giovedì 11 novembre 2021

L'UOMO E LE SUE TRE ETA’

 


Preghiera

In questa seconda età si comincia ad avere il desiderio di Dio. Non si vuol più condurre una vita vuota, dispersa e caotica.

Il tempo diventa tutto un cammino verso Dio, cioè un'elevazione a Dio.

Non spinge più alla preghiera solo il bisogno, ma anche il desiderio vero di riposare in Dio-Amore.

I divertimenti mondani cominciano a perdere la loro attrattiva; comincia a piacere il raccoglimento, la permanenza in Chiesa dinanzi al SS. Sacramento, la meditazione, la lettura spirituale, le giaculatorie.

Dopo visite inutili, spettacoli e divertimenti ci si sente vuoti, scontenti e ci si vuole immergere nella preghiera e nella meditazione per rinfrancare l'anima. Si cerca seriamente di non perdere il tempo. Si ha vero orrore del peccato. Se per disgrazia si cade in peccato mortale lo si piange a lungo amaramente come S. Pietro; si bada diligentemente ad evitare il peccato veniale un po' per timore del purgatorio, un po' per reale desiderio di non offendere minimamente Dio.

Si vogliono compiere puntualmente tutti i propri doveri verso Dio; si bada ad adorarlo come si deve, a ringraziarlo, a lodarlo, ad amarlo sopra ogni cosa, a pregarlo per i bisogni nostri e della Chiesa.

Si stabilisce una regola di vita e si divide la giornata in una parte consacrata interamente a Dio ed in un'altra dedicata al compimento dei propri doveri.

 

1. Pratiche di pietà della seconda età

a) Preghiera del mattino. Appena sveglio dirigi a Gesù i tuoi primi atti d'amore; quindi ringrazia il Signore della buona notte e del nuovo giorno; offri te stesso e le cose tue al Cuor di Gesù e a Maria SS. recitando una formula adatta; ottima quella dell'apostolato della preghiera.

b) Meditazione. Falla giornalmente. La tua meditazione sia un'introduzione alla preghiera, un mezzo per raccoglierti e per estirpare i tuoi difetti. Quanto sia importante a tal fine la meditazione lo dice S. Alfonso: « Comunione e peccato possono stare insieme, meditazione e peccato no ».

c) Messa. Non lasciare nessun giorno la S. Messa e comunione. Nella Messa unisciti al sacrificio e alla missione di Gesù. La Messa sia il principio del tuo sacrificio quotidiano.

d) Rosario. Recitane ogni giorno almeno cinque poste, possibilmente tutte le 20.

e) Vita Eucaristica. Gesù ha voluto fissare in permanenza la sua dimora fra gli uomini nel Tabernacolo. Ivi si trova ad attendere alla sua missione redentrice sino alla fine del mondo.

Se vuoi trovarlo non lo cercare nel passato dei tempi; non interrogare le strade e le città della Terra Santa; non lo cercare nel sepolcro come le pie donne. Non cercare un vivente tra i morti. Gesù è risorto, non è li; ti aspetta nel Tabernacolo.

1) La gioia di Gesù è di stare assieme a coloro che ama. La sua delizia è di stare coi figli degli uomini. Gli uomini sono la sua gioia ed il suo tormento, come la sposa per lo sposo, secondo la loro fedeltà o infedeltà, la loro salute o infermità spirituale.

Egli guarda te in particolare e ti segue dovunque vai; per lui non ci sono distanze, né muri. Egli pensa sempre a te e vuole che tu pure pensi a lui.

Quando ti vede delicato di coscienza, ai suoi occhi sei veramente bello ed affascinante. Quando dalla casa, dal lavoro, dalla strada volgi a lui il pensiero e lo sguardo; quando ti sbrighi presto dalle tue faccende per andare a lui e te ne stai presso di lui a pregarlo, o solo a guardarlo con amore, egli è felice; egli ti guarda con infinito amore ed è tutto tuo.

