29 agosto 1946, decollazione di S. Giovanni Battista.
Gesù chiede ai suoi apostoli di pregare e ne dà due ragioni: la prima è perché non entrino in tentazione; la seconda è per vegliare con Lui. Così, fin dall'inizio, il buon Gesù, pur accasciato da tante preoccupazioni, pensa agli altri prima che a Sé. Quale esempio per noi che siamo troppo portati a ritenerci il centro del mondo e ad ingrandire esageratamente le nostre pene, mentre minimizziamo quelle degli altri! Ma non è tanto delle pene degli apostoli che Gesù si preoccupa: la sola pena che conoscevano era la vaga paura di perdere Gesù nel quale avevano posto tutte le loro speranze; essi ignoravano anche i rischi che avrebbero corso la notte stessa, giacché, se li avessero supposti, non avrebbero certo dormito tranquilli: la paura li avrebbe tenuti svegli, ciò che la tristezza non ha saputo fare. Ma Gesù, Lui, sa ciò che li attende e perciò li previene in tempo; Lui è il Divino vigilante, più ancora, li proteggerà da un arresto e da un attacco eventuali; è l'Angelo custode nel vero senso della parola. Teme soprattutto la loro defezione morale, la caduta nel peccato. Di tutto questo essi non si avvedono. Anche noi siamo tutti più o meno così: la nostra sicurezza fisica, i nostri interessi materiali, ci smuovono molto più che per la nostra salute spirituale e la nostra vita eterna, e, a maggior ragione, per i nostri doveri verso Dio e il prossimo. Quanti possono dire, come il Profeta, che la legge di Dio è impressa nel loro cuore ed è la loro delizia?
Oh! mio Dio, degnati di darmi l'amore per i doveri che mi hai tracciato; è il Tuo Amore, poiché Gesù ha detto: "Chi fa la volontà del Padre Mio che è nei Cieli, questi mi ama".
Gli apostoli amavano Gesù ma non tanto come credevano. Se lo avessero amato, avrebbero capito che chiedeva loro di vegliare perché pregassero per Lui. Certo Gesù aveva umanamente bisogno di conforto, di un'amicizia spirituale che agisse per ottenere dal Cielo le grazie che Egli sollecitava. Gli apostoli dovevano aiutare Gesù per puro amore. Ma essi stessi vi erano interessati, giacché la vittoria di Gesù era la loro vittoria, la vittoria da cui dipendeva la loro salvezza ancor prima che la nostra. Ne hanno avuto la pur minima idea? evidentemente no. Pietro sembra essere rimasto all'esclamazione di tempo addietro: "Signore, Dio non voglia che ciò Ti accada!". Ha dimenticato la dottrina della croce che Gesù gli ha predicato, la sua necessità assoluta per la salvezza. Noi crediamo troppo spesso che la nostra salvezza va da sé, che è cosa del tutto naturale; non meditiamo abbastanza che è stata pagata con la sofferenza di altri unita a quella di Gesù. Se vi pensassimo, accetteremmo più volentieri di soffrire per la conversione dei nostri fratelli come altri hanno sofferto per la nostra.
Che sia questa la mia risoluzione, e, per confermarla, io mi impegno fin d'ora ad accettare tutte le sofferenze che Dio mi invierà per la conversione dei peccatori.
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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