GIOVAN BATTISTA PERGOLESI (1710 + 1736).
Nativo di Jesi, compositore della scuola napoletana, autore di opere serie e burlesche, a 26 anni di età lasciava sulla terra una fama immortale. Tra le opere sacre, lo « Stabat Mater » ottiene il primato; il suo genio e il suo grande amore a Maria gareggiarono insieme nella composizione, ma per lo sforzo supremo gli troncarono la vita.
Minato dal male che non perdona, passò l'ultíma giovinezza nel convento dei Francescani a Pozzuoli, ove, da Napoli, aveva trasportato i due oggetti più cari: il clavicembalo, e il quadro dell'Addolorata che la mamma morente gli aveva lasciato e raccomandato.
Il Pergolesi, appena si accorse che le cure della scienza non sarebbero valse a salvarlo, pregò il medico che lo aiutasse almeno a vivere tanto da poter finire lo «Stabat Mater»: il medico lo invitò a confidare in Dio, e gli raccomandò riposo. «Ma come il riposo, mio caro Dottore?... Se non m'affretto, la morte mi coglierà prima che io abbia finito lo «Stabat».
Giunto infatti a comporre le prime note della ultima strofa «Quando corpus morietur», come un torrente impetuoso, l'ultimo sbocco di sangue gli tolse le forze. Chiese coi cenni gli ultimi Sacramenti, e poi scrisse su di un foglio: «Il mio caro Anfossi finisca l'ultima strofa e consegni il lavoro alla Congregazione della SS. Vergine dei Sette Dolori. Raccomando alla carità di questi buoni religiosi la mia anima. Resti il quadro dell'Addolorata sospeso al capezzale del mio letto».
(L'Angela in Famiglia - Bergamo 1937).
La devozione all'Addolorata non può staccarsi da quella del Crocifisso. Il Re dei Martiri e la Regina dei Dolori sono i due grandi personaggi di un unico dramma.
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