lunedì 1 novembre 2021

TEMPO ED ETERNITÀ

 


Che cosa sia l'eternità secondo Boezio e Plotino. 

  

L'eternità secondo Boezio . 

Ascoltiamo ora il parere di Severino Boezio e Plotino, due grandi filosofi ed il primo non minor teologo, intorno al mistero e segreto dell'eternità: Il possesso totale e perfetto di una vita interminabile. (BOEZIO, De consolatione philosophiae. lib, V. 6). Questa definizione conviene in primo luogo all'eternità di Dio, ma conviene anche all'eternità delle creature ragionevoli, le quali la godono in quanto conseguono il possesso totale e perfetto dei beni in una vita eterna che non finisce mai. Con ragione egli chiamò questa un possesso per la perfezione del gaudio, poiché il possesso di una cosa ne dà il godimento pieno a chi ne diventa il padrone perfetto. Colui che ha presso di sé qualche cosa in prestito e in deposito, non ne ha il godimento pieno, e benché ne abbia alcun piacere, non è con quella libertà di colui che la possiede perfettamente. 

Dice ancora che questo possesso è totale, in quanto e possesso di tutti i beni senza eccezione ed è di tutti i beni uniti, senza aver bisogno per goderli, di goderne uno dopo l'altro, giacché si possono godere tutti insieme. I beni di questa vita non hanno questa natura. Se uno avesse anche tutti i beni di essa, non potrebbe goderli tutti insieme, ma soltanto gli uni dopo gli altri, Eliogabalo, che più di ogni altro volle e cercò di godere di essi, per quanto impiegasse diligenza e sveltezza, solo una volta poté appena godere di due o tre beni insieme. Mentre era al banchetto non poteva attendere alla musica da ballo; mentre partecipava ai balli non poteva intervenire alle feste degli spettacoli; mentre si occupava con queste non poteva intrattenersi con la musica; mentre attendeva alla musica non poteva andare a caccia in montagna e mentre si dilettava in ascensioni sulle montagne non poteva allettare la sua sensualità. Per provare certi piaceri doveva lasciarne altri, di modo che, sebbene non li avesse mai tutti, giacché gli mancavano quelli di cui godevano altri uomini, anche di quelli che poté godere non li godette tutti insieme. Al giusto in cielo invece non manca bene alcuno ed avendo tutti i beni non ha bisogno di passare dall'uno all'altro per goderli, perché gode di essi tutti uniti. 

Il possesso della felicità è pure perfetto, prima di tutto per la sua sicurezza cui nessuno può disturbare, Nessuno glielo può contendere, nessuno lo può rubare, nessuno lo può turbare. 

Il possesso della felicità eterna è in secondo luogo perfetto, perché si gode interamente, non come i beni della terra, i quali non si possono godere in tal modo, o per la distanza del luogo o per l'imperfezione del senso, o per la mescolanza loro con qualche dolore, o per lo meno per la moltitudine degli oggetti e la loro opposizione. Ma quella felicità eterna si possiede tutta, e perfettamente se ne assapora tutto il piacere, si percepisce tutto il suo  gaudio e l'anima resta penetrata ed imbevuta di tutta l'essenza della sua dolcezza. Questa non può essere diminuita da mescolanza di pene, né da cure improvvise, né da incapacità di soggetto, né da distanze locali, né da grandezza di oggetto. Ivi infatti non si dà luogo a dolore e preoccupazione; il soggetto si eleva, l'oggetto si accomoda ed il gaudio eterno non ha proporzione con distanze o spazi locali. 

  

L'eternità secondo Plotino . 

Per tutto questo disse pure Piotino (Ennead. 3, lib. VII, c. 2.) che l'eternità è una vita tutta piena ed unita; in essa sarà perfetto godimento di tutti i beni, secondo tutta la capacità dell'anima, né vi sarà parte alcuna dell'uomo che non sia piena di dolcezza, di gioia e di riposo. La vita dell'udito sarà piena, perché sentirà musiche di bellissimi concerti; pieno pure sarà il senso dell'olfatto per la fragranza di odori soavissimi; la vita della vista sarà piena essendo rallegrata da ogni bellezza; piena pure sarà la vita dell'intelligenza, la quale conoscerà perfettamente il suo Creatore, e la volontà pure avrà una vita piena nell'amare e godere il Signore. 

