venerdì 7 febbraio 2020

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )


ISTRUZIONI PER LE DIMORE DEI FRATI

14. In altro tempo, trovandosi presso Siena per farsi curare gli occhi, sostava in una  cella, dove, dopo la sua morte, fu edificato in sua venerazione un oratorio. Messer  Bonaventura, che aveva donato ai frati il terreno su cui era stato costruito il convento,  disse al Santo: «Cosa ti sembra di questo luogo?». Rispose Francesco: «Vuoi che ti dica  come devono essere fatti i luoghi dei frati?». E Bonaventura: «Volentieri, padre». Il  Santo prese a dire: «Quando i frati arrivano in una città dove non hanno un luogo per  loro, trovando un benefattore disposto ad assegnare ad essi un terreno sufficiente per  costruirvi il convento con l’orto e le altre cose indispensabili, i frati devono innanzi tutto  determinare quanta terra basterà, senza mai perdere di vista la santa povertà che  abbiamo promesso di osservare e il buon esempio che siamo tenuti a dare al prossimo in  ogni cosa».

Parlava così il padre santo, perché era sua volontà che sotto nessun pretesto i frati  violassero la povertà nelle case e chiese, negli orti e altre cose a loro uso. Non voleva  che possedessero luogo alcuno con diritto di proprietà, e anzi vi abitassero sempre come pellegrini e forestieri.

A tal fine, voleva che nei vari luoghi i frati non fossero numerosi, poiché gli sembrava  difficile osservare la povertà quando si è in tanti. Fu questa la sua volontà, dal momento  della conversione fino al giorno della morte che la santa povertà fosse osservata perfettamente.
15. 
Il Santo proseguì: «Poi, si rechino dal vescovo della città e gli dicano: “ Messere, un  benefattore, per amore di Dio e per la salvezza della sua anima, ha intenzione di offrirci  il terreno bastante per costruire un luogo. Ricorriamo a voi per primo, poiché siete padre  e signore delle anime di tutto il gregge affidato a voi, e anche nostro e degli altri frati  che risiederanno in questo luogo. Vorremmo edificare una casa con la benedizione del  Signore Dio e vostra».

Francesco diceva questo perché il bene delle anime, che i frati vogliono realizzare tra il  popolo, sarà maggiore se, vivendo in concordia con i prelati e il clero, essi guadagnano  a Dio e popolo e clero, che se convertissero solo il popolo scandalizzando prelati e  chierici. Diceva: «Il Signore ci ha chiamati a rianimare la fede, inviandoci in aiuto ai  prelati e chierici della santa madre Chiesa. Siamo quindi tenuti ad amarli, onorarli e  venerarli sempre, in quanto ci è possibile. Per questo motivo sono detti a frati minori “,  perché devono essere i più piccoli di tutti gli uomini del mondo, sia nel nome, sia  nell’esempio e nel comportamento.

Agli inizi della mia nuova vita, quando mi separai dal mondo e dal mio padre terreno, il  Signore pose la sua parola sulle labbra del vescovo di Assisi, affinché mi consigliasse  saggiamente nel servizio del Cristo e mi donasse conforto Per questa ragione e per le  altre eminenti qualità che riconosco nei prelati, io voglio amare, venerare e considerare  miei signori non soltanto i vescovi, ma anche gli umili sacerdoti».

16. «E dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo, vadano e facciano scavare un  gran fossato tutto intorno al terreno ricevuto, e vi piantino a guisa di muraglia una  spessa siepe, in segno di santa povertà e umiltà. Poi si facciano apprestare delle case  poverelle, costruite con fango e legname, e alcune cellette separate, dove i frati possano  raccogliersi a pregare e lavorare con più devozione e lontano da discorsi oziosi.

Facciano costruire anche la chiesa. Però i frati non devono far erigere grandi chiese, al  fine di predicare al popolo o sotto altro pretesto. C’è maggiore umiltà e migliore  esempio quando vanno a predicare in altre chiese, osservando la santa povertà e  mantenendosi umili e rispettosi. Se talora venissero da loro prelati o chierici, religiosi o  secolari, le povere case, le cellette e le chiese dei frati dimoranti nel luogo saranno per  gli ospiti una predica, e ne trarranno edificazione».

Aggiunse: «Molto spesso i fratelli si fanno fabbricare grandi costruzioni, violando la  nostra santa povertà, provocando nel prossimo malesempio e mormorazione. Poi, sotto  pretesto di un luogo più comodo o più santo abbandonano il luogo primitivo e i suoi  edifici. Allora quelli che diedero elemosine e la gente, vedendo e udendo ciò, ne restano  molto scandalizzati e urtati.

È più conveniente che i frati abbiano luoghi e edifici poveri, restando fedeli al loro  ideale e dando buon esempio al prossimo, anziché fare del bene in contrasto con la loro  professione religiosa e dando malesempio al popolo. Allora sì, se accadesse ai frati di  abbandonare i luoghi modesti e le abitazioni poverelle in vista di un’abitazione più  adatta, il malesempio e lo scandalo sarebbero meno grandi».

VERGILIO GAMBOSO

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