L'ARALDO DEL DIVINO AMORE
Parole ed azioni esprimono chiaramente in Geltrude zelo per la salvezza delle anime, e l'amore per la Religione. Quando scorgeva nel prossimo qualche difetto, non si dava pace finchè non
l'avesse corretto; e se il suo desiderio non si realizzava, ne era inconsolabile; nulla lasciava d'intentato per raggiungere lo scopo: preghiere, esortazioni, consigli, ambasciate di altre persone. Se, vedendo inutili
tali premure, si tentava di consolarla dicendole che, dopo tutto, non doveva crucciarsi per quelle anime incorreggibili, avendo fatto tutto il possibile per salvarle, e che alla fin fine esse sole ne avrebbero scontata la
pena: « Ah! », esclamava la Santa, «queste crudeli parole mi trafiggono l'anima come acuto strale! Preferisco morire piuttosto che darmi pace sulla perdita eterna de' miei fratelli».
I sacri ardori dello zelo l'animavano a tradurre dal latino, in uno stile semplice e fresco, i passaggi più oscuri, per renderli evidenti, anche alle intelligenze meno
dotate. Da mane a sera era impegnata a sunteggiare i sacri testi, ed a dilucidare i punti più difficili per la gloria di Dio e il vantaggio del prossimo.
Beda esprime in modo mirabile la grandezza di tale lavoro quando afferma: « Non c'è grazia più sublime, nè occupazione più meritoria di quella
che guida il prossimo verso l'Autore di ogni bene e che accresce il giubilo della patria celeste, aumentando il numero degli eletti ».
E S. Bernardo: « La vera e casta contemplazione ha come carattere fondamentale il sacro fuoco dello zelo, cioè la brama d'attirare a Dio altri cuori, tanto che
l'anima zelante interrompe volentieri persino l'esercizio del divino amore, per darsi all'apostolato; essa poi ritorna alla contemplazione con accrescimento di carità, ottenuto dai frutti abbondanti delle
sue fatiche (Trattato della Carità, VIII, 34 e commento del Cant. dei cant., LVII, 9).
Se poi si considera che, come dice S. Gregorio, nessun sacrificio è più caro a Dio dello zelo per la salvezza dei fratelli, si capirà perchè Gesù
riposasse con tanta delizia nel cuore di Geltrude, altare vivente, da cui si elevava incessantemente il profumo soave di tale preziosa offerta apostolica. Un giorno il Signore Gesù, il più bello fra i figli degli
uomini, le si presentò portando sulle regali e delicate spalle una casa enorme, che pareva sul punto di cadere. « Come vedi - diss'Egli alla sua Sposa - io sono schiacciato sotto il peso di quest'edificio.
Esso è la Religione; l'edificio crolla da tutte le parti, e s'incontrano ben poche anime generose che vogliono venirmi in aiuto per sostenerlo! O mia amatissima Sposa, compatisci alla mia stanchezza! ».
E aggiunse: « Coloro che, con atti o parole, diffondono la Religione, sono poderose colonne che sostengono il mio peso e mi aiutano a portarlo, secondo le loro forze»«. Geltrude, profondamente commossa e
piena di compassione per l'amato suo Signore, propose di dedicare ogni energia al progresso della Religione, e di osservare la Regola al di là delle sue forze, per essere a tutte stimolo di buon esempio.
Dopo qualche tempo di fedeltà rigorosa e assoluta, Nostro Signore, pago delle sue buone disposizioni, la chiamò al dolce riposo della contemplazione, di cui però
non era mai stata priva, neppure nel periodo del più intenso lavoro. Egli le fece sapere, da parte di alcuni fedeli amici, che doveva abbandonare ogni occupazione esteriore per non intrattenersi che col Diletto dell'anima
sua. Geltrude accettò con gioia questo invito, e si diede tutta al mistico riposo della contemplazione, ricercando nel suo cuore Colui che si degnava comunicarsi a lei con effusioni speciali di grazia.
Non posso tralasciare di rendere note alcune espressioni che scrisse a Geltrude un gran servo di Dio, in seguito ad una rivelazione. « Oh fedele Sposa di Cristo, "entra
nel gaudio del Tuo Signore" (Mat. XXV, 21). Grande è la predilezione di Gesù per il sacro ardore con cui hai speso le tue forze nella difesa delle verità; ora desidera vederti riposare tranquillamente
all'ombra delle divine consolazioni, per soddisfare alle sue e tue brame. Come l'albero "piantato in riva all'acqua" (Ps. I, 3) produce frutti abbondanti, così tu offri al Diletto, con l'aiuto
della divina grazia, frutti soavissimi per ogni pensiero, parola ed opera. Nulla va perduto: il vento cocente della persecuzione non potrà giammai inaridire l'anima tua, continuamente irrorata dal profluvio della
grazia celeste. Ricercando in tutte le cose la gloria di Dio e non la tua, offri al Diletto il centuplo di tutto il bene che desidereresti compire, o promuovere negli altri. Di più, il divin Salvatore si compiace di
riparare, davanti al Padre suo, le fragilità à le debolezze che deplori in te, o negli altri, e si prepara a ricompensarti come se nulla fosse mancato alla perfezione de' tuoi atti. La Corte celeste gode
a tale vista, ed esulta, cantando le lodi del Signore, e ringraziandolo di tutti i beni di cui ti ha ricolmata ».
RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE
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