Gesù ormai non può stare senza di noi; è come una donna la quale finché non ha figli sta contenta senza di essi, ma quando li ha avuti non può stare più senza di essi.

Quando tu gli stai vicino gli fai dimenticare le pene inflittegli dai peccatori. Un tuo atto d'amore ripara mille bestemmie, come egli ha rivelato a Suor Consolata Betrone.

Un cuore acceso d'amore consola e ripara Gesù per un'intera parrocchia indifferente. Quando sei libero, quando non ti resta altro da fare per salvare la tua parrocchia ed il tuo popolo, dopo aver tutto tentato invano, va' a gettarti ai piedi del Tabernacolo ed ivi, pregando e piangendo, trascorri il resto dei tuoi giorni.

2) La gioia di Gesù è di poter far del bene a coloro che ama. Che cosa desidera e a che cosa attende Gesù nel Tabernacolo?

Al compimento della tua perfezione. Quanto più gli stai vicino, tanto più egli ha tempo di lavorarti.

Per questo egli è restato nel tabernacolo esponendosi all'abbandono, all'ingratitudine, ai sacrilegi, all'universale indifferenza e irriverenza per essere a noi luce, conforto, calore.

Quando la tua anima è oppressa da dolori, da disastri familiari, da disinganni non stare a lamentarti cogli amici, a gemere o a imprecare contro gli uomini o contro la tua mala sorte: ma va' a raccontare tutto a Gesù e ad offrirgli le tue pene, perché le metta nel calice delle pene sue e dell'umanità e le offra al Padre in sacrificio di lode e d'espiazione.

Quando la tua anima è assalita dalla tempesta: tentazioni d'impurità, di incredulità, di disperazione, va' a gettarti ai piedi di Gesù, come S. Pietro nella barca che stava affondando, e gridagli che ti salvi; infallibilmente Gesù allora si alzerà e calmerà la tempesta.

Come nell'acqua torbida, in un recipiente, il fango e la polvere pian piano precipitano, e l'acqua diventa chiara; così, quando ci mettiamo a lungo avanti Gesù Eucaristico, ogni fango ed ogni turbamento precipitano e l'anima ritorna serena.

Non ci può essere tempo migliore, dopo quello della sofferenza, del tempo passato presso il Tabernacolo. Lo insegnò Gesù stesso quando Marta si lamentò perché Maria se ne stava ai suoi piedi: « Marta, Marta, sei molto indaffarata e ti affatichi in troppe cose; Maria ha scelto la miglior parte » (Lc. 10,4).

Come gli animali generalmente pigliano il colore della terra o dei vegetali sui quali vivono (es.: grilli, farfalle, afidi), così gli uomini pigliano le qualità di ciò di cui vivono: gli avari diventano duri come l'oro, i lussuriosi sensuali ed egoisti come gli animali, gli amanti di Gesù euricaristico diventano dolci e delicati come Gesù.

Per questo i santi stanno a lungo davanti al tabernacolo: le ore libere dalle occupazioni e spesso le notti intere. Tanti santi avevano quasi il domicilio in Chiesa.

f) Lettura spirituale. La lettura spirituale ha una capitale importanza nella seconda età: essa è il mezzo ordinario di cui Dio si serve per comunicare le sue ispirazioni. La maggior parte dei santi hanno ricevuto lo stimolo alla conversione e alla perseveranza nel fervore dalle buone letture.

Iddio ha voluto l'invenzione della stampa per la formazione dei suoi santi e per la diffusione del suo regno.

Bisogna però che i libri siano ben fatti perché facciano profitto. Tante opere ascetiche o agiografiche sciatte, prive di contenuto, mirabolanti o ampollose sono controproducenti: fanno venire la noia della buona lettura e della stessa vita spirituale.

Non c'è peggio che affidare una buona causa a un cattivo avvocato.