La vita temporale non può aver questa pienezza di soddisfazione, neppure nelle cose minori; l'attenzione di un senso impedisce quella di un altro e quella del corpo impedisce quella dello spirito. 

Qui non si può godere la vita se non in parte ed anche questa diminuita! In quella felicita eterna invece, il vivere sarà pieno, totale il possedere, perfetto il godere, giacché colà vive tutto quello che qui può morire. Non cesserà per incompatibilità degli oggetti, né per impedimento dei sensi, né per incapacità dell'anima la potenza di godere tutti i beni uniti, con tutti i sensi e le facoltà insieme. In  più questo possesso così totale, così pieno e perfetto è per tutta una vita senza morte, per uno spazio senza termine, per un giorno che è eterno e vale per tutti i giorni, comprendendo tutti gli anni ed abbracciando tutti i secoli, superando anzi tutti i tempi sicché in essa nulla passò e nulla passerà. 

Tutto il contrario succede poi ai poveri peccatori, la cui miseria eterna è di natura simile nel male a quella dell'eternità dei beati nel bene. Essi infatti posseggono i mali non in un modo qualsiasi, bensì con tutto quello che sono, cioè con anima e corpo, con tutti i loro sensi, con tutte le loro potenze. Quello infatti si dice possesso che si acquista col corpo presente. Questi disgraziati, con tutto il corpo, con tutta la loro sostanza staranno in quei tormenti, non come in cosa prestata, ma bensì come in cosa loro tanto propria, che non potranno mai alienarli, perché non vi è cosa tanto propria e dovuta come la pena alla colpa. E non solo, ma di essi i mali prenderanno pieno possesso, perché i sensi, le membra, le articolazioni del corpo, le potenze dell'anima e le facoltà più spirituali saranno possedute dal fuoco, dall'amarezza, dal dolore, dall'ira, dal dispetto, dalla miseria e dalla maledizione, per cui il possesso di questi infelici sarà totale e di tutti i mali insieme. Non ne mancherà alcuno, perché si convergeranno tutte le disgrazie e tutti i tormenti. Non mancherà nel gusto l'amarezza, nell'appetito la fame, nella lingua la sete, nella vista l'orrore, nell'udito lo spavento, nell'olfatto il fetore, nel cuore la pena, nell'immaginazione il terrore, né il dolore in ogni membro, né il fuoco nelle stesse viscere. I dannati possederanno tutti, i mali e tutti, totalmente. Se anche potessero subirli uno alla volta, sarebbe già tremenda la loro sorte, dato il numero immenso di anni che avrebbero a soffrire, ma la massima loro infelicità è che devono patire i tormenti tutti insieme. Non speri il dannato che per il dolore di una parte del corpo  esso cessi in altra parte, né per la pena dello spirito finisca il fuoco che brucia la carne. Tutti i mali piombano sul peccatore dannato; uno ad uno e tutti di un colpo cadono su di lui. La goccia scava la pietra, e con quaranta giorni di pioggia Dio distrusse il mondo animato. Che sarà poi quando la sua giustizia pioverà fuoco di zolfo e tempeste sopra un dannato non solo per quaranta giorni, ma per tutta l'eternità? 

Non soltanto i dannati possederanno i mali tutti e tutti insieme, ma eziandio li avranno in modo perfetto ed intero. Non diminuirà il senso per la moltitudine ed il dolore, né si ottunderà perla loro grandezza. Tanto sveglio e vivo sarà per tutti come se ne patisse uno solo. Tanto perfettamente avranno da sentire il rigore intero di qualsiasi tormento, che il fuoco non penetrerà solo le ossa, il cuore e le viscere, ma giungerà fino alla stessa anima cui crucierà immediatamente col suo incendio, con tanti tormenti eterni. Il possesso della sua miseria sarà totale, perfetto, pieno; totale perché patirà tutti i mali; perfetto perché li patirà totalmente, pieno perché li patirà in tutti i sensi, in tutte le facoltà e potenze. Non è questa una morte per vivere dipoi; vivrà questa morte nei dannati, finché vivrà Dio e la sua miseria durerà finché Dio avrà la sua gloria. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 

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