La natura della Chiesa e del Regno di Cristo
e del Libro dei Segreti di Dio, che San Giovanni qui rivela.
SEZIONE PRIMA
SUL CAPITOLO QUARTO DELL’APOCALISSE
La natura gerarchica della Chiesa militante
Vers. 1
Dopo questo vidi [una visione], ed ecco una porta aperta nel cielo, e la prima voce che avevo udito come di tromba che parlava con me, [risuonò di nuovo] dicendo: Sali quassù e ti mo- strerò quello che deve accadere dopo queste cose.
§. I.
Alcune nozioni necessarie a sapersi per la comprensione dei prossimi due capitoli e degli altri.
Prima di procedere oltre nel commento dell‟Apocalisse occorre sapere 1) che talvolta col termine „cielo‟ s‟intende la Chiesa militante, altre volte quella trionfante, talora s‟impiega per en- trambe il medesimo vocabolo, per cui occorre considerare il contesto e l‟oggetto di ciò che si sta trattando; 2) la Chiesa militante sulla terra è immagine e figura di quella trionfante in cielo, per cui S. Giovanni descrive l‟una per l‟altra, così per esempio il Regno militante di Cristo sulla terra con quello trionfante nel cielo, come gli fu rivelato nel cielo con la visione del trono, di Colui che siede sul trono con attorno i quattro animali, dei ventiquattro vegliardi, che sedevano sui ventiquattro troni, e si prostravano davanti al trono e adoravano il Vivente nei secoli dei secoli. Tutti queste cose vi sono e avvengono a suo modo anche nel suo regno militante sulla terra. 3) Come il numero sette indica la totalità delle Chiese, dei Sigilli, degli Angeli, delle trombe, delle piaghe degli Spiriti ecc. che compiranno il proprio corso in bene, o in male, nei tempi diversi, così i quattro animali simboleggiano la totalità dei Dottori, dei Predicatori e dei Primati, i ventiquattro vegliardi l‟insieme dei Vescovi, degli Arcivescovi e degli altri Prelati, i ventiquattro troni l‟insieme delle sedi episcopali e arciepiscopali, sulle quali si assisero, siedono e si sederanno, sotto un capo visibile pure assiso su un trono (ovvero sotto la prima e Apostolica Sede) sparsi su tutta la terra fino alla fine del mondo. 4) Benché molti scrissero il Vangelo di Cristo, la Chiesa né ha accettato solo quattro, simboleggiati dai quattro animali (Ez., c. 1, Ap., c. 4) ed anche dai quattro fabbri (Ez., c. 1), dalle quattro quadrighe (Ez., c. 6) e dai quattro mesi (Ez., c. 40). Loro figura furono anche Mosé, Aronne, Nadab ed Abiu, a cui Dio ordinò di salire sul monte Sinai con settanta anziani (Esodo, cap. 24). La ragione di questo numero quaternario si desume dalle quattro parti del mondo in cui il Vangelo deve essere predicato. Questi quattro Evangelisti ci tramandarono con senso unanime la vera dottrina di Cristo, alla quale tutta la Chiesa si deve conformare, e sempre si conformò, nella fede e della predicazione. Per cui, benché ormai siano nel regno trionfante di Cristo, tuttavia si ritiene che esitano ancora nel suo regno militante moralmente e autoritativamente, come supremi Dottori, Arcicancellieri e principi dei ve-gliardi. 5) A similitudine del suo regno celeste Cristo Signore istituì il suo Regno sulla terra perfettamente monarchico con una mirabile e sapientissima gerarchia. Prima pose un capo, poi gli Evangelisti, poi gli Apostoli, quindi i Dottori ecc. Sulla scorta dell‟istituzione originaria nella Chiesa at- tuale vi è il Sommo Pontefice, capo di tutti, quindi i Patriarchi, poi gli Arcivescovi, i Vescovi, i Prelati, i Decani, i Parroci ecc. in ordine gerarchico. 