Ho spesso incontrato delle persone indisposte o prevenute contro la stampa cattolica e contro le cose spirituali per aver conosciuto la nostra peggiore stampa. Bisogna scegliere i libri buoni per sostanza e per forma. I libri più efficaci sono le vite dei santi, perché niente trascina quanto l'esempio; ma è pure necessario avere un bagaglio ascettico.

g) Preghiere della sera. Sono la cristiana conclusione della giornata. Non debbono essere rimandate al sonno; meglio anticiparle anche di un'ora.

Fa' quindi l'esame di coscienza, chiedi perdono del mal fatto. Andando a letto seguita a pregare anche solo mentalmente, finché ti addormenti e tutta la notte ti sarà computata come una preghiera.

h) Lavoro. Le occupazioni variano, ma l'intenzione deve essere sempre la stessa: tutto per amor di Dio.

Durante la rivoluzione francese, un prete aveva l'abitudine di dir sempre: « Per il buon Dio », sia confessando, sia andando dagli ammalati, sia mangiando, ecc. Scoperto e portato alla ghigliottina, gli fu chiesto dal boia se avesse qualcosa da dire. Il buon prete disse le ultime parole: « Anche questo per il buon Dio ». E fu decapitato.

Così scorra la tua vita.

Durante il lavoro, specialmente se è materiale, ripeti sempre delle giaculatorie. La tua giornata diventi una preghiera continua.

E quando verrà l'ora della tua morte ripeti per l'ultima volta: « Anche questa, o Signore, per amor tuo ».

i) Confessione. Spesso il tenore della vita spirituale dipende dal confessore, almeno quando non c'è un direttore spirituale santo. Molti abbandonano la vita spirituale o ne perdono i meriti per avere un confessore privo di vita interiore: quelli che il demonio ed il mondo non hanno potuto perdere, spesso vengono perduti da un confessore troppo umano. Chiedi a Dio un confessore santo e dotto, o almeno un direttore spirituale dal quale di tanto in tanto possa pigliare una buona direzione.

Vi son pochi santi perché vi sono pochi santi confessori e direttori spirituali. Una delle opere più grandi e più efficaci per la gloria di Dio è la direzione delle anime; chi ne ha la possibilità non può fare cosa più grande nella sua vita che divenire un direttore spirituale.

La confessione va fatta ogni otto giorni o almeno ogni quindici. Nell'esame preventivo alla confessione bisogna evitare due eccessi: di non pensare a niente o di pensar troppo.

È necessario fare un esame di coscienza, ma non è necessario farlo a lungo, nella vana ricerca di peccati che non esistono. Bastano per l'esame pochi minuti; se nulla affiora è segno che la grazia di Dio è stata più forte della nostra miseria e ci ha preservato da cadute.

Invece allora di crucciarsi per non saper trovare nulla di male, bisogna dar gloria a Dio della grazia che ci ha usata e pregarlo di voler continuare ad assisterci.

Una donna che si tormentava l'anima a pensar sempre i suoi peccati passati, i possibili non detti, le eventuali circostanze taciute e rifaceva sempre le sue confessioni, un giorno, finita la sua interminabile accusa si sentì dire dal confessore: « Ancora c'è qualche cosa ».

« No, rispose la donna, credo non ci sia nulla ».

« Sì, rispose il confessore, c'è ancora qualche cosa: c'è la tua mancanza di fiducia nella mia misericordia che mi offende sopra ogni altra cosa ».

E scomparve. Era Gesù.

Non si deve sempre rivangare il passato, specie dopo avere fatta la confessione generale. La confessione deve essere breve e semplice. Gesù vuole il pentimento ed il proposito di non ricadere.

l) Confessione spirituale. Per confessione spirituale s'intende l'esame di coscienza e l'accusa fatta a Dio stesso con cuore contrito, domandandogli perdono e promettendogli sinceramente di non voler ricadere. Tale confessione si deve fare ogni sera durante le preghiere della sera; ma è bene farla diverse volte al giorno, impiegando anche solo qualche minuto. È il mezzo per tenerci sempre sotto controllo, per riparare immediatamente le cadute fatte e non restare una sola ora in stato di tiepidezza. È un mezzo anche per evitare eventuali altre cadute sia perché così i propositi son sempre freschi, sia perché un esame non deve finire senza uno sguardo preventivo sulle possibili future cadute allo scopo di evitarle.

m) Raccoglimento. Raccogliere significa raccattare, e riunire ciò che è disperso. E’ bene raccogliere le cose proprie: i frutti del proprio giardino, le carte del proprio ufficio, i membri della propria famiglia ecc. Ma quello che soprattutto importa è raccogliere se stesso.

