo. Gli chiedo una seconda volta:
“Hai sofferto più a Fatima o a S. Martino”? Mi dà la stessa risposta già vista sopra:
“Molto di più a S. Martino, finché c’era Lei (Maria)”.
“Allora è proprio apparsa la Madonna a S. Martino!”.
“Certo, cretino, non lo sai”?!
Avvalendomi della esperienza e autorevolezza di Fra Benigno, in un successivo esorcismo, chiedo al demonio:
“In nome di Gesù, dimmi, è veramente apparsa la Madonna a Renato Baron a S. Martino di Schio?”.
“Certo, che è apparsa, non lo sai ancora, cretino”!
Il buon samaritano delle vittime del demonio
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