giovedì 20 febbraio 2020

Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!



...  ma  è  proprio un  ritorno  alle  origini?


Incominciamo col riportare quello che scrisse il grande e santo Pontefice Pio XII nella sua enciclica “Mediator Dei”, proprio a coloro che volevano ripristinare cerimonie e riti antichi. Scrisse: «Un antico uso non è, a motivo della sua antichità, il migliore, sia in se stesso, sia in relazione ai tempi posteriori».
Quindi, il ritorno alle origini (della Chiesa) non è un progresso, ma un anacronistico regresso ed essenzialmente antistorico! (come non sarebbe un progresso voler tornare all’uso della candela, delle torce, delle lucerne ad olio, oggi che abbiamo la luce elettrica!).
Lo stesso dicasi per il ritorno all’uso della “Comunione sulla mano”:
non è un progresso, ma un regresso! Molto clero, oggi, va raccontando che, nei primi dieci secoli della Chiesa, la regola, o l’uso generale, era proprio di “comunicare” i fedeli in piedi e dando loro il Pane consacrato sulla mano, senza alcuna previa adorazione né genuflessio ne; anzi! i fedeli prendevano essi stessi dalle mani del sacerdote (o del diacono, o del laico) per servirsi poi da soli, e preferibilmente a casa propria, intorno a un tavolo. Ma la “verità storica” è ben diversa! Vediamola, in dettaglio, sui dati oggettivi di quei primi tempi cristiani:
1° - È storicamente falso che la S. Messa la si celebrasse, «di preferenza, a domicilio, intorno a un tavolo». A quei tempi, la mancanza di luoghi di culto e di materiale liturgico era dovuto solo alle “persecuzioni”, ancora molto prima della
“catacombe”!
Comunque, finite le persecuzioni, ecco nascere le “case di Dio”, i locali riservati, cioè, alle celebrazioni eucaristiche.
2° - la “tavola” non fu mai né la “regola” né l’uso generale dell’antichità cattolica, ma fu solo l’eccezione, in casi d’emergenza! Quindi, «sarebbe uscire dalla retta via ridare all’altare una forma primitiva di tavola»1.
Già San Paolo rimbrottava i fedeli di Corinto per aver travisato la natura e le finalità delle “agapi”, le quali erano solo dei “pasti” di fraternità cristiana, tanto che poté scrivere: «Non avete, dunque, le vostre case per mangiare e per bere? o avete forse in dispregio la Chiesa di Dio?…». L’Apostolo, quindi, faceva discernimento tra nutrimento ordinario (agape) ed Eucarestia; e siccome molti fedeli di Corinto si mostravano irriverenti verso il Signore - per cui furono colpiti da malattia e anche da morte! - S. Paolo li rimbrottava: «Se qualcuno ha fame, mangi a casa sua, onde non vi raduniate a vostra condanna!»2.
Ma siccome questi abusi, deprecati già da S. Paolo, si ripetevano ancora, tanto in Oriente che in Occidente, il Concilio di Laodicea (380) intervenne con vigore proprio contro le “agapi” nella “Casa di Dio” (can. 28); come pure lo farà il Terzo Concilio di Cartagine che interdisse quei “conviviali”! (can. 30). Anche il Diritto cristiano decretò che le “agapi” dovevano farsi in luoghi distinti da quelli in cui si tenevano i santi misteri dell’altare2. E fu per questo che S. Pio X, poi, nel suo Decreto “Lamentabili sane exitu” del 3 luglio 1907 condannò la “proposizione 49” che diceva:
«La cena cristiana, assumendo a poco a poco l’indole di una azione liturgica, coloro che solevano presiedere alla cena acquistarono il carattere sacerdotale».
È, quindi, un falso! Sullo stesso piano storico, invece, l’inevitabile confusione e gli arbìtri delle varie chiese, già nei primissimi tempi della Storia della Chiesa, mobilitò la medesima, subito, a dare una maggiore uniformità di indirizzi e di prassi, limitando sempre più le varie improvvisazione dei celebranti. 
È da qui l’origine dei vari “Sacramentari” (Gelasiano, Gregoriano…) e dei vari “Manuali e Direttori”, fino al “Pontificale Romano”, ai “Cerimoniali” e ai “Messali”, sorti appunto per unificare i testi e le rubriche, da un Papa all’altro, fino a Sisto V (1585-1590) che istituì anche la “Congregazione dei Riti”4!
E tutto questo fu proprio per tutelare la santità del culto, per arginare abusi di cui se ne avvantaggiavano gli eretici!
L’Eucarestia, quindi, non fu mai considerata dalla Chiesa come un “toast” da passarsi di mano in mano su un piatto o su un canestro! Il Sacramento dell’Eucarestia, cioè, non doveva essere preso con le proprie mani, bensì “ricevuta”…
dalla mano del solo sacerdote. Tertulliano di Cartagine (160-250) lo scrisse: «Noi non lo riceviamo dalla mano di altri (“nec de aliorum manu sumimus”)5.

del sac. dott. Luigi Villa

Nessun commento:

Posta un commento