domenica 19 aprile 2020

Il dogma di Maria Corredentrice: è questo il momento opportuno per proclamarlo?




“Mamma, perché piangi ?” 

(Pagine tratte dal libro “Parole di Cielo”, dell’Anonimo del XX secolo) 

“Dagli occhi di una madre ciascun figlio argomenta, in varie occasioni, gli affetti di  Colei che, generandolo, donò al Figlio suo proprio immagine di se stessa. Guardare una  mamma significa leggere nobili sentimenti o pene materne. Ebbene, figuratevi un  momento l’incontro degli sguardi miei, pendente dalla croce, con gli sguardi di mia  Madre quasi morente ai miei piedi. Cosa c’è di più pietoso che vedere Maria che guarda  Me in stato di immense pene? La Mamma afflittissima non dimenticò più lo sguardo mio  col quale le trafissi l’ultima particella di cuore ancora sana e dovetti operare un grosso  prodigio per tenerla ancora in vita... 
Mamma mia, quali cose ti procurai associandoti a Me nella Redenzione del genere  umano! I tuoi occhi ora brillano, ma il mio Cuore non sarà pago finché non farò  conoscere a quanti più vorranno le tue pene, le tue amarissime amarezze. Chi mi ama  mi segua anche in questo e cioè nel ricordo frequente di quegli occhi materni...”  
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“Oggi ricordate i dolori di mia Madre e ve ne fate l’idea che potete. Oggi Io ricordo  quei dolori, quelle pene, quel Cuore spezzato per Me e per voi, che era talmente bello e  puro e così palpitante di santissimo amore, che da solo fece argine al grande mare  tempestoso delle anime e mi portò, quale tramite da Me desiderato, tutti voi, figli suoi.  Ella, purissima dalla nascita, non avrebbe dovuto soffrire le conseguenze del peccato ed  invece, con Me, ha ricevuto e sostenuto tutta la gravezza del mondo. Io ho redento, Lei  ha cooperato con Me per amore mio e vostro. Io, Figlio divino dell’Immacolata, ho  sofferto la grandissima Passione mia come soltanto il Padre può conoscere, ma non fui  solo, perché Lei era con Me e mi comprendeva tanto da essersi trasformata in una  torcia di dolore. 
Oh, se sapeste cosa chiedete a Me e a Lei quando ci pregate di farvi provare una  piccola parte delle nostre sofferenze! Se lo sapeste! Ma non potete farlo bene se non  avete grandissima unione con Noi e, se vi esaudisco, sarà un soffrire blando assai al  confronto di Me e di Lei. La Passione mia e quella di Maria, infatti, non saranno mai  comprese da altre creature umane o angeliche, perché Io e Lei siamo altissimamente  soli dinanzi a mio Padre, sebbene collegati a voi in unione di carità”. 