6) Il significato letterale non è quello indicato immediatamente dalle parole, ma quello delle immagini, e si cela nella proprietà delle cose, dei vocaboli, dai quali occorre estrarlo, come per esempio nel libro dei Giudici al cap. 9 si legge: Gli alberi dissero all’albero di pruno, vieni e regna su di noi. Il senso letterale non si riferisce agli alberi, o agli arbusti, ma agli uomini di Sichem, e l‟albero qui indicato non è altri che Abimelec, che fecero loro Re. 7) Benché le rivelazioni e visioni dei secreti di Dio siano state fatte in relazione ad eventi differenti nel tempo, o passati, o presenti o futuri, hanno tuttavia l‟esistenza intellettuale ancora di quel giorno in cui gli furono rivelate da Dio, per cui avviene che egli le esponga mantenendo questa condizione, lo stesso deve dirsi riguardo alle cose e alle persone. 8) tutti coloro che in questa Apo- calisse sono indicati promiscuamente come Angeli, uomini, spiriti, sia buoni sia malvagi, sono mandati o permessi da Dio. 9) In questa Apocalisse non bisogna sempre seguire l‟ordine della nar- razione, ma piuttosto quello della visione e della sua descrizione. Quelle che sono avvenute prima, sono spesso mostrate e scritte dopo dal Profeta, come avviene anche in altri passi del Nuovo e Vec- chio Testamento. 10) In questo libro si intende col vocabolo„trono‟ indifferentemente ogni sede e potestà secolare e spirituale, temporale e eterna, per cui talvolta si tratta di una sede temporale, tal altra di quella pontificia della Chiesa militante sulla terra, ed anche di quella monarchica temporale, e infine di quella della Chiesa trionfante in cielo. 11) Sotto la descrizione di un mistero si compren- dono talvolta cose che accadranno in tempo diversi, per cui una stessa cosa, o la medesima parola, hanno più sensi letterali, talvolta di medesima valenza, tal altra uno principale rispetto agli altri, i quali Dio nella sua scienza essenzialissima, che è perfettamente comprensiva di ogni cosa, rivelò e mostrò a San Giovanni nella stesura dell‟Apocalisse, in modo che le cose e le persone di un mede- simo versetto comprendono cose e persone di tempi diversi, che o sono simili nel loro agire pro o contro la Chiesa di Cristo, o secondo una sola e stessa cosa in se considerata, o perché hanno per sé un certo significato che è figura di un altro. Così Daniele e altri Profeti profetarono molte cose sulla Sinagoga, che alla lettera si riferiscono alla Chiesa Cattolica.
§. II.
La natura della Chiesa di Cristo rivelata e mostrata da San Giovanni
Cap. IV vv. 1-11.
I. Dopo che S. Giovanni ha descritto in maniera generale per divina Rivelazione le sette epoche della Chiesa, fino alla fine del mondo, e dopo che ne ha dato su ciascuna un‟istruzione sufficiente, assai salutare e necessaria, in questo quarto capitolo si introduce come nell‟interno della casa di Dio e del Regno di Cristo, che è la Chiesa, per mostrare la sua natura, il suo ordinamento e l‟intrinseca costituzione. Le cose mirabili, quindi, ed arcane di Dio, che stabilì dall‟eternità accades- sero riguardo alla sua Chiesa fino alla fine del mondo , e che fissò nel decreto divino della sua vo- lontà, gli sono mostrate così come un re terreno, introducendo un suo amico intimo nella sua corte, gli apra le porte della sua camera, ove sono custoditi le cose preziose, meravigliose e segrete del suo regno, per cui dice:
Vers. 1. Dopo questo vidi [una visione], ed ecco una porta aperta nel cielo, cielo significa il Regno e la Chiesa militante di Cristo, la cui porta, ossia gli arcani decreti della divina volontà su di essa, San Giovanni dice che gli è stata aperta, ovvero manifestata e svelata. E la prima voce che avevo udito come di tromba che parlava con me, [risuonò di nuovo] dicendo: queste parole indicano la gravità di chi lo invita a ricevere i segreti di Dio, ossia l‟Arcangelo San Michele, che parla del cielo, ossia della Chiesa, che gli è affidata. Sali quassù, in ispirito, e ti mostrerò quello che deve accadere dopo queste cose. Gli è ordinato di salire per l‟altezza dei misteri e dei segreti di Dio, che promette di svelargli riguardo alla Chiesa di Cristo, che accadranno fino alla fine del mondo.
