Gesù parla della Corredentrice negli scritti di Maria Valtorta
“Il mondo, il Cielo, l’Eterno attendevano la sua parola di consenso. Ed Ella la pronunziò quella parola. Ma a costo di quanto dolore!” (“Poema”, vol. I, p. 105).
“Il dolore grande, maiuscolo, sovrano, assoluto, incessante, è penetrato in Lei con la violenza di una meteora che precipita dal cielo, nel momento stesso in cui Ella conobbe l’estasi dell’abbraccio con lo Spirito Creatore, nel momento in cui concepì il Verbo Incarnato. Beatitudine e dolore hanno stretto in un unico laccio il Cuore di Maria, nell’attimo del suo altissimo Fiat e del suo castissimo sposalizio. Beatitudine e dolore si fusero in una cosa sola, come Ella era divenuta una cosa sola con Dio:
una sola Volontà, che la rese partecipe di tutto. Chiamata ad una missione Redentrice, il dolore superò, sin dal primo momento, la beatitudine. Congiunta allo Spirito di Sapienza, Ella ebbe rivelato quale futuro era riservato alla sua Creatura e non vi fu più gioia, nel senso abituale della parola, per Maria. Ad ogni ora che passava, un amore ed un dolore senza paragone si alzavano come onde in un mare in tempesta nel Cuore suo e la flagellavano con la loro potenza. Il suo Cuore conobbe il morso delle spade del dolore dal momento in cui la Luce, lasciando il centro del Fuoco Uno e Trino, penetrò in Lei, iniziando l’Incarnazione di Dio e la Redenzione dell’uomo. E quel morso crebbe, ora per ora, durante la santa gestazione. Maria infatti conosceva bene le Sacre Scritture. Ancora più grande il dolore nel momento in cui Gesù nacque per essere Luce ad un mondo in tenebre. Infatti, la beatitudine della Madre che bacia la sua Creatura si cambiò in Maria nella certezza della Martire che sa più prossimo il martirio… A quel seno che meritava tutta la gioia destinata ad un Adamo senza colpa, Dio ha voluto dare tutto il dolore. E per noi! Per noi, la pena di aver addolorato Giuseppe. Per noi, il puerperio fra tanto squallore. Per noi, la profezia di Simeone, che le rigirò la lama nella ferita, ribadendo e acutizzando il morso della spada. Per noi, la fuga in terra straniera, per noi le ansie di tutta una vita…”
(“Quaderni del ‘43”, p. 311-312)
Pablo Martín Sanguiao
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