sabato 8 aprile 2023

TEMPO ED ETERNITÀ

 


L'eternità è immutabile. 

Chi potrebbe tollerare che gli si abbrustolisse un fianco per un anno intero? Ma che dico? Abbrustolirsi un fianco? anche solo star disteso sul medesimo fianco per un anno intero, senza mai potersi voltare sull'altro? Questa fu una penitenza rigorosa fatta dal Profeta Ezechiele, perché Dio gli aveva comandato di star giacente su un lato senza muoversi mai per lo spazio di trecentonovanta giorni. 

Il santo Profeta compì ciò colla grazia di Dio, ma fu certamente una penitenza rigorosissima. Infatti se soltanto lo star giacente da un solo fianco per un anno fa tanto soffrire, che sarà lo star un'eternità, in quella notte oscura dell'inferno, steso in un letto di fuoco, sotto la pioggia di tutti i mali senza termine? Qual cristiano ben considerando questo, sì da farsene un vivo concetto, non si convertirebbe? Chi potrà permettersi un gusto illecito momentaneo della terra, mentre corre rischio di cadere nei dolori eterni dell'inferno? Chi oserà peccare col rischio di dover penare tanto? Oh quanto efficace rimedio sarebbe questo contro i costumi scorretti dei peccatori, se essi pensassero che l'eternità non ha fine ed ha da durare sempre! Oh se ogni giorno, o almeno ogni settimana si pensasse un po' a questo, come ciascuno migliorerebbe la propria vita! 

Non si deve però pensare a questo solo di corsa, ma adagio, con attenzione, ben ponderando tutto, ben riflettendo nel proprio animo che cosa sia l'eternità, in quanto non ha fine, mai, mai, mai. Come non masticando bene e digerendo male il cibo, esso non torna a profitto, così l'eternità, solo quando è ben pensata, ruminata e digerita, sarà di grande utilità alle anime nostre. 

La forza di questa considerazione ben ponderata apparisce nel caso riferito da Benedetto Renato (BENED. RENATO, lib. V Magn. Ordo Cist) di un uomo mondano, molto svagato e vizioso, il quale si chiamava Fulcòn. Questi, essendosi dato ad ogni genere di piaceri, non voleva che gli mancasse quello del letto morbido e del sonno lungamente protratto. Una notte però, non riuscendogli di pigliare sonno, la passò tutta in voltarsi e rivoltarsi, ora su un fianco ora sull'altro, sospirando ogni momento che si facesse giorno. Mentre così vegliava gli si presentò questa considerazione:  

“Purché soffri tanto nello stare in questa guisa? Che sarebbe poi se tu dovessi stare così per due o tre anni in tenebre senza conversare coi tuoi amici e senza il divertimento dei tuoi giuochi, pur stando in un letto così molle di piume? Certamente sarebbe questa una pena insopportabile. Orbene hai da sapere che ti capiterà qualche cosa di simile. Per ben che vada, avrai da cadere infermo in un letto, dove dovrai passare delle notti pessime, se non muori improvvisamente, il che sarebbe ancora peggio. All'uscire dal tuo letto di morte sai tu che letto t'aspetta? Sai di qual letto la morte ti rende ospite? Il tuo corpo avrà per materasso la dura terra e sarà divorato dai vermi; ma dell'anima tua che potrai tu dir di sicuro? Sai dove deve andare? Certamente conforme alla tua vita presente hai da andare all'inferno. Quivi, che terribile letto di fuoco ti aspetta, dove non due o tre anni, ma un'intera eternità avrai da star in tenebre e tormenti perpetui! Mille ed altre migliaia e milioni di anni non basteranno a scontare uno solo dei tuoi piaceri illeciti. Là non vedrai mai più né il sole, né il cielo, né Dio. Oh me miserabile, oh povero me! se non posso soffrire questa breve veglia agitatissima, come potrò soffrire gli eterni tormenti? Quel che è necessario dunque è il cambiare vita, perché per questa si va nella perdizione", 

Con queste considerazioni egli si fece un tal concetto vivo dell'eternità che non poteva cacciare da sé questo pensiero, finché si decise di entrare come religioso in un convento, dicendo tra sé molte volte: "Che faccio qui, io miserabile? Godo del mondo e non ne piglio gusto; soffro molte cose che non vorrei; manco di molte altre che desidererei; mi affanno per le cose di questa vita, ma che premio riceverò per questa fatica vana? Non ho godimento completo; ma se anche lo avessi, quanto potrebbe durare? Non vedo ogni giorno coloro che muoiono ed entrano nell'eternità? O eternità, o eternità! Se non sei nel cielo, ovunque tu possa essere, sarai penosa, anche se io fossi in un letto morbidissimo. Assicuriamoci il cielo e non perdiamo il molto per il poco, né l'eterno per il temporale”. Così disse e fece, entrando in un monastero dell'Ordine dei Cistercensi. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 

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