Delasuss, Henri;
Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà
(I Parte - Guerra alla civiltà cristiana)
LA FRAMASSONERIA SOTTO LA TERZA REPUBBLICA
Nell'ottobre 1872 si tenne nella provincia di Novara, a Locarno, un conciliabolo dei principali capi della massoneria italiana. In questa adunanza Félix Pyat rappresentava la Francia, ed il generale Etzel rappresentava la Prussia. Ivi fu decisa la dittatura del massone Gambetta.
L'attuazione di questo progetto sembrava assai inverosimile per non dire impossibile. Gambetta ritornava da S. Sebastiano, posto tra le rovine della guerra e le rovine della Comune. Egli aveva inoltre contro di sé i disordini finanziarii della sua prima dittatura ed i brogli che l'aveano contrassegnata; questi ostacoli pareano insormontabili.
La massoneria seppe appianarli. Le commissioni d'inchiesta dell'Assemblea tacquero, i ministri si astennero, sebbene la maggior parte di loro non fossero framassoni; il che dimostra assai bene fin dove essa, mercè le sue influenze segrete, possa estendere la sua azione.
Nel viaggio oratorio ch'ei fece dopo che l'Assemblea nazionale avea dichiarato che la sua missione era compiuta, Gambetta espose a Lilla il programma che la massoneria, sempre audace e perciò sempre vittoriosa,(1) proponeva al paese: "Fa d'uopo che la nuova Assemblea si levi e dica: Eccomi! Io sono sempre la Francia del libero esame e del libero pensiero".
Dopo il 24 maggio 1873, il governo di Mac-Mahon continuò a trattare col Grand'Oriente alla pari. Leone Renault, prefetto di polizia, apriva, all'insaputa del duca di Broglie ministro dell'interno, negoziati colla massoneria come con una potenza straniera.
Le elezioni del 20 febbraio 1876 sostituirono alla Repubblica conservatrice, che l'Assemblea nazionale erasi lusingata di costituire, la Repubblica rivoluzionaria ed anticristiana.
Il 16 maggio 1877 Mac-Mahon sciolse quella Camera.
Alla vigilia delle elezioni che doveano sostituirla, i capi del Governo conservatore rivolsero alla Francia un supremo appello:
"Se voi nominate questi uomini - i 363 opportunisti e radicali, - se essi ritornano al governo, ecco cosa faranno:
"Sconvolgeranno tutte le leggi; disorganizzeranno tutta la magistratura; disorganizzeranno l'esercito; disorganizzeranno tutti i servizi pubblici; perseguiteranno il clero; ristabiliranno la legge dei sospetti; distruggeranno la libertà dell'insegnamento; chiuderanno le scuole libere e ristabiliranno il monopolio; attenteranno alla proprietà privata ed alla libertà individuale; rimetteranno in vigore le leggi della violenza e della oppressione del 1792; caccieranno via gli ordini religiosi e richiameranno gli uomini della Comune; essi, rovineranno la Francia all'interno e l'umilieranno al di fuori".
Tutte queste minaccie annunziavano di fatto ciò che dovea accadere, ciò che abbiamo veduto e vediamo; ma non è cogli scongiuri che si trattiene un popolo sulla china del male.
"I principali mezzi d'influenza e di corruzione adoperati da Gambetta in tutta la Francia per far trionfare i suoi nello scrutinio - disse il Citoyen, giornale socialista - ebbero per base l'azione della framassoneria, ed a Parigi specialmente l'amministrazione dell'Assistenza pubblica.
"Un mese prima della data del decreto di convocazione degli elettori, tutte le loggie massoniche di Francia furono chiamate a deliberare sulla questione elettorale.
"Quelle che si mostrarono contrarie alla politica gambettiana non furono più convocate; ma quelle che vi aderirono, divennero, durante il periodo delle elezioni, e restano ancora centri permanenti d'azione politica a favore dell'opportunismo.
"Quanto all'Assistenza pubblica, sappiamo che furono distribuite somme considerevoli, sotto forma di soccorso per far propaganda elettorale in tutti i quartieri di Parigi dove il gambettismo era specialmente avversato.(2)
È sopratutto a Belleville che si scopersero queste distribuzioni insolite dopo due mesi ".
