Vita n. 2
La vita di Antonio
di Atanasio, vescovo di Alessandria
46. Quando i santi martiri furono condotti ad Alessandria, anche Antonio li seguì, lasciando la sua cella e dicendo: "Andiamo anche noi, affinché, se chiamati, possiamo contendere o vedere quelli che contendono". E desiderava subire il martirio, ma non essendo disposto ad arrendersi, si occupava dei confessori nelle miniere e nelle prigioni. E nella sala del giudizio era molto zelante nel suscitare la prontezza di coloro che venivano convocati durante la contesa, mentre quelli che venivano martirizzati li riceveva e li portava avanti finché non fossero perfezionati. Il giudice, dunque, vedendo l'intrepidezza di Antonio e dei suoi compagni e il loro zelo in questa faccenda, ordinò che nessun monaco si presentasse nella sala del giudizio e non rimanesse affatto in città. Così tutti gli altri pensarono bene di nascondersi quel giorno, ma Antonio non tenne in alcun conto l'ordine, tanto che si lavò le vesti e rimase tutto il giorno dopo su un luogo rialzato davanti a loro e si presentò al governatore con le sue vesti migliori. Così, quando tutti gli altri si meravigliarono di questo, e il governatore vide e passò con la sua schiera, egli rimase in piedi senza paura, mostrando la prontezza di noi cristiani. Infatti, come ho già detto, egli pregava di essere martire, per cui sembrava come addolorato per non aver reso la sua testimonianza. Ma il Signore lo teneva in serbo per noi e per gli altri, affinché diventasse un maestro per molti della disciplina che aveva appreso dalle Scritture. Infatti, molti, vedendo il suo stile di vita, desideravano essere imitatori delle sue vie. Così tornò a servire i confessori come al solito e, come se fosse un loro compagno di prigionia, si affaticò nel suo ministero.
47. Quando infine la persecuzione cessò e il beato vescovo Pietro [15] ebbe reso la sua testimonianza, Antonio partì e si ritirò di nuovo nella sua cella, dove era quotidianamente martire della sua coscienza e impegnato nei conflitti della fede. La sua disciplina era molto più severa, perché digiunava sempre e aveva una veste di peli all'interno, mentre l'esterno era di pelle, che conservò fino alla fine. Non si bagnava il corpo con l'acqua per liberarsi dalla sporcizia, non si lavava mai i piedi e non sopportava nemmeno di metterli in acqua, se non costretto dalla necessità. E nessuno lo vide mai svestito, né il suo corpo nudo, se non dopo la sua morte, quando fu sepolto.
48. Quando dunque si fu ritirato e decise di fissare un'ora, dopo la quale non sarebbe uscito da solo né avrebbe ammesso nessuno, arrivò Martiniano, un ufficiale militare, e disturbò Antonio. Aveva infatti una figlia afflitta da uno spirito maligno. Ma quando continuò a lungo a bussare alla porta, chiedendogli di uscire e di pregare Dio per la sua bambina, Antonio, non sopportando di aprire, guardò dall'alto e disse: "Uomo, perché mi invochi? Anch'io sono un uomo come te. Ma se credi in Cristo, che io servo, va' e, come credi, prega Dio, e vedrai che si realizzerà". Subito, dunque, partì, credendo e invocando Cristo, e ottenne che la figlia fosse purificata dal demonio. Molte altre cose fece il Signore per mezzo di Antonio, il quale dice: "Cercate e vi sarà dato". Molti malati, infatti, quando non gli apriva la porta, dormivano fuori dalla sua cella e, grazie alla loro fede e alle loro preghiere sincere, venivano guariti.
49. Ma quando si vide assediato da molti e non gli fu permesso di ritirarsi secondo il suo proposito come avrebbe voluto, temendo, a causa dei segni che il Signore compiva per mezzo suo, di gonfiarsi o che qualche altro pensasse di lui al di sopra di ciò che doveva pensare, pensò e si mise in cammino per andare nella Tebaide superiore, tra coloro ai quali era sconosciuto. E dopo aver ricevuto dei pani dai fratelli, si sedette sulla riva del fiume, cercando di vedere se passasse una barca, affinché, imbarcatasi, potesse risalire il fiume con loro. Mentre rifletteva su queste cose, gli giunse una voce dall'alto: "Antonio, dove vai e perché?". Ma egli non si scompose affatto e, poiché era abituato a essere chiamato [16a] spesso in questo modo, porgendo l'orecchio, rispose: "Poiché la folla non mi permette di stare fermo, desidero andare nella Tebaide superiore a causa dei molti impedimenti che mi assalgono qui e soprattutto perché mi chiedono cose al di là delle mie possibilità". Ma la voce gli disse: "Anche se dovessi andare nella Tebaide, o anche se, come hai in mente, dovessi scendere nella Bucolia [17], dovrai sopportare una fatica maggiore, anzi doppia. Ma se vuoi davvero stare tranquillo, parti ora per il deserto interno". E quando Antonio disse: "Chi mi indicherà la strada, perché non la conosco?", subito la voce gli indicò dei Saraceni che stavano per andare in quella direzione. Allora Antonio si avvicinò, si accostò a loro e chiese di poter andare con loro nel deserto. Ed essi, come se avessero ricevuto un ordine dalla Provvidenza, lo accolsero di buon grado. Dopo aver viaggiato con loro per tre giorni e tre notti, giunse a un monte molto alto, ai piedi del quale scorreva una sorgente limpida, le cui acque erano dolci e molto fredde; fuori c'era una pianura e alcune palme non curate.
