Nessuno dovrebbe presumere di poter diventare
un contemplativo senza aver prima debitamente purificato
la propria coscienza da tutte le azioni peccaminose
Ma se vuoi sapere quando devono dedicarsi al lavoro contemplativo, allora ti rispondo a questo modo: non prima di aver purificato la loro coscienza da tutti i peccati commessi in precedenza,
secondo la comune disciplina della santa chiesa.
In questo lavoro l’anima fa seccare completamente le radici e le fondamenta del peccato, che ancor restano anche dopo la confessione, a dispetto di tutto l’impegno che uno
vi può mettere. Perciò chiunque vuol compiere ogni sforzo per diventare contemplativo, deve innanzitutto purificare la sua coscienza, e solo in seguito, dopo aver fatto debita ammenda dei propri peccati, può
disporsi alla contemplazione con coraggio, sì, ma anche con umiltà. E farebbe bene a ricordarsi di tutto il tempo in cui ha fatto tutt’altro.
Infatti, è questo il lavoro in cui l’anima dovrebbe impegnarsi per tutta la vita, anche se non avesse mai commesso un peccato grave. E per tutto il tempo in cui abiterà
in questo corpo mortale, l’anima avvertirà sempre la presenza ingombrante della nube della non-conoscenza tra sé e Dio. Inoltre, come conseguenza del peccato originale, vedrà e sentirà costantemente
dentro di sé qualcuna delle creature che Dio ha fatto, o qualche loro opera, tutte protese a intromettersi tra sé e Dio.
Anche questo fa parte della saggezza e della giustizia di Dio: l’uomo, quand’era signore e padrone di tutte le altre creature, si rese volontariamente schiavo dei suoi stessi
sudditi, disubbidendo al comando di Dio, suo creatore, cosicché ora, ogniqualvolta vuol eseguire quel comando, vede e sente ergersi al di sopra di sé e intromettersi di prepotenza tra sé e Dio, quelle
stesse creature che dovrebbero star sotto di lui.
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