martedì 14 aprile 2020

Il dogma di Maria Corredentrice: è questo il momento opportuno per proclamarlo?



LA CORREDENTRICE


Perché questo è il momento per il dogma di Maria Corredentrice? 

La lettera apostolica del Papa Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”  (“Rosario della Vergine Maria”), ha riacceso l’interesse sul ruolo di Nostra Signora  nella vita di Cristo e nella storia della salvezza. 
Mark Miravalle –uno dei principali promotori dell’iniziativa di dichiarare Maria  Corredentrice– ha spiegato a ZENIT il suo punto di vista. Miravalle è professore di  teologia e di mariologia all'Università Francescana di Steubenville (USA) e presidente di “Vox Populi Mariae Mediatrici”. 

Zenit: Perché pensa che il titolo di Maria Corredentrice sia un titolo mariano legittimo nella Chiesa? 

Miravalle: Il titolo mariano di “Corredentrice” si riferisce alla partecipazione unica di  Maria nell’opera della nostra redenzione compiuta da Gesù Cristo. Il prefisso “co-”  viene dalla parola latina “cum”, che significa “con” e non “uguale a”. Il termine, per  come è usato dalla Chiesa, non pone mai Maria su un piano di uguaglianza con  Gesù Cristo, il Redentore Divino. Tuttavia la cooperazione umana libera e attiva  della Madre di Gesù nella Redenzione, specialmente nell’annunciazione e nel  Calvario, viene giustamente riconosciuta dal magistero papale e dagli insegnamenti  del Concilio Vaticano II –si veda la “Lumen Gentium”, nn. 56, 57, 58 e 61–  e diventa  un esempio preminente di come ogni cristiano è chiamato a diventare un  “cooperatore di Dio”. 
    Il teologo Padre Cottier, O.P., [adesso è cardinale] recentemente ha difeso il titolo  di Maria Corredentrice negli insegnamenti del Concilio Vaticano II in un discorso  internazionale per la Congregazione per il Clero. Il cardinale Schönborn, ex  segretario della commissione del Catechismo Universale, è anche lui uno strenuo  difensore del titolo, ed uno dei 550 vescovi che appoggiano la definizione papale di  Maria Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata. 

Domanda:  Giovanni Paolo II ha mai chiamato Maria “la Corredentrice” ? 

Miravalle: Papa Giovanni Paolo II ha usato il titolo di Corredentrice almeno in sei  occasioni durante i suoi discorsi, come aveva fatto parecchie volte anche Papa   Pio  XI prima di lui. Per esempio, nella sua omelia a Guayaquil, in Ecuador, nel gennaio  del 1985, Giovanni Paolo II ha dichiarato che Maria era stata “crocifissa spiritualmente con il suo Figlio crocifisso” e che “il suo ruolo di Corredentrice non è cessato  dopo la glorificazione di suo Figlio”.  
I ripetuti e coerenti insegnamenti del Santo Padre su Maria come Corredentrice,  nei suoi discorsi e nelle omelie, sono una manifestazione dell’opinione e del  magistero ordinario del Papa che richiede il nostro “assenso religioso della volontà e  dell’intelligenza”, secondo la “Lumen Gentium”, 25. 
Il Concilio Vaticano II in numerose occasioni fa riferimento ad allocuzioni papali  come sostegno dottrinale alle sue conclusioni conciliari. I discorsi dei papi sono stati riconosciuti dal Concilio come fonti dottrinali legittime, perciò il Magistero mariano  di Giovanni Paolo II dovrebbe essere considerato allo stesso modo in questo  periodo post-conciliare.  
    I santi portano una forte testimonianza a favore del titolo di Maria Corredentrice.  San Pio da Pietrelcina, San José María Escrivá, Santa Teresa Benedetta della Croce  (Edith Stein), San Leopoldo Mandic, il Beato Bartolo Longo e molti altri santi e beati  canonizzati recentemente, hanno usato il titolo, assieme a San Massimiliano Kolbe.  Madre Teresa di Calcutta è stata una leader, nel vero senso della parola, nella causa  per una definizione dogmatica di Maria Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie.  Anche Suor Lucia, la veggente di Fatima, ha sottolineato il ruolo di Maria  Corredentrice nel suo ultimo libro “Gli appelli del messaggio di Fatima”, nel quale  parla di Maria Corredentrice in sei diverse sezioni. 

Domanda: Come risponde all’obiezione che “Corredentrice” non è un termine legittimo perché non figura nel linguaggio della Scrittura e dei Padri della Chiesa?  

Miravalle: Sollevare obiezioni sulla legittimità del titolo di Corredentrice vuol dire  implicitamente criticare Giovanni Paolo II che, ripeto, ha usato ripetutamente il  titolo di Corredentrice. Usare il linguaggio della Scrittura e dei Padri come criterio  per decidere la legittima terminologia della Chiesa significherebbe in pratica  eliminare i titoli mariani dogmatici dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione,  come pure il termine “transustanziazione” e perfino l’infallibilità papale, dal  momento che nessuna di queste verità dogmatiche sono descritte nel linguaggio  della Scrittura e dei Padri. Sarebbe importante evitare qualunque tipo di “semiprimitivismo”, che precluderebbe uno sviluppo legittimo della dottrina o del titolo a  causa della mancanza di un riferimento esplicito nella Scrittura e nei Padri.  
    Il Venerabile cardinale Newman in merito ad un’obiezione analoga, rispose a  Pusey dicendo: “perché contestate il fatto che Nostra Signora venga chiamata  Corredentrice quando siete pronti ad accettare titoli incommensurabilmente più gloriosi  attribuiti a Maria dai Padri: Madre di Dio, Seconda Eva, Madre di Vita, Stella del  Mattino, Nuovo Paradiso Mistico, Centro dell’Ortodossia, e altri simili?”. 

