Conseguentemente, quelle che comunque obbediranno superando le proprie personali convinzioni, il proprio volere e i propri giudizi, senza dubbio non perderanno per questo il merito della vera obbedienza; anzi, a maggior ragione, acquisteranno la gloria celeste. Nel fare atto di umiltà, cioè nel rimettere la propria volontà non solo alle superiori e madri, ma anche alle uguali e alle minori, seguiranno la via mostrata dal Figlio di Dio che, nella sua infinita bontà, obbedì non solo al Padre eterno, ma a sua Madre e a Giuseppe, come attesta il Vangelo dove dice: «e a quelli era sottomesso».
Pertanto si vergogni la superbia del cuore umano, che mai non vuole sottomettersi e sempre cerca di soprastare e dominare gli altri. Si confondano le menti di quanti ritengono sufficiente, a reggere e ammaestrare gli altri, il poco tempo trascorso nel porto della salutare obbedienza; della qual cosa si ingannano, perché credono di avere percorso la via della perfezione e sono, invece, caduti nella fossa della presunzione, non considerando quanto siano lontani dalla perfettissima e umile obbedienza di Cristo Gesù.
Trascorsi ventinove anni sottomesso e docile, durante i quali occultò l'altezza della sua divinità sotto l'ombra della sua verginale umanità, Gesù, come capo, ancora più sopportò molte e diverse pene e derisioni, quasi non avesse fatto nulla esercitando la obbedienza: infatti, non solo non fu creduto Figlio di Dio, come invece è, ma fu chiamato e reputato bestemmiatore e prevaricatore della sua legge; dai principi e dai baroni del mondo non fu onorato, come oggi fanno i suoi servi, anzi fu reputato stolto e malfattore; ma Egli tutto sostenne, per obbedire completamente alla volontà del Padre. Così, si dimostra che la sua obbedienza fu perfetta, perché non solo fu soggetto al Padre, ma si sottomise anche alla signoria di vilissimi peccatori; dalle cui mani ebbe crudelissima morte e, in questo modo, condusse al fine la sua obbedienza.
Ogni persona invitata alle nozze dell'Agnello, cioè alla santa religione, dovrebbe attenersi a questo esempio e avere il desiderio di stare non solo trentatré anni e più sottoposto agli altri, come fece Cristo, ma quotidianamente domandare a Dio la grazia di finire i propri giorni in vera e umile obbedienza, per essere più conforme al suo Figliolo. Si mediti, anche, che Cristo Gesù non solo fu obbediente al Padre e soggetto alle creature umane, ma anche alle cose insensibili, perché, incarnandosi, patì fame, sete, freddo e caldo e tutte le necessità della nostra fragile natura, finché, in virtù della obbedienza, si sottomise alla crudeltà degli asperrimi chiodi, sotto i quali rimase confitto, fino all'ultimo respiro.
Perciò, chi potrà dubitare della propria eterna salute, se finirà il mortale cammino in tale virtù? La obbedienza fa più simile la serva al suo Signore, che non qualunque altra virtù: per questa sacra obbedienza, non promise il Padre eterno ad Abramo di mandare suo Figlio a prendere la nostra morte, per darci la sua vita? Certamente sì; dunque, chi vuole edificare un buon edificio, prenda per fondamenta la obbedienza e non dubiti di salvarsi, con essa, meglio che non con qualunque penitenza, digiuno o contemplazione si voglia.
La cosa più grande e più gradita a Dio, che la religiosa possa fare, è quella di staccarsi dal proprio arbitrio e di donargli tutta sé stessa: come è facilmente comprensibile, la creatura che volontariamente si sottopone ad altre, per amore del suo Creatore, fa cosa maggiore e merita più di quella che lo serve senza rinunciare al proprio arbitrio; infatti, se Abramo fu giustificato per la sua obbedienza a Dio, quanto maggiormente lo sarà quella che si sottopone alla obbedienza della serva di Dio!
Perciò, carissime, operate con buona volontà e ricordate sempre che non donerete al vostro sposo, Cristo Gesù, una cosa migliore della perseveranza nell'impegno preso con Lui, anche se, alcune volte, il nemico faccia apparire la via intrapresa o troppo stretta o troppo larga. Questo capita alle novizie, appena entrate nel campo di battaglia, affinché, al più presto, da piombo diventino oro finissimo, cioè trasformino la loro sensualità in spiritualità e lascino le cose del mondo, per appartenere al Cielo.
In questo modo opera il Signore nostro Dio, perché vuole condurle per la stessa via percorsa dal suo Figliolo, che, dall'istante della sua nascita fino alla morte, andò sempre per la via della croce.
Santa Caterina da Bologna
di Illuminata Bembo
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