50. Antonio allora, per così dire mosso da Dio, amò il luogo [18], perché era quello che gli aveva indicato colui che aveva parlato con lui sulle rive del fiume. Così, dopo aver ricevuto i pani dai suoi compagni di viaggio, si fermò sul monte da solo, senza che nessun altro fosse con lui. E riconoscendola come la sua casa, rimase in quel luogo per il futuro. Ma i Saraceni, avendo visto la serietà di Antonio, si recavano di proposito da quella parte e gli portavano con gioia dei pani, mentre di tanto in tanto anche le palme gli offrivano un pasto povero e frugale. Ma dopo questo, i fratelli, venuti a conoscenza del luogo, come figli memori del padre, si preoccuparono di mandarlo da lui. Ma quando Antonio vide che il pane era causa di problemi e difficoltà per alcuni di loro, per risparmiare ai monaci questo, decise di chiedere ad alcuni di quelli che venivano di portargli una vanga, un'ascia e un po' di grano. Quando questi gli furono portati, percorse il terreno intorno alla montagna e, trovato un piccolo appezzamento di terreno adatto, lo dissodò e, avendo a disposizione un'abbondante riserva d'acqua per irrigare, seminò. Così facendo, di anno in anno, si procurava il pane da lì, rallegrandosi del fatto che in questo modo non avrebbe dato fastidio a nessuno e che non sarebbe stato un peso per nessuno. Ma poi, vedendo di nuovo che arrivava gente, coltivò qualche erba da vaso, affinché chi veniva da lui potesse avere un po' di conforto dopo la fatica di quel duro viaggio. All'inizio, però, le bestie selvatiche del deserto, venendo a causa dell'acqua, spesso danneggiavano i suoi semi e la sua coltivazione. Ma egli, afferrandone delicatamente una, disse a tutte: "Perché mi fate del male, mentre io non ne faccio a nessuno di voi? Andatevene, e nel nome del Signore non avvicinatevi a questo luogo". E da quel momento in poi, come se avessero paura del suo ordine, non si avvicinarono più a quel luogo.
51. Così rimase solo sul monte interno, trascorrendo il suo tempo in preghiera e in disciplina. I fratelli che lo servivano chiedevano di poter venire ogni mese a portargli olive, polpa e olio, perché ormai era vecchio. Lì passò la sua vita e sopportò grandi lotte, "non contro la carne e il sangue [19]", come è scritto, ma contro i demoni avversari, come abbiamo appreso da coloro che lo visitarono. Infatti, lì si sentivano tumulti, molte voci e, per così dire, scontri di armi. Di notte videro la montagna riempirsi di bestie selvagge e lui che combatteva come contro esseri visibili e pregava contro di loro. E quelli che venivano da lui li incoraggiava, mentre in ginocchio contendeva e pregava il Signore. Certamente era una cosa meravigliosa che un uomo, solo in un tale deserto, non temesse né i demoni che si sollevavano contro di lui, né la ferocia delle bestie a quattro zampe e degli esseri striscianti, che erano tanti. Ma in verità, come sta scritto, "confidava nel Signore come nel monte Sion [20]", con l'animo sereno e indisturbato, cosicché i demoni si allontanavano da lui e le bestie selvatiche, come sta scritto [21], "facevano pace con lui".
52. Il diavolo, dunque, come dice Davide nei Salmi [1], osservava Antonio e digrignava i denti contro di lui. Ma Antonio fu consolato dal Salvatore e continuò a non essere danneggiato dalle sue astuzie e dai suoi vari espedienti. Mentre vegliava nella notte, il diavolo mandò contro di lui delle bestie selvagge. Quasi tutte le iene di quel deserto uscirono dalle loro tane e lo circondarono; egli era in mezzo a loro, mentre ognuna minacciava di mordere. Vedendo che si trattava di un trucco del nemico, disse a tutti loro: "Se avete ricevuto potere contro di me, sono pronto a essere divorato da voi; ma se siete stati mandati contro di me dai demoni, non restate, ma partite, perché sono un servo di Cristo". Quando Antonio disse questo, essi fuggirono, spinti da quella parola come da una frusta.
di Girolamo [c.341 - 420. Biblista e Dottore della Chiesa].
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