Domanda: Ma la definizione papale di Maria Corredentrice ostacolerebbe l’importante missione ecumenica della Chiesa? 

Miravalle: Negli anni ‘50, i teologi protestanti Miegge e Maury hanno identificato la  corredenzione mariana come il problema fondamentale nella mariologia del 20°  secolo. Più recentemente, è stato osservato che l’omissione dei titoli di Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie nel Vaticano II, per non offendere i cristiani  protestanti, non era effettiva, poiché la dottrina della corredenzione e della  mediazione è rimasta un insegnamento fondamentale del Concilio.  
È tempo di essere più diretti ed espliciti con gli altri corpi ecclesiali cristiani circa  la dottrina cattolica della corredenzione e mediazione mariana, e di articolare questa verità con la più grande integrità e precisione teologica possibili, ma  manifestando allo stesso tempo grande sensibilità verso coloro che non condividono la nostra visione cattolica. Questo sarebbe il significativo beneficio  ecumenico  di  una  definizione  di  Maria Corredentrice. 
Il cardinale O’Connor, di New York, ha dichiarato che una definizione aiuterebbe notevolmente l’ecumenismo perché la sua esatta articolazione assicurerebbe ad altre chiese cristiane che noi distinguiamo adeguatamente fra l’associazione  unica di Maria con Cristo e la potenza redentrice esercitata soltanto da Cristo. 
    Nella “Ut Unum Sint”, il Santo Padre afferma che l’unità cristiana voluta da Dio  può essere raggiunta soltanto tramite un’accettazione del contenuto completo della  verità rivelata, e proibisce qualsiasi compromesso di verità o di sviluppo dottrinale a  favore di un “accordo accomodante”.  
La persona stessa di Giovanni Paolo II offre una valida ragione per l’opportunità  nel presente di una definizione papale di Maria Corredentrice. Questo papa possiede l’autentico dono di essere al tempo stesso “pienamente ecumenico” e  “pienamente mariano”. Chi meglio di Giovanni Paolo II può mantenere il delicato equilibrio fra piena integrità dogmatica e autentica sensibilità ecumenica per  quanto riguarda la formulazione di un nuovo dogma mariano? Non rivela egli  brillantemente nella “Rosarium Virginis Mariae” questo cauto equilibrio?  
    All’inizio dell’anno mariano 1987, il Santo Padre ha esortato la commissione  preparatoria ad avere più “fiducia in Maria per la missione dell’ecumenismo”. La  stessa saggezza deve essere applicata ad un possibile dogma mariano. La Madre  spirituale di tutti i popoli rimane la Madre dell’Unità Cristiana, non il suo ostacolo.  Per quanto riguarda gli Ortodossi, le Chiese nostre sorelle, la loro generosa  celebrazione liturgica del ruolo della Madre di Dio nella nostra salvezza è qualcosa  che la Chiesa d’Occidente dovrebbe imitare e riscoprire. La loro comune preghiera  liturgica “O Madre di Dio, salvaci” mette in luce il cuore del ruolo unico di Maria  nella missione salvifica di suo Figlio. Il patriarca Bartolomeo ha pubblicato nel 1998  un’enciclica sul ruolo della Madre di Dio nella salvezza, che è stata quasi  completamente ignorata in Occidente. Resta il fatto che le chiese ortodosse, come  anche i corpi ecclesiali protestanti, non accettano l’ufficio del Papato e quindi  logicamente non potrebbero mai essere favorevoli all’esercizio di un carisma papale  di infallibilità che proviene da un ufficio che a priori rifiutano. Ecco perché  sostenere che fino a che non riceviamo l’approvazione delle autorità ortodosse e protestanti per un dogma –mariano o di altro tipo– il Papa non dovrebbe  dichiararlo, significa, da un punto di vista filosofico e pratico, escludere completamente  il carisma  dell’infallibilità  papale. 

Domanda: Quanti fedeli cattolici hanno fatto petizioni a favore di questo dogma, e  vedete qualche attinenza fra la proclamazione di questo dogma mariano e la situazione attuale del mondo?  

Miravalle: Negli ultimi 10 anni, circa 7 milioni di petizioni da oltre 150 paesi sono  state inviate alla Santa Sede, assieme all’approvazione di 550 vescovi ed oltre 40  cardinali. Ciò costituisce la più estesa campagna di petizione nella storia della  Chiesa. Alla luce dell’attuale clima di “guerre e rumori di guerre” nel mondo, credo  la proclamazione del dogma di Maria Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e  Avvocata, sarebbe lo strumento per realizzare il pieno esercizio del ruolo materno  di intercessione di Nostra Signora nel portare la pace ad un mondo senza pace, nell’adempimento della sua promessa di Fatima: “alla fine il mio Cuore Immacolato  trionferà… e un periodo di pace sarà concesso al mondo”. Dio rispetta la libertà umana e la proclamazione papale la “renderebbe libera” di esercitare pienamente  i  suoi ruoli salvifici per l’umanità contemporanea.  

La recente promulgazione del “Rosarium Virginis Mariae” e il dono dei cinque  nuovi misteri luminosi ci ricorda che il Santo Padre mantiene tutto il suo riguardo  per la Madre di Dio. Credo che dovremmo mantenere una mente aperta ed  obbediente al discernimento finale di questo papa del “Totus Tuus” per quanto  riguarda l’opportunità della definizione di Maria Corredentrice. 

Dall’articolo "Why now is the time for a Dogma of Mary Co-redemptrix", pubblicato  da Zenit il 31.10.2002 [traduzione a cura di "Profezie per il Terzo Millennio"] 

Pablo  Martín  Sanguiao

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