“Tutte le volte che Maria, piangendo, ricordava la mia Passione, Io, dal Cielo ove  ero salito dopo i quaranta giorni della mia Risurrezione, non mancavo di tenerle  compagnia per sollevarla dalle crudeli pene che si rinnovarono nel suo cuore di Madre.  Ella, per prima, infatti, è stata la continuatrice delle stesse mie pene e ha, per così dire,  inaugurato la schiera innumerevole di coloro che completeranno il poco che manca alla  mia Passione, perché riservato ai seguaci miei. Tanto più in Maria, prima fra tutti,  dovevasi verificare un'eccezionale unione alla mia Passione, cui aveva partecipato  direttamente, essendone stata parte viva ed accetta. Perciò, a Lei rivolgete spesso il  pensiero, voi che avete aderito alla mia Passione, perché Ella sa, può e vuole aiutarvi a  considerare Me sofferente. Con Me e con Lei, e dunque, non temete di entrare nel solco  doloroso delle mie atroci pene dall’Orto al Calvario”.  
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“Chi vuole considerare mia Madre dolente sul Calvario si rivolga a Me ed Io, che  vissi quelle ore terribili, volentieri darò luce e compassione per Colei che volle assistere  alla mia morte. M’aveva seguito, come poteva, nella via che conduceva al luogo del mio  martirio e quando ci potemmo vedere fu, per Lei e per Me, una trafittura immensa.  L’accompagnarono fin sotto il Calvario, ma non subito poté avvicinarsi alla mia Croce.  Comunque, la sua vita era più che mai dipendente dalla mia ed Ella sentiva di morire  lentamente, stretta da una morsa crudele. I battiti del suo Cuore s’illanguidivano sempre  più e il dolore l’aveva come impietrita. Povera mia Mamma, quanto l’ho fatta soffrire!   Non volevo che mia Madre restasse lontana a vedermi; perciò feci in modo che le fosse  stato possibile avvicinarsi alla mia Croce. Ero Dio, ma soffrivo come Uomo e come tale  ho desiderato la vicinanza di mia Madre. Tanto più che ciò corrispondeva al mio disegno  divino di renderla partecipe eccezionale della mia Passione. Così poté cooperare con Me  e con Me concorrere alla salvazione del genere umano. Già era degna di essere  partecipe della mia opera di redenzione, ma facendola sostare sotto la mia Croce, le ho  voluto conferire il riconoscimento di questa mia scelta. 
Dunque, mia Madre si era avvicinata a Me ed Io potevo scorgerla dietro il velo di  sangue che mi teneva le palpebre quasi del tutto chiuse. Pur essendo vicinissimo a  morire, il mio Cuore di Figlio ebbe un palpito tutto speciale per quella povera Madre che  mi aveva secondato divinamente per tutta la vita. Stavo per partire dalla terra e come  potevo non salutare Colei che mi generò, Colei che trepidò con Me e che stava offrendo  veramente tutta se stessa per Me e per voi? 
Voi sapete quale fu il mio addio. Il mio addio fu una sostituzione di Me stesso con  voi, tramite Giovanni. Ella comprese ed accolse, con immensa riconoscenza, in luogo  del Figlio unico ed insostituibile, una moltitudine di figli che avrebbe curato e seguito  con lo stesso amore che aveva avuto per Me. Maria gradì il dono perché veniva da Me,  morente, e perché Giovanni sarebbe stato il ricordo vivo mio, quando dopo un po’ l’avrei  lasciata. Inoltre Giovanni era anche un altro simbolo, quasi una corona alla Madre dei  gigli, e ciò Maria intese subito con gratitudine. 
Addio, Mamma, addio; ma non passerà molto che ci rivedremo ed allora non sarai  più mesta, come ora. Mamma, addio. Ti lascio a guardare la mia Chiesa nascente, che  vorrai nutrire come un tempo nutristi Me. Addio, Madre dolorosa, addio. Vado al Padre e  torno, come dissi, e ti preparerò un trono lucente e maestoso. Oggi mi vedi nell’umiliazione, ma presto ti estasierai per la mia gloria. Madre, addio. Il mio primo  sguardo fu per te ed ora anche l’ultimo è a te riservato. Mamma, addio...”  

“Tanto mi preme dirvi qualcosa sulle atroci sofferenze che quasi soffocarono mia  Madre a causa delle mie pene. Fin da quando ero fanciullo, Ella apprese che la quasi  infinita dolcezza che sperimentava per essere Madre mia, aveva come contrapposto stati  di dolore e di struggimento che la tenevano sospesa fra la vita e la morte. Sicché presto  si convinse che l’esser Madre dell’Uomo dei dolori comportava l’effettiva partecipazione  a tutte le mie pene. E come può estraniarsi una Madre dalle sofferenze di suo Figlio?  Come poteva non aiutarmi a soffrire Colei che scelsi per farmi aiutare a redimere? Per  tanto la sua vita, nascostissima ora a voi, era apertissima a Me, perché era l’altare sul  quale ho preferito immolarmi. Sì, la mia Mamma ha fatto da altare, in certo modo, a  tutte le mie offerte, giacché nessuna ne facevo senza di Lei. 
Amatela, amate la dolorosa Madre! Comprendetela, almeno un po’, perché pochi  cercano di esserle vicini per quello che ha sofferto per Me. 
Ed ecco cosa voglio farvi sapere. Quando Giovanni poté far avvicinare mia Madre  alla Croce, dove ero confitto da circa un’ora, avvenne che tutti i miei dolori furono a Lei  comunicati, partecipati, in un attimo, sicché da allora Ella sentì di essere crocefissa con  Me. Tutta la sua anima bruciava di dolore, mentre il suo corpo riceveva raggi dolorosi  che le trapassavano mani, piedi e cuore. Allora compii il primo miracolo del genere,  sicché Maria fu la prima stigmatizzata da me. 
Benedetta Madre, che sopportasti così crudeli piaghe e che bruciasti di cocentissimo dolore! 
Chi non la compatisce, non è degno di Me. Chi la dimentica, meriterebbe di essere  dimenticato da Me. Perciò a voi la ricordo, a voi la mostro ed in voi voglio continuare a  lodarla e amarla”. 

Pablo  Martín  Sanguiao

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