Benelli, Casaroli, Ruini
Mons. Giovanni Benelli fu, prima, Pro-segretario di Stato, poi, dal 1977 Vescovo di Firenze e, subito dopo, fatto Cardinale. Dopo la morte di Paolo VI, aveva tentato di essere eletto Papa, ma fu invece eletto il card. Siri, il quale, per le terribili minacce fatte dallo stesso card. Benelli, dovette desistere. E così, come compromesso, fu eletto il card. Luciani, col nome di Giovanni Paolo I.
Ma dopo 33 giorni di regno, Giovanni Paolo I fu ucciso.
Fu lo stesso don Villa a chiedere al card. Palazzini di far fare un’auto psia al Papa, e per essere più convincente, radunata la stampa di Roma, ventilò il dubbio di un assassinio. Il card. Palazzini, allora, fece eseguire tre autopsie, che furono chiamate “visite mediche”. Il risultato di tutte e tre fu: “Assassinato”!
La pubblicazione della “Lista Pecorelli” troncò la candidatura del card. Casaroli; e dopo un altro scontro tra Benelli e Siri, dopo la morte di Luciani, fu eletto il card. Karol Woytjla. Con la morte del card. Giovanni Benelli, avvenuta nel 1982, l’uomo più potente in Vaticano era il card. Agostino Casaroli.
Ma “Chiesa viva” aveva ancora dei validi e coraggiosi collaboratori; infatti, a fianco di quelli che abbandonavano la battaglia, vi erano anche personaggi che, malgrado la loro elevata posizione in Vaticano, si dichiaravano apertamente collaboratori della Rivista e difensori di don Villa.
Uno di questi fu mons. Nicolino Sarale, che lavorò in Segreteria di Stato dal 1978 al 1995, anno della sua morte.
Mons. Sarale, per “Chiesa viva”, scrisse libri e quattro cicli completi di Omelie per Sacerdoti e, negli ultimi anni della sua vita, tenne la rubrica: “Osservatorio Romano”, in cui denunciava la crescente crisi interna della Chiesa.
Mons. Sarale non era solo un collaboratore, ma anche la “sentinella” di don Villa in Segreteria di Stato, e gli scrisse lunghe lettere sulle questioni più delicate e scottanti della Chiesa. Egli era un uomo limpido e coraggioso: ogni mese riceveva 50 copie di “Chiesa viva” che diffondeva anche in Segreteria di Stato. Egli aveva il coraggio di difendere don Villa di fronte ad alti Prelati, e persino di fronte al Papa.
Alcuni anni dopo la morte di questo carissimo amico di don Luigi, mettendo insieme varie frasi udite dal Padre ed altri articoli letti sui giornali, riuscii a farmi un’idea sulla strana morte di Mons. Sarale, avvenuta il 27 settembre 1995.
Un giorno, don Villa mi raccontò di una sua visita a mons. Sarale, il quale, parlando della sua salute, gli accennò ad una sua malattia alle ginocchia e di certe iniezioni che il medico gli faceva in quelle parti del corpo.
Don Luigi aggiunse di aver ottenuto da lui l’involucro della confezione di queste iniezioni e di averle mostrate al suo medico, il quale, dopo aver associato la malattia del Monsignore alle iniezioni che gli venivano praticate, esclamò: «Ma queste iniezioni provocano il cancro!».
Difatti Mons. Sarale morì a seguito di una operazione che si era resa necessaria per poterlo salvare da un cancro, che si era sviluppato allo stomaco, con una rapidità impressionante. Dopo la morte di mons. Sarale, sui giornali, scoppiò lo scandalo del medico di Giovanni Paolo II, il quale - si diceva - era riuscito ad arrivare fino a quella posizione senza alcun concorso, e che, dopo lo scandalo, si defilò. Era quello lo stesso medico che aveva praticato le iniezioni alle ginocchia di mons. Nicolino Sarale?
Gli anni 1990, sulla scena del Vaticano, videro il ritiro del card. Agostino Casaroli da Segretario di Stato, il declino del card. Ugo Poletti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e Vicario di Sua Santità, e la contemporanea ascesa di mons. Camillo Ruini.
I cardinali Casaroli e Poletti, entrambi massoni, figurano nella “Lista Pecorelli” con tanto di data di iniziazione, di Numero di matricola e di Sigla.
Il card. Casaroli era l’alfiere della politica filo-comunista di Paolo VI,
chiamata “Ostpolitik”, e dalla sua carica di Segretario di Stato, a fianco di Giovanni Paolo II, era l’uomo più potente del Vaticano, che aveva, come secondo, solo il card. Ugo Poletti, il quale aveva fatto una carriera fulminea, con Paolo VI, per una ragione molto particolare.
Divenuto Arcivescovo di Milano, mons. Montini prese la decisione di chiudere e spostare altrove “Il Popolo d’Italia”, un giornale ben consolidato, e pubblicato dalla Diocesi di Novara. L’arcivescovo di Novara, mons. Gilla Vincenzo Gremigni, protestò perché questo atto non era di giurisdizione dell’Arcivescovo Montini. Ai primi di gennaio 1963, solo sei mesi prima della sua elezione al papato, Montini inviò all’Arcivescovo di Novara una lettera di tale contenuto che, al leggerla, Gremigni ebbe un attacco di cuore e morì. La lettera fu trovata dall’Ausiliare, mons. Ugo Poletti, il quale la custodì per sè. Quando Montini divenne Papa, il fantasma dell’Arcivescovo Gremigni lo seguì nella persona di mons. Poletti.
Nel 1967, la stampa italiana ricevette l’informazione che la morte dell’Arcivescovo Gremigni aveva a che fare col nuovo Papa.
Subito dopo, Poletti ebbe una serie di miracolose promozioni da parte di Paolo VI: Vescovo di Spoleto (1967), Vicereggente di Roma, e cioè il più stretto collaboratore del card. Angelo Dell’Acqua (Segretario di Stato e Vicario del Papa) (1969), Cardinale (1973), Vicario del Papa (1973), Presidente della CEI (1985). Già nel 1986, mons. Camillo Ruini era diventato il pupillo del card. Poletti come suo Segretario della CEI, ma pochi anni dopo, nel 1991, mons. Ruini fu proiettato al vertice del potere vaticano; in rapida successione, egli fu nominato: Cardinale, Vicario del Papa e Presidente della CEI, mantenendo questi ultimi due titoli per molti e, forse, troppi anni.
Nel 1991, il card. Camillo Ruini era diventato l’uomo più potente del Vaticano.
Lo stesso anno 1991, don Villa iniziò a pubblicare, su “Chiesa viva”, una lunga serie di articoli sul movimento Neo-catecumenale, fino a quando, il 13 maggio 2000, questi furono raccolti e pubblicati in un libro, dal titolo: “Eresie nella dottrina neo-catecumenale” che denunciava le 18 eresie di questo Movimento, diretto da Francesco Argüello, detto “Kiko” e della sua compagna, una ex suora, di nome Carmen Hernandez.
Di sicuro, questi attacchi non piacquero al card. Ruini, poiché era proprio lui il Protettore ufficiale di questo Movimento ereticale.
a cura dell’Ing. Franco Adessa
Nessun commento:
Posta un commento