Vers. 2 . E subito fui rapito in ispirito, ed ecco un trono stava nel cielo, e sul trono uno che sedeva. Il trono è la sede Apostolica, monarchica, e il potere e la giurisdizione ecclesiastici, che Cristo pose nel cielo, ossia nella sua Chiesa, quando fondò il suo Regno e istituì la sua Chiesa, co- me si legge in San Matteo al cap. 16, v. 18 e cap. 19: Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pie- tra edificherò la mia chiesa ecc. e ti darò le chiavi del regno dei cieli, e quello che scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli. E sul trono uno che sedeva: 1) colui che si siede sul trono è il capo visibile della Chiesa, che si dice che siede sul trono, in quanto governa la Chiesa di Dio. Colui che per primo sedette sopra questo trono fu San Pietro, dopo del quale sempre vi fu chi vi si sedette e sempre ve ne sarà qualcuno, fino alla fine del mondo, poiché le porte dell‟inferno non prevarranno contro di essa. 2) Colui che siede è anche il capo invisibile della sua Chiesa e del suo Regno, Gesù Cristo, in quanto con la sua continua assistenza e con la grazia santificante vivifica il suo Corpo mistico, che è la Chiesa, come dice in San Matteo nell‟ultimo capitolo: Ecco io sono con voi fino alla fine del mondo; e ancora in San Giovanni, al cap. 14: Non vi lascio orfani. Siede infatti Cristo sopra il trono nel suo Regno, che è la potestà e autorità divina, per la quale la sua Umanità assisa sul trono governa e regge la sua Chiesa, come dice in San Matteo nell‟ultimo capitolo: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 3) Colui che siede è anche Dio uno e trino, in quanto è adorato e glorifica- to come Signore dell‟universo nella Chiesa cattolica per mezzo di suo Figlio Gesù, da lui costituito erede di tutte le cose.
Vers. 3. E chi sedeva era simile nell‟aspetto a pietra di diaspro e di sardo, e c‟era un‟iride attorno al trono, simile nell‟aspetto a smeraldo. Il diaspro è di colore verde, che dà conforto e sollievo agli occhi, il sardo invece è rosso, colore che simboleggia metaforicamente il fuoco della carità. All‟aspetto di queste due pietre si dice che era simile colui che sedeva sul trono per indicare la verità e la carità di Dio, con le quali sempre, fino alla fine del mondo Egli conforterà, infiammerà e conserverà la Chiesa cattolica, con l‟infallibile e santa dottrina della fede, con i santi precetti e la santa carità verso Dio e il prossimo, il che avviene quando il capo visibile dalla Cattedra di S. Pietro definisce e dichiara le verità di fede, stabilisce e promulga sante leggi, che si fondano sulla carità verso Dio e il prossimo. Il Capo invisibile, e Dio uno e trino, illuminano le menti dei fedeli e le in- fiammano con la grazia delle devozione, in quanto tra la Chiesa e Dio vi è un patto ed una alleanza, come è scritto in San Matteo all‟ultimo capitolo: Io sono con voi fino alla fine ecc. Per cui subito dopo dice: e c‟era un‟iride attorno al trono, simile nell‟aspetto a smeraldo. L‟iride o arcobaleno, simboleggia il patto di Cristo con la sua Chiesa, come si legge in Genesi al cap. 9 che fu posto un segno tra il cielo e la terra, che era figura e tipo dell‟attuale alleanza spirituale. Si legge che l‟iride stava attorno al trono, poiché tale patto tra Cristo e la sua Chiesa sarà manifesto ad ognuno che lo voglia conoscere, poiché vedrà e udirà che la Chiesa è sempre rimasta incontaminata e stabile nella carità e nella verità pur in mezzo a tante eresie e avversità. Segno che solo la Chiesa Romana è la legittima e vera sposa di Cristo, con la quale sancì un patto sempiterno col santo anello della carità e della verità. Dice poi simile nell‟aspetto a smeraldo, poiché come il verde smeraldo supera tutti gli altri verdi, così la verità della fede e il patto spirituale di Cristo con la Chiesa supera la verità e l‟ordine naturale, e come il suo colore è piacevolissimo agli occhi, ma diventa scuro quando riceve la luce, così la verità di questa alleanza è piacevolissima agli occhi dei sapienti e degli intelligenti, ma oscura ai cuori carnali a causa delle avversità e della calamità che Dio permette contro la sua Chiesa.
