Dio
«Il sacerdote con il prefazio prepara l’animo dei fratelli, dicendo:
“Innalziamo i nostri cuori”, affinché con la risposta: “Sono rivolti al Signore” il popolo
ricordi di non dovere pensare altro che a Dio”»[362].
San Cipriano
Dio – Spirito
Tutto ciò che si dice in rapporto ai sacramenti appartiene alla rivelazione di Dio agli uomini. È qualcosa di superiore, anteriore e trascendente agli uomini. Dunque la teologia sacramentale dipende dalla Volontà di Dio e dalle prescrizioni concrete che Egli ha voluto prendere al riguardo. Stabilì i segni che si dovevano usare e, nella Nuova Legge, stabilì che i sacramenti fossero non solo segni, ma inoltre che fossero anche cause efficaci. Significano la grazia perché la danno.
Dio li ha dati per la perfezione della nostra natura umana nella dignità di «immagine e somiglianza» di Dio (cf. Gen 1,26), come suoi figli ed eredi dell’eternità. E poiché Dio non è abituato ad agire a colpi e calci, ma si adatta alla natura (la «synkatábasis» greca), come dice la Sacra Scrittura, governa soavemente ogni cosa (Sp 8,1), ne consegue che, come abbiamo visto, si adatta al processo della vita naturale nel processo della stessa vita spirituale realizzato dai sacramenti: nascere, crescere, nutrire, pulire…
La verità dell’ordine sacramentale si trova in Dio, è di istituzione divina e lo sappiamo per l’esplicita rivelazione di Dio, in modo che il suo fondamento ultimo è la determinazione divina, che è definitiva ma non arbitraria, ed opera secondo convenienze specifiche. Ha voluto che i sacramenti fossero come sono, e lo sono e lo saranno.
Questa realtà è così al punto che anche le stesse famiglie rituali, antiochenobizantina, romana e copta, che prendono origine delle tre sedi primaziali nella Chiesa, in base al canone VI del Concilio di Nicea[363] sono in rapporto a tradizioni derivanti da San Pietro, Principe degli Apostoli e primo Papa.
Antiochia, dove si era dato per la prima volta il nome di «cristiani» (At 11,26) ai nostri fratelli, era la capitale della Siria, ambito culturale e linguistico in cui si ebbe la rivelazione di Dio.
In fine, l’Eucaristia è una realtà che viene da Dio e conduce a Dio.
a) Dio
L’Eucaristia ci rende partecipi di Dio: «Il secondo significato riguarda l’effetto presente, cioè l’unità della Chiesa in cui gli uomini vengono congregati per mezzo di questo sacramento. Per tale motivo esso si denomina comunione o sinassi: spiega infatti il Damasceno, che “si dice comunione, perché mediante l’Eucaristia comunichiamo con il Cristo, sia in quanto partecipiamo della sua umanità e divinità, sia in quanto comunichiamo e ci uniamo tra noi vicendevolmente”»[364]. «In greco si dice pure “metalessi”, ossia assunzione, perché, come spiega il Damasceno, “con essa noi assumiamo la divinità del Figlio”»[365].
Ci ottiene la salvezza poiché è propiziazione davanti a Dio per la fede nel Sangue di Cristo: «…senza la fede nella la passione di Cristo non si poteva mai realizzare la salvezza, in conformità alle parole di S. Paolo: “Dio ha prestabilito Cristo come propiziazione per la fede nel suo sangue” [Ro 3,25]. Era quindi necessario che in ogni tempo presso gli uomini qualche cosa rappresentasse la passione del Signore. Di essa nel Vecchio Testamento il simbolo principale era l’agnello pasquale; tanto che l’Apostolo afferma: “Qual nostra Pasqua è stato immolato il Cristo” [1Cor 5,7]. Ora, nel Nuovo Testamento lo succedette il sacramento dell’Eucaristia, che è commemorativo della passione avvenuta, come l’agnello pasquale era prefigurativo della passione futura. Era quindi conveniente che nell’imminenza della passione, dopo aver celebrato l’antico, venisse istituito il nuovo sacramento, come dice il Papa S. Leone»[366]. Deve essere propiziatorio il sacrificio della Nuova Alleanza, perché noi uomini – per cui si effettua – siamo peccatori. «In quanto poi è sacrificio, l’Eucaristia ha effetto soddisfattorio»[367].