Hanno luogo le elezioni e si fanno contro "il governo dei parroci". Mac-Mahon si sottomette, poi si dimette. Si fonda allora l'Unione repubblicana che va dal centro sinistro all'estrema sinistra e dichiara che ha un nemico da combattere: Il clericalismo. Il clericalismo è il cattolicismo; lo proclamano ad alta voce e si fanno un dovere di sterminarlo "lentamente sì, ma sicuramente". Giunge l'ora delle nuove elezioni; il paese si mostrerà egli più illuminato, più previdente? La Camera del 21 agosto 1881 riuscì peggiore della precedente. Essa forma "il grande ministero" con Gambetta alla testa.(3) Paolo Bert, ministro dei culti e dell'istruzione pubblica, proclama la necessità di distruggere la "filossera nera". Questa Camera fa la legge della scuola neutra, la legge del divorzio e quella delle sepolture civili. Le elezioni del 1885 sono migliori. Il paese sembra ricredersi e voler fare uno sforzo per iscuotere il giogo massonico. Ma la setta è troppo potente, troppo ben organizzata, troppo ben governata, per lasciarsi cacciar fuori da uno scrutinio. L'Unione repubblicana conta 380 membri nella nuova Camera, l'opposizione 204. È troppo. La maggioranza abusa senza pudore della sua forza per invalidare in massa l'elezione degli avversari, per intimidire gli elettori, ed aver libere le mani più di prima a compiere il male. Come rappresaglia, da quattro a cinquecento sacerdoti sono privati del loro assegno, se è lecito usar questa parola; e di propria autorità, senza consultare i Vescovi, vengono soppressi, per la maggior parte, i vicariati sovvenuti dallo Stato.
Da quel momento la setta non conosce più freno, fa quello che vuole, quando e come giudica opportuno per arrivare con più sicurezza a' suoi intenti.
La Camera del 1889 fa la legge sulle fabbricerie; quella del 1893 fa la legge dell'aumento; quella del 1898 prepara la separazione della Chiesa dallo Stato colla legge sulle Associazioni; quella del 1902 vuol compierla prima di finire il suo mandato.
Nel gennaio 1892, quindici anni dopo la sostituzione della repubblica massonica alla repubblica conservatrice, i sei Cardinali francesi, ai quali aderirono dodici Arcivescovi compresivi due coadiutori, sessantacinque Vescovi, compresivi due vescovi titolari, pubblicarono un Resoconto della condizione fatta alla Chiesa di Francia seguito da una Dichiarazione.
Incominciavano col ricordare alcune parole che di recente erano state proferite dall'alto della tribuna francese a nome del Governo: "La Repubblica è piena di riguardi per la religione. Nessun Governo repubblicano ha mai avuto il pensiero di molestare in alcun modo la religione, o dì restringere l'esercizio del culto. Noi non vogliamo, e tutto il partito repubblicano non vuole essere rappresentato come quello che abbia voluto, anche per un momento, invadere il dominio religioso, ed attentare alla libertà delle coscienze".
A queste parole impudenti, i Cardinali opponevano i fatti. Essi incominciavano col dire: "Egli è disgraziatamente vero che, da dodici anni, il governo della Repubblica, è stato ben altra cosa che la personificazione del pubblico potere: esso è stato la personificazione d'una dottrina, diciamo meglio, d'un programma, opposto affatto alla fede cattolica, ed applica questa dottrina, realizza questo programma, in modo che niente vi è oggidì, nè Persone, né istituzioni, né interessi, che non sieno stati metodicamente colpiti, diminuiti e, per quanto fu possibile, distrutti".
I nostri lettori sanno bene quale sia questa dottrina, d'onde essa venga, a qual tempo risalga, quali ne siano stati gl'inventori; e neppure ignorano quale sia la tenebrosa associazione che si è tolto il cómpito di farla trionfare e di stabilire il suo impero sulle rovine di tutte le istituzioni cristiane, con gravissimo danno di tutti i legittimi interessi.