Vers. 4. E intorno al trono altri ventiquattro troni e sui troni ventiquattro vecchi seduti, ravvolti in bianche vesti, e sulle loro teste corone d‟oro. Dopo aver descritto il Capo, segue la descrizione del Corpo simboleggiato dai ventiquattro vecchi. I ventiquattro troni indicano la totalità delle sedi Arcivescovili ed Episcopali, e i ventiquattro vegliardi sono gli Arcivescovi, i Vescovi e i Dottori, che son detti sedere sui troni, quando si riuniscono con il loro Capo in un Concilio legitti- mamente convocato. Le loro teste brillano di corone d‟oro, per la speciale dignità, autorità e maestà del loro potere Apostolico. I ventiquattro vecchi simboleggiano anche i dodici Profeti del Vecchio Testamento e i dodici Apostoli del Nuovo, che siedono sui troni per la somma autorità che la loro dottrina e vita hanno nella Chiesa cattolica, alle quali si guarda soprattutto nel definire le verità di fede e la norma dei costumi nei concili ecumenici. Benché essi non siano più in questo mondo, vi rifulgono ancora per la loro divina e apostolica autorità. Sebbene molto più numerosi furono i Dot- tori, la cui autorità e somma nella Chiesa di Dio, tuttavia questi ventiquattro vegliardi simboleggia- no appunto l‟insieme dei Dotti cattolici. Assai spesso, infatti, la Sacra Scrittura pone un numero de-terminato per uno indeterminato. Ravvolti in bianche vesti: le bianche vesti sono simbolo del celibato e della castità sacerdotale, che è l‟ornato e l‟appropriato indumento, per cui risplendono e si distinguono i sacerdoti e i Principi ecclesiastici da quelli secolari. E sulle loro teste corone d‟oro: queste parole indicano la dignità e la potestà ecclesiastica, apostolica e sacerdotale, poiché sono Principi delle Chiese e regnano sulla terra. Così si dice di Aronne in Ecclesiastico, cap. 45, v. 14: Gli pose una corona d’oro sulla sua tiara, improntata col sigillo della consacrazione, insegna d’onore. Hanno poi le corone d‟oro sul capo per indicare la sapienza, la scienza, l‟esperienza e la maturità con cui Cristo Signore dotò e ornò i Principi e di Dottori della sua Chiesa.
Vers. 5. E dal trono uscivano lampi, e voci, e tuoni. Per lampi s‟intendono qui i bagliori dei miracoli, che spaventano e illuminano. Sono quindi la prova del premio per chi opera la giustizia, e la minaccia di supplizi ed anatema per i malvagi. Sono pure il simbolo degli avvertimenti di scomuniche e pene ecclesiastiche. Le voci sono le definizioni degli articoli di fede e i precetti della Chiesa, che devono indurre ad una vita santa. I tuoni sono le scomuniche e le pene ecclesiastiche, che colpiscono ipso facto gli eretici e i ribelli, che non ascoltano e disprezzano gli avvertimenti e le definizioni della Chiesa di Cristo. E tutte queste cose uscivano dal trono, ovvero dalla Sede Apostolica, che è giudice delle controversie di fede e legislatrice dei retti e santi costumi. E sette lam- pade di fuoco stavano accese davanti al trono, che sono i sette Spiriti di Dio. Si denota in tali pa- role l‟assistenza dello Spirito, che governa e regge la Chiesa cattolica in ogni tempo, affinché non venga meno nelle avversità e nelle difficoltà, e comprenda ed interpreti rettamente la Sacra Scrittu- ra, ne segua il suo consiglio nelle cattive circostanze, per superarle, in modo da non errare riguardo alle cose di fede.
Vers. 6. E di faccia al trono come un mare di vetro, simile al cristallo. Il mare di vetro è il battesimo, nel quale tutte le anime ricevono la vita spirituale, crescono, vivono, ed esistono. Si dice simile al cristallo, sia per il candore di purezza e santità, che conferisce all‟anima, sia perché non è mobile e fluido, ma imprime il carattere indelebile, per cui non si può ricevere che una sola volta. E in mezzo al trono ed intorno al trono quattro animali pieni d‟occhi davanti e di dietro. I quattro animali designano i quattro, per dir così, Arcicancellieri del Regno di Cristo, che ottennero le prime sedi dopo il Capo della Chiesa. Sono anche i quattro Evangelisti coi loro quattro Vangeli, che stan- no in mezzo al trono ed intorno al trono, ossia diffusi e divulgati dai predicatori in tutto il mondo, poiché il loro suono si sparse in tutta la terra e le loro parole giunsero fino agli estremi confini. Si dice poi che sono in mezzo al trono, perché la Chiesa diffusa su tutta la terra si fonda sui quattro lo- ro Vangeli, ossia sulla dottrina evangelica. Sono poi pieni d‟occhi davanti e di dietro per la profon- dità e chiarezza della dottrina e della verità, sia del Nuovo che del Vecchio Testamento, che conten- gono. Gli occhi davanti simboleggiano la scienza e l‟intelligenza soprannaturali, con cui scorsero gli errori della Sinagoga, correggendoli e mantenendo solo quello che era necessario alla salvezza. Gli occhi di dietro sono la medesima sapienza ed intelligenza soprannaturali, per cui sparsero i rag- gi della Dottrina di Cristo fino agli ultimi tempi, e trascrissero, assistiti dallo Spirito Santo, dalla vi- va voce di Cristo, per la salute delle anime, la vantaggiosissima legge evangelica.