La verità che il Figlio è veramente Dio c’insegna che il Corpo e il Sangue di Cristo nell’Eucaristia sono veri: «S. Ambrogio afferma: “Come il Signor Cristo Gesù è vero Figlio di Dio, così è vera Carne di Cristo quella che noi riceviamo, e il suo Sangue è vera bevanda”»[368].
Per una semplice creatura è impossibile transustanziare: «Per virtù di un agente limitato non può una forma cambiarsi in un’altra forma, né una materia in un’altra materia. Ma per virtù di un agente infinito, che opera su tutto l’ente, tale conversione è possibile; perché ad ambedue le forme e ad ambedue le materie è comune la natura di ente; e l’autore dell’ente può mutare l’entità dell’una nell’entità dell’altra, prescindendo di ciò che distingueva l’una dall’altra»[369].
L’Eucaristia è la Nuova Alleanza con Dio che deve essere sancita col sangue: «Il testamento consiste nella disposizione circa un’eredità. Ora, Dio ha disposto di dare agli uomini l’eredità celeste in virtù del Sangue di Gesù Cristo perché, come dice l’Apostolo: “Dove c’è un testamento occorre che intervenga la morte del testatore” [Eb 9,16]. Ebbene, il Sangue di Cristo è stato dato agli uomini in due modi. Primo, in modo figurale: e ciò nell’Antico Testamento. Perciò l’Apostolo conclude dicendo: “Neppure il primo Testamento fu inaugurato senza sangue” [Eb 9,18], come si rileva dall’Esodo: “Dopo aver letto ogni prescrizione della legge, Mosè asperse l’intero popolo e disse: questo è il sangue del testamento che il Signore ha concluso con voi” [Es 24,7-8]. Secondo, esso fu dato nella realtà: ed è questa la caratteristica del Nuovo Testamento. L’Apostolo così ne parla nel passo citato: “Il Cristo è il mediatore del Nuovo Testamento, affinché, intervenuta la sua morte, gli eletti ricevano l’eterna eredità che è stata loro promessa” [Eb 9,15]. Perciò si dice [nella consacrazione] “il Sangue del Nuovo Testamento”, perché questo non è più dato in figura, ma nella realtà, tanto che si aggiunge: “che sarà sparso per voi”. – L’ispirazione interiore [della Nuova Legge] poi deriva dalla virtù del Sangue, in quanto veniamo giustificati dalla passione di Cristo»[370].
Non solo è Nuova l’Alleanza con Dio che si rinnova ad ogni Messa, ma è anche Eterna, perché così volle Dio, perché l’eredità è eterna e perché il Sangue di Cristo è unito alla persona del Verbo, che è eterna: «Questo testamento è nuovo perché nuova è la sua offerta sacramentale. Ed è chiamato eterno, tanto a causa dell’eterno decreto di Dio, quanto a causa dell’eterna eredità di cui in questo testamento si dispone. Inoltre è eterna la persona stessa di Cristo, per il cui Sangue è concessa tale disposizione testamentaria»[371]. « S. Cirillo scrive: “Il vivificante Verbo di Dio unendosi alla propria carne la rese vivificante. Era dunque conveniente che egli si unisse in qualche modo ai nostri corpi per mezzo della sua santa Carne e del suo prezioso Sangue, che noi riceviamo nella vivificante benedizione in pane e vino”»[372].
b) Spirito
Oggi è frequente incontrare chi definisce San Tomasso come «statico», dicendo anche che non enfatizza l’azione dello Spirito Santo o dello spirito in generale. Noi sappiamo che essi si considerano «dinamici» e «docili» allo Spirito. Ma non è proprio così.
San Tommaso parla, già nella prima questione e nel primo articolo del Trattato sull’Eucaristia, dello Spirito Santo: «L’acqua del Battesimo non ha efficacia spirituale in quanto acqua, ma per la virtù dello Spirito Santo presente in essa, cosicché il Crisostomo spiegando le parole evangeliche, “Un angelo del Signore di tempo in tempo...” [Gv 5,4],
osserva: “Nei battezzati non opera la semplice acqua; ma essa lava tutti i peccati dopo che ha ricevuto la grazia dello Spirito Santo” [In Io, hom., 36]. Ora, come la virtù dello Spirito Santo sta all’acqua del battesimo, così il vero Corpo di Cristo sta alle specie del pane e del vino. Quindi le specie del pane e del vino nulla producono se non in virtù del vero Corpo di Cristo»[373].