Entrando nei particolari, il resoconto passava in rivista la condotta del Governo rispetto a Dio e al culto che gli è dovuto; rispetto al clero, all'insegnamento, alla famiglia. Sono già trascorsi tredici anni, ed ogni anno vide promulgarsi nuove leggi e nuovi decreti improntati tutti della stessa tendenza: la volontà di annientare il cattolicismo in Francia.
È ciò che fece osservare il Papa Leone XIII alcuni giorni dopo la Dichiarazione dei Cardinali: "Come non saremmo colpiti da vivo dolore, nell'ora presente, considerando profondamente l'importanza della vasta congiura che certi uomini hanno formato di annientare in Francia il cristianesimo, e l'odio, l'animosità ch'essi manifestano nell'attuare i loro disegni, calpestando le più elementari nozioni di libertà e giustizia contro i sentimenti della maggioranza della nazione, e di rispetto per gli inalienabili diritti della Chiesa cattolica? ... Povera Francia! Dio solo può misurare l'abisso dei mali in cui si sprofonderebbe, se questa legislazione, lungi dal correggersi, si ostinasse in un tale deviamento che finirebbe con lo strappare dalla mente e dal cuore dei Francesi la religione che li ha fatti si grandi".(4)
Ci vorrebbe un volume per ricordare tutti gli atti legislativi, tutti i decreti, tutte le misure prese durante l'ultimo quarto di secolo per annientare il cattolicismo in Francia, si può anche dire per distruggere la Francia. Poiché a questo mira la setta internazionale: essa considera sempre la Francia come il sostegno e l'appoggio terreno della Chiesa edificata sopra di Pietro da N. S. Gesù Cristo. Essa vorrebbe farla sparire di mezzo alle nazioni. Noi abbiamo dato nella Semaine Religieuse della diocesi di Cambrai, il riassunto degli atti di persecuzione al tempo delle ultime elezioni legislative. È inutile qui riprodurlo; i fatti sono ancora nella memoria e sotto gli occhi di tutti.(5) Ma ciò che importa di constatare si è che tutte queste misure di persecuzione furono imposte dalla framassoneria.
"Si può affermare senza temerità - diceva nel settembre 1893 un giornale che passava per fedele riflesso delle idee preponderanti in seno del Grand'Oriente, il Matin, - che la più parte delle leggi che subiscono i Francesi - parliamo delle grandi leggi politiche, - furono studiate dalla framassoneria prima di comparire nell'Officiel". Esso aggiungeva: "Le leggi sull'insegnamento primario, sul divorzio, le leggi d'aumento, le leggi militari, e fra le altre quella sull'obbligo del servizio militare pei seminaristi, hanno spiccato il loro volo dalla via Cadet verso il palazzo Borbone; e vi ritornarono inviolabili e definitive". E conchiudeva in aria di trionfo: "Noi siamo ancora onnipotenti, ma a patto di sintetizzare le nostre aspirazioni in una formula. Da dieci anni, noi abbiamo camminato ripetendo questo grido: "Il clericalismo, ecco il nemico!" Noi abbiamo dappertutto scuole laiche, i preti son ridotti al silenzio, i seminaristi portano lo zaino. Non è già un risultato ordinario in una nazione che si chiama la figlia primogenita della Chiesa".(6)
La prova di quanto afferma il Matin la troviamo nel Bulletin du Grand Orient.
Nel 1891, ai 18 settembre, l'assemblea votò la seguente proposta: "L'assemblea massonica invita il Consiglio dell'Ordine a convocare al palazzo del Grand'Oriente, tutti i membri del Parlamento che appartengono all'Ordine a fine di comunicar loro i voti espressi dalla generalità dei massoni, come l'orientazione politica della federazione. Dopo ciascuna di queste riunioni, il Bollettino pubblicherà la lista di quelli che avranno risposto alla convocazione del Consiglio dell'Ordine, quella di coloro che si saranno scusati, come pure quella di coloro che non avranno risposto all'invito. Queste comunicazioni ufficiali del Grand'Oriente, come gli scambi di vedute che le seguiranno, dovranno essere fatte in uno dei nostri templi, sotto la forma massonica, al grado di apprendista, dirigendo i lavori il Consiglio dell'Ordine, tenendosi sulle colonne gli invitati".(7)
Si potrebbe facilmente provare che alla stessa maniera che tutte queste leggi di persecuzione furono proposte dai framassoni, così fu pure a mezzo di framassoni (obbedienti ad una consegna talvolta ritardata da un segnale di pericolo che il F... Brisson era incaricato di far alzare sopra l'assemblea) che esse (leggi) furono votate e infine, dopo la promulgazione, rese più gravi dalle circolari e regolamenti dei ministri framassoni.