Vers. 7. E il primo animale simile ad un leone, e il secondo animale simile ad un vitello, e il terzo animale con la faccia come d‟uomo. E il quarto animale simile ad aquila volante. In pri- mo lugo i quattro Evangelisti sono paragonati a quattro animali, poiché descrivono la nascita, la predicazione, la passione e la resurrezione del Signore. Cristo è uomo nella nascita, leone nella predicazione, bue nella passione, aquila nell‟Ascensione. Il primo animale, che indica l‟evangelista San Marco, è simile ad un leone, perché il suo Vangelo inizia con la predicazione di San Giovanni Battista, la quale, per la sua ammirabile efficacia, assomiglia al ruggito del leone, come si legge al cap. 1 di San Marco: Ed andavano a lui gli abitanti di ogni parte della Giudea ecc. Il secondo ani- male simboleggia San Luca ed è simile ad un bue, perché il suo Vangelo comincia dal sacerdozio, che aveva il compito di sacrificare al Signore ogni vitello, e ogni primogenito. Il terzo è figura di San Matteo. Dice che ha la faccia come d‟uomo, perché il suo Vangelo prende principio dalla na- scita di Cristo dal seme di David. Il quarto animale, che evoca l‟Evangelista San Giovanni, è l‟aquila per la sublimità del suo Vangelo, che trascende il cielo e la terra, ogni generazione umana e naturale, e volò fino a quella eterna del Padre, dicendo: In principio era il Verbo ecc.
Vers. 8. E i quattro animali avevano ognuno sei ali: la prima ala è la legge naturale, la se- conda la legge mosaica, la terza gli oracoli del Profeti, la quarta le istituzioni e gli atti degli Aposto- li; la quinta le loro tradizioni; la sesta infine le deliberazioni dei Concili ecumenici. Si dice che questi quattro animali hanno queste sei ali, perché in esse si fonda e si comprende tutta la dottrina evangelica. Del pari con queste ali la Chiesa vola in tutte e quattro le parti del mondo e si eleva alle sublimi altezze, e i predicatori da esse traggono il fondamento di tutta la predicazione. Per cui subi- to si aggiunge: E all‟intorno e al di dentro son pieni d‟occhi, ovvero scrutano la legge perfetta, co- stituita dalle predette sei ali. Perciò si specifica: E all‟intorno e al di dentro. Infatti, al di dentro, che indica la carità e la contemplazione di Dio. E all‟intorno, invece, si riferisce alla carità verso il prossimo e alla vita attiva, in cui gli Evangelisti e i predicatori devono eccellere. E non si davan posa giorno e notte, dicendo: Santo, santo, santo, il Signore Dio onnipotente, colui che era, è, e viene. Segue l‟incarico e l‟ufficio di questi animali, che consiste, tramite la preghiera e la predica- zione, glorificare, onorare e benedire il Signore Iddio. E non si davan posa giorno e notte, poiché la parola di Dio non si trattenere, né cesserà mai il ruggito del leone, né il muggito del bue, né la voce dell‟uomo o lo stridio dell‟aquila, ossia la predicazione del Vangelo e la glorificazione del nome di Gesù fino alla fine del mondo. Giorno e notte, sia nei tempi malvagi, nell‟ora delle tene- bre, quando sorgono gli eretici e i detrattori della verità evangelica, sia nel tempo della buona luce, ovvero in tempo di pace e di tranquillità della Chiesa. Dicendo: ossia, gridando nei predicatori, nel sacrificio della Messa, nell‟Ufficio divino, detto in tutto il mondo di giorno e di notte. Santo, santo, santo, il Signore Dio onnipotente, colui che era, è, e viene. dicendo: Santo, santo, santo, il Signore Dio onnipotente, colui che era, è, e viene. La triplice ripetizione di Santo significa la Trinità delle Persone, cui segue l‟espressione il Signore Dio onnipotente, per indicare l‟unità della natura divina. Le tre Persone infatti sono un solo Dio e Signore onnipotente, Colui che era, è, e viene. Questo esprime l‟eternità di Dio, che fu prima di tutti i tempi, ed è in ogni tempo, e sarà dopo ogni tempo negli eterni secoli dei secoli.