«Quando infatti egli [S. Agostino] dice: “Non questo corpo che vedete, avrete da mangiare”, intende escludere non la realtà del Corpo di Cristo, ma che esso fosse da mangiarsi nell’aspetto in cui lo vedevano. Con le altre parole poi: “Vi affido un mistero, che inteso spiritualmente vi arricchirà di vita”, non vuol dire che il Corpo di Cristo è presente in questo sacramento solo secondo un simbolismo mistico, ma che vi è presente in modo spirituale, ossia invisibilmente e per la virtù dello Spirito. Perciò commentando l’affermazione “la carne non giova a nulla”, spiega: “Nel senso inteso da loro. Infatti essi capirono che dovevano mangiare la sua carne come si strappa a morsi da un cadavere o come si vende alla macelleria, non come è animata dallo spirito. Si unisca lo spirito alla carne e giova moltissimo; se infatti la carne non servisse a nulla, il Verbo non si sarebbe fatto carne per abitare tra noi”»[374]. «Il testo di S. Agostino e altri simili si riferiscono al Corpo di Cristo fisicamente visibile, al quale accennano le parole del Signore stesso: “Me invece non mi avrete sempre” [Mt 26,11]. Invisibilmente invece sotto le specie di questo sacramento egli è presente dovunque questo sacramento si compie»[375]. «[…] L’argomento è valido se si riferisce alla presenza del Corpo di Cristo fisicamente intesa, ossia nella sua specie visibile; ma non se si riferisce alla sua presenza spirituale, cioè invisibile, secondo il modo e la virtù dello spirito. Di qui le parole di Sant’Agostino: “Se intendi spiritualmente” le parole del Cristo a riguardo della sua carne, “esse sono per te spirito e vita; se le intendi in senso carnale, esse sono ugualmente spirito e vita, ma non lo sono per te”»[376].
Solo la potenza dello Spirito Santo trasforma il pane e il vino: «Il Damasceno afferma: “Solo per virtù dello Spirito Santo avviene la conversione del pane nel Corpo di Cristo”»[377].
Lo Spirito Santo agisce nell’Eucaristia ex opere operato: «S. Agostino ha scritto: “Nella Chiesa Cattolica riguardo al mistero del Corpo e del Sangue del Signore un buon sacerdote non fa niente di più di un sacerdote cattivo: perché il mistero si compie non secondo i meriti del consacrante, ma per la parola del Creatore e per la virtù dello Spirito Santo”»[378].
Quando si domanda se il sacerdote peccatore possa celebrare l’Eucaristia cita San Giovanni Damasceno e Papa Gelasio: «Il Damasceno afferma che “il pane e il vino per l’intervento dello Spirito Santo si convertono soprannaturalmente nel Corpo e nel Sangue del Signore”. Ma il Papa Gelasio si domanda: “Come potrà intervenire lo Spirito celeste, invocato per la consacrazione del divin sacramento, se il sacerdote che ne implora la presenza si rivela pieno di atti peccaminosi?”. Perciò l’Eucaristia non può essere consacrata da un cattivo sacerdote...». E risponde: «Prima di quelle parole il Papa Gelasio aveva scritto: “La santa religione che segue la disciplina cattolica, esige tanta riverenza che nessuno deve osare di venire ad essa se non con pura coscienza”. Da questo appare evidente che egli intendeva distogliere il sacerdote peccatore dall’accedere a questo sacramento. Perciò le parole seguenti: “Come potrà intervenire lo Spirito celeste...?”, sono da intendersi nel senso che lo Spirito interviene comunque non per merito del sacerdote, ma per la virtù di Cristo, le cui parole vengono proferite dal sacerdote»[379].
«S. Gregorio esclama: “Oh in quale grande illusione cadono coloro che reputano i divini e occulti misteri poter essere da alcuni santificati di più: mentre li santifica l’unico e identico Spirito Santo operando occultamente e invisibilmente”. Ma questi occulti misteri vengono celebrati nella Messa...»[380].
«La virtù dello Spirito Santo, che mediante l’unione della carità rende intercomunicanti i beni delle membra di Cristo, fa sì che il bene privato, presente nella Messa di un buon sacerdote, giovi anche agli altri»[381].
Padre Carlos Miguel Buela
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