domenica 9 luglio 2023

Quando Dio manda i suoi santi...

 


I FIORETTI DI SAN GASPARE


È Dio che sceglie tempi, luoghi e persone per attuare il suo disegno d'amore sull'Umanità e condurla alla salvezza. Lo stesso suo Figlio fu elargito al mondo nella «pienezza dei tempi», cioè quando il Padre ne stabilì il momento, secondo una mirabile disposizione in vista della redenzione del mondo.

Così è dei santi, prescelti da Dio a continuare, in modo privilegiato e più incisivo, la missione salvifica di Cristo.

Il Signore ha sempre arricchito la sua Chiesa di figure radiose di martiri e confessori della Fede, i quali configurandosi a Cristo, hanno trascinato, con l'esempio e la parola, le anime alla salvezza. Tuttavia Egli nel corso dei secoli e secondo le necessità della Chiesa suscita figure particolari, gigantesche e luminose, la cui attività corrisponde mirabilmente ai molteplici ed urgenti bisogni delle diverse epoche storiche. Questi santi, illuminati e guidati dallo Spirito, dotati d'intuito e virtù eccezionali, indomiti e coraggiosi lottano contro il male e riconducono il mondo alla fede, alla giustizia, alla carità. Grazie alla loro opera la Chiesa si rinvigorisce nella sua ricca vitalità e bellezza, proprio quando sembrerebbe sia per essere travolta!

Ci basti qui ricordare le radiose figure di Benedetto da Norcia, Francesco d'Assisi, Domenico di Guzman, Ignazio di Loyola, Vincenzo de' Paoli, Camillo De Lellis, Giovanni Bosco. Nella schiera di questi giganti della santità va, a pieno diritto, annoverato anche il santo romano GASPARE DEL BUFALO (1786-1837).

Quando, nel fervore delle prime lotte per l'Indipendenza e la costituzione del Regno d'Italia, accanto alle nobili figure dei patrioti, sorgono anche sovversivi, Logge Massoniche e Sette di Carbonari, che ne macchiano la purezza degli ideali, camuffando di patriottismo un viscerale livore anticlericale e scatenando una lotta furibonda, non tanto contro lo Stato Pontificio, ma contro la Chiesa, quale istituzione sacra; quando Napoleone, che aveva sbandierato al mondo ideali di libertà ed uguaglianza ed il proposito di realizzare il Regno d'Italia, si rivelò in effetti un despota sanguinano, imprigionò il Papa, cardinali, vescovi e sacerdoti e saccheggiò le chiese e promulgò un nuovo catechismo, il Signore mandò S. Gaspare!

Egli, avendo rifiutato il giuramento di fedeltà al tiranno, pagò coll'esilio e le carceri il suo coraggio e, tornato a Roma dopo lunga prigionia, si dedicò interamente a sanare le piaghe morali e i disastri sociali, seguiti alla dittatura napoleonica. Così esclama Gaspare: «In altri tempi la Chiesa è stata combattuta or contro un dogma, or contro un altro; nei nostri tempi, però, la guerra è alla Religione nella sua totalità, è al Crocifisso Signore. Ora necessita ridire ai popoli a qual prezzo sian ricomprate le anime! Il Sangue di Cristo è l'arma dei tempi!».

S. Gaspare inalbera così il vessillo del Sangue di Cristo e, nel suo segno, inizia un apostolato instancabile ed eroico, che ci lascia attoniti.

Dopo lotte inaudite, mossegli proprio da coloro che avrebbero dovuto assecondarlo, ottenne da Pio VII il permesso di fondare una nuova Congregazione religiosa, che volle fosse chiamata Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Presentò al Papa un coraggioso ed ardito progetto di riforma della Chiesa e dello Stato e, con un drappello di santi sacerdoti, che abbracciarono il suo ideale, percorse tutto lo Stato Pontificio, l'Abruzzo e gran parte del Regno di Napoli, dove allora spadroneggiavano i più feroci briganti e i loro protettori e ovunque dilagava il malcostume, il sopruso, 1' oppressione, l'ingiustizia, l'ignoranza, la miseria.

La sua voce tuonò inesorabile contro il male, dolce e ricca di misericordia verso i peccatori. Egli si inerpicava sulle alte montagne alla ricerca dei covi dei briganti, ne ammansiva la ferocia, li commuoveva fino alle lacrime e li convertiva. Trascinava le folle: non bastando le chiese a contenerle doveva predicare sulle piazze gremite. Ovunque passava si spegneva 1'odio, tornava la pace, si restituiva il mal tolto e si ripristinava la giustizia e la vera fraternità. Intere popolazioni abbrutite dal vizio, cambiavano vita. Durante le sue prediche si bruciavano sulle piazze cumuli di armi, stampe perverse, emblemi di Settari. Gaspare ovunque era acclamato santo, tromba del Divin Sangue, martello degli eretici. Né attentati, né libelli infamanti, né calunnie, né adulanti promesse, né miraggi di mitria e di porpora, valsero a fermarlo: «Sono missionario - egli affermava deciso - e morrò sul palco, da missionario!».

S. Gaspare fu paragonato a S. Bernardino da Siena e chiamato «Nuovo S. Vincenzo Ferreri».

Dio era chiaramente con lui. Come un uomo, per natura delicato di salute e minato nel fisico per le sofferenze patite nelle carceri, abbia potuto affrontare fatiche, privazioni e disagi così immani per le condizioni dei tempi, è cosa per noi inconcepibile senza il palese aiuto divino.

Allorché sembrava irrimediabilmente fiaccato dal male, d'incanto sorgevano nuove energie! Davanti a lui i sicari gettavano il pugnale, si convertivano o fuggivano atterriti; le pallottole cadevano fredde al suolo senza scalfirlo, la sua benedizione rendeva innoqui i veleni propinatigli nei cibi e nelle bevande. La conferma di Dio è ancor più evidente nei fatti strepitosi che il Santo operava e che verremo narrando in questo libro.

Però la vittoria più grande di questo gran Santo rimane sempre, dopo quella su se stesso, con la pratica di tutte le virtù cristiane in grado eroico, la trasformazione della società del suo tempo. Nei pochi anni, circa 22, del suo intenso apostolato, egli ha lasciato un'impronta indelebile, che ancora oggi fa sentire il suo benefico influsso nella società moderna.

Il suo segreto?

Così lo esprime il celebre Card. Carlo Salotti: «Egli passò tra triboli e spine. Non respinse quelle spine, ma le baciò e se ne cinse la fronte, tenendo gli occhi fissi al Calvario. Non era forse scaturito da quella vetta sanguinante il riscatto del genere umano? Le piaghe del Cristo morente parlavano alla sua anima sacerdotale e le stille di quel Sangue purissimo ne stimolavano maggiormente l'ardore apostolico. E, allorché i nuovi farisei si scandalizzavano, perché il Sangue del Salvatore fioriva continuamente sul suo labbro e formava l'oggetto ed il fine primario delle sue predicazioni, egli s'immergeva sempre più in quel Sangue, che era il suo alimento, la sua forza spirituale, la sua ispirazione, il segreto meraviglioso del suo grande cuore».


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