Molte volte, i giornali hanno messo in rilievo dei ministri che aveano immolato il loro libero arbitrio ai piedi del Grand'Oriente. In tutti i gabinetti, da ben vent'anni, essi hanno formato sempre la grande maggioranza. Perciò il F... Colfavra ha potuto dire con tutta verità: "Dai nostri ranghi sono usciti gli uomini più ragguardevoli del Governo della Repubblica e del partito repubblicano".(8) Niente è più vero della parola di Mons. Gouthe-Soulard: "Noi non siamo in Repubblica ma in Framassoneria"; o quella di Gadaud, allora ministro dei lavori pubblici: "La Framassoneria, è la Repubblica chiusa; la Repubblica, è la Framassoneria aperta".
Note al capitolo 20
(1) "Osate, questa parola compendia tutta la politica della nostra rivoluzione". Saint-Just, Relazione fatta alla Convenzione a nome dei comitati di salute pubblica e della sicurezza generale, 8 ventoso, anno II.
(2) È inutile ricordare che nella Francia intera le commissioni degli ospizi e degli uffici di beneficenza furono rinnovate da cima a fondo.
(3) Ecco un tratto assai curioso e molto caratteristico:
Allorché Gambetta era presidente della Camera, diede un giorno un gran pranzo officiale a cui invitò tutti i membri dell'Assemblea e l'ordine di precedenza fece sedere alla sua destra il più vecchio dei vice presidenti, l'onorevole conte de Durfort de Sivrac, uno dei capi della Destra cattolica e monarchica.
Durante il pranzo il deputato d'Anjou osservò il bicchiere singolare e straordinario di cui servivasi il suo anfitrione e con la famigliarità cortese che gli permetteva il carattere di presidente gli manifestò il suo stupore e gli chiese se quello strano bicchiere si riferiva a qualche ricordo particolare.
Infatti - gli rispose semplicemente Gambetta - è il bicchiere di Lutero che si conservava in Germania da tre secoli e mezzo come una reliquia, e che le società framassoniche d'oltre Reno mi hanno fatto l'onore insigne di offrirmi come segno di simpatia".
Chateaubriand nelle sue Mémoires parla pure del bicchiere di Lutero ch'egli avea visto a Berlino circondato di venerazione, come la sedia di Calvino è custodita religiosamente a Ginevra.
Affinchè i Tedeschi abbiano potuto privarsi d'un oggetto così prezioso ai loro occhi e ne abbiano fatto omaggio all'uomo stesso che si atteggiava a personificare in Francia l'idea della guerra ad oltranza e della riscossa implacabile contro la Germania, quali servizi eccezionali non doveva aver reso alla setta internazionale!
(4) Enciclica Inter sollicitudines.
(5) Quelli che volessero avere alla mano il quadro degli atti legislativi di persecuzione, promulgati da venticinque anni, potrebbero ricorrere a parecchi opuscoli: La persécution depuis quinze ans, di un patriota (Maison de la Bonne Presse). Vingt-cinq ans de gouvernement sans Dieu, di Paul Gréveau (Paris, comité antimaçonníque). Les actes du ministère Waldeck-Rousseau (Paris, chez Louis Trémaux). La guerre á la religion. Exposé des projets de loi antireligieux, soumis aux Chambres françaises, di C. Grousseau (Société générale de librairie catholique), etc., etc.
(6) Articolo del Matin citato dalla "Framassoneria smascherata", settembre 1893, pp. 322-325.
(7) Bulletin du Grand Orient, 1891, p. 668.
(8) Congrès international du centenaire, compte-rendu, p. 98.
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