III. Vers. 9. E ogni qual volta quegli animali davan gloria e onore e ringraziamento a Colui che sedeva sul trono, al Vivente per i secoli dei secoli.
Vers. 10. Si prostravano i ventiquattro vecchi al cospetto di Colui che sedeva sul trono, e adoravano il Vivente per i secoli dei secoli, e gettavano le loro corone davanti al trono, dicendo:
Colui che sedeva sul trono, è Cristo, e Dio uno e trino, in quanto Monarca di tutto il creato e Capo invisibile della Chiesa, che la regge e governa, a cui si sottomettono, intimamente uniti al Ca- po invisibile della Chiesa, tutti i Dottori, i Predicatori, gli Apostoli, i Profeti e i Principi delle Chiese di tutto il mondo. E gettavano le loro corone davanti al trono, in segno di riverenza, di umiltà, e di profonda soggezione, sia perché ogni potere ed onore, e gloria e dignità e autorità ecclesiastica, apostolica, episcopale, dottrinale e prelatizia (simboleggiate nelle corone d‟oro sopra indicate) deri- vano dal trono, ossia dalla sede Apostolica. Davanti al trono, si dice che gettano le corone davanti al trono, ad indicare l‟intima unità e soggezione, che nella Chiesa si trova e vi deve essere in quanto perfettissimamente monarchica. Sia perché con ciò si confessa la Chiesa, in quanto riceve da Dio ogni splendore di carità, di sapienza e di gloria sulla terra, cose significate appunto dalle corone d‟oro. Gesù Cristo, infatti, vero Dio, con tutta la SS. Trinità, in quanto Capo invisibile della Chiesa, è la fonte di ogni sapienza, virtù e potestà, che derivano alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito Santo, per cui Gli si deve ogni onore e gloria e potenza. Per cui prosegue:
Vers. 11. Degno sei tu, o Signore e Dio nostro, di ricever la gloria e l‟onore e la potenza, non in quanto Dio riceva qualcosa che non possedeva già, o che gli si aggiunga per le opere e le lodi degli uomini, ma in quanto gli uomini per i benefici da Lui ricevuti, sono tenuti a lodare e glorificare così grande eccellenza, bontà, sapienza e potenza dell‟eterna Maestà, che col Sangue del suo Fi- glio Gesù, fondò questo così eccellente, glorioso e ammirevole Regno e fortissima Monarchia della Chiesa, contro di cui le porte dell‟inferno non prevarranno. Dice per altro che i ventiquattro vecchi si prostravano al cospetto di Colui che sedeva sul trono, e adoravano il Vivente per i secoli dei se- coli, poiché i quattro animali danno gloria, onore e potenza e benedizione a Colui che siede sul tro- no ecc., in quanto la cognizione di questa verità si ricava dai Vangeli, i quali insegnano che si deve adorare l‟unico e vero Dio e il suo unico Figlio Gesù Cristo. Perché tu creasti tutte le cose, 1) creando dal nullo l‟universo intero e ogni creatura, 2) perché hai fatto e ordinato questo Regno della Chiesa sulla terra secondo la tua infinita sapienza e la bontà della tua eterna volontà. E per la tua volontà ebbero l‟essere e furono create: queste parole indicano che il beneplacito della volontà divina è l‟ultimo fine di tutte le creature, di tutti i regni, e di tutto l‟universo, al quale, dal primo all‟ultimo, deve tendere, come una freccia che punta la bersaglio, ogni onore, e gloria e potestà e imperio, ed ogni altra cosa. E per la tua volontà ebbero l‟essere: erano dall‟eternità nella tua dispo- sizione e libera volontà di bontà e sapienza, prima di essere create, come una casa materiale, prima di esistere effettivamente, preesiste nel disegno del costruttore. E furono create, prodotte e fatte in effetto, nel tempo, e ciò per divina, pura e libera volontà di bontà e sapienza, e non per necessità di natura.
Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser
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