GUSTAVO ROL
Riporto ora la trascrizione di questa che, a tutti gli effetti, è una profezia relativa al nostro paese, l’Italia.
“Non temete se dirò delle cose tremende, però vi assicuro che non sono qui per essere cattivo, bensì, per aiutarvi, ammonirvi e finalmente confortarvi per ciò che avverrà in un futuro assai prossimo.
È perfettamente inutile oggi recriminare e lamentarsi di una situazione alla quale tutti gli Italiani ed anche voi, proprio voi, avete contribuito con la vostra ignavia e per l’egoistico interesse del vivere in pace.
Così la guerra avrete e con la guerra anche la più sanguinosa delle rivoluzioni.
Francamente ditemelo: se dovreste mai in questo stesso momento presentarvi al cospetto di un giudice supremo, avreste mai il cuore sereno, libero e fiduciosamente certo di essere assolti?
Che cosa, che cosa avete mai sacrificato del vostro interesse alla necessità del vostro prossimo (alludo a quello povero, il più umile, il più diseredato ed afflitto)?
Quale, quale è stato l’intento vostro, se non quello di ammassare beni ed orgoglio, egoismo, intemperanza e crudeltà?
Certamente, crudeltà anche, dal momento che più volte, infinite volte nel corso della vita avete derubato di un gesto di carità od almeno di comprensione coloro ai quali avete venduto, ed a caro prezzo, i frutti della non vostra intelligenza.
Tutte queste cose non vi seguiranno nella tomba, né le ritroverete se qui dove ora siete dovreste per sventura vostra tornare. Queste mie parole non assurgono ancora al senso di un rimprovero, bensì ad un benevolo, forse paterno ammonimento.
Ma questa mia voce sarà l’unica, la prima e l’ultima occasione che vi ho offerta.
Il denaro accumulato ben oltre i limiti fissati dalla previdenza, il cibo ingerito a squarciapancia, ben oltre le necessità volute da un normale appetito, la libidine di una esaltazione sessuale lungi assai dai soavi aneliti che il vero amore suggerisce e tutto ciò sempre, sempre, sempre a scapito di altri: furto, disordine e lussuria.
Ditemelo voi, quali cose partoriscono queste cose? Io stesso che vi parlo fui simile a voi e guazzai nell’abbondanza e nel vizio, e forse ancora più di quanto voi facciate. Ho detto facciate, per ben distinguere quali oggi siete da ciò che forse foste o che sarete. Se fu peggio prima o se domani rotolerete maggiormente, lo ignoriamo.
Sei vite io vissi qui, in questo immondo letamaio che è la Terra satellite del Sole e patria di Dei. Raggiunsi un altro lido finalmente benigno, ove la morte già più non atterrisce, nè l’amore si consuma e si esaurisce nell’abitudine e nel sesso. Finché degno, anche se non redento, ma la coscienza di essere stati creati dà gioia al cuore e conferisce la certezza che l’immortalità è possibile.
Sublime rivelazione che Dio esiste, ma come esiste, che Dio è presente ai nostri delitti, che Dio può assolvere, che Dio è noi pur che noi l’avessimo voluto.
Meraviglioso Iddio dell’amore e di tutti i sensi, di tutte le bellezze, ben oltre quelle che il vostro genio ha intuito, ben oltre il sacrificio di santi e di eroi. Dio eterno amore”.
Non c’è molto da commentare perchè queste parole sono di una limpidezza disarmante.
Un piccolo appunto sull’affermazione relativa alle “sei vite” (“Sei vite io vissi qui…“) che è in disaccordo, almeno apparentemente, con quanto affermò Rol stesso, che era un cattolico convinto, dicendo che la reincarnazione non esisteva.
(Fonte , Lugli, R., "Gustavo Rol. Una vita di prodigi", 1995/2008, p. 89-91)
(Fonte , Lugli, R., "Gustavo Rol. Una vita di prodigi", 1995/2008, p. 89-91)
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