Purtroppo la vita ci sottopone ad una continua dispersione. Disperdiamo energia nel lavoro, intelligenza negli affari, amore nelle creature.

Da mane a sera non facciamo che disperdere frammenti del nostro corpo e della nostra anima, parti del nostro io. Spesso non ne possiamo più di questa continua dispersione e, malgrado l'impegno che richiedono le nostre attività, viviamo intimamente scontenti.

Né contenti possiamo essere perché non siamo contenuti in noi, non siamo interi in noi, né interi col nostro Amore, ma ne siamo fuori e lontani in parte o in tutto.

Quando la dispersione è grande avvertiamo un grande senso di stanchezza e di vuoto. Una cosa sola allora è necessaria: raccogliersi, cioè ritirare il proprio corpo e le proprie energie dalle attività, i propri pensieri dalle cose terrene, il proprio cuore dalle creature e rientrare interi, soli in luogo deserto (nella solitudine della Chiesa o della casa o della campagna), ove nessuno pigli o distragga qualche parte di noi.

Bisogna ritirarsi innanzi a Dio, ché altrimenti il senso di stanchezza o di scontento aumenta e ci getta violentemente o nella disperazione, o nuovamente nel vortice dell'attività, del peccato, del vuoto.

Bisogna rientrare soli, senza farci accompagnare da nessuna creatura, da nessuna preoccupazione. Bisogna dimenticare tutto e metterci interamente dinanzi a Dio, meditando e pregando, come un accumulatore scarico a contatto dell'energia elettrica per essere ricaricato.

Allora tutta l'anima colle sue facoltà sarà in noi, Iddio la riempirà interamente e in noi si ristabilirà la pienezza della vita e della gioia.

Quanto tempo bisogna stare in tale ritiro? Tutto il tempo che è necessario per reintegrarci e ripigliare pieno possesso di noi e di Dio; tutto il tempo necessario, quindi, per rivedere dove e perché avevamo lasciati brandelli di anima e di cuore, quando e perché non siamo stati interi colla nostra volontà, ma abbiamo peccato e trasgredito i propositi; tutto il tempo necessario per saziare l'anima nostra di Dio, per ripigliare la fiducia in Dio, la sicurezza di noi, la pace piena. Il consuntivo del bene e del male, i propositi e la confessione concludono il ritiro.

A questo raccoglimento è necessario dedicare qualche tempo al giorno, qualche giorno al mese, qualche mese all'anno, anche con ritorni alla vita per i nostri più stretti doveri. È questo il passeggio e la villeggiatura dell'uomo di Dio.

Tutte le altre attività passano in secondo ordine, perché nessuno può sostituire la gloria che dobbiamo a Dio, la vita che dobbiamo a noi, come nessuno può sostituirci nei pasti e nel sonno.

Il ritiro bisogna che produca un raccoglimento non solo momentaneo, ma permanente. Bisogna quindi uscire padroni dei propri pensieri e della propria volontà. Bisogna sublimare da ogni cosa il proprio pensiero e da ogni creatura il proprio cuore a Dio.

Bisogna conservare sempre il freno alla lingua, il controllo alle azioni, imbrigliandosi il meno possibile nelle cure mondane, parlando il meno possibile delle cose vane, non scattando mai né dinanzi all'offesa, né dinanzi all'ingiustizia, né dinanzi alla seduzione.

Bisogna essere interi dove si opera, come i saggi, come gli Angeli, come Dio stesso.

ILDEBRANDO A. SAN-ANGELO


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