venerdì 22 marzo 2024

Gomorra - L'autore spiega.

 


"Se questo libro finisce nelle mani di qualcuno che, lungi dal darmi la sua approvazione, si indigna per il suo contenuto, (0187D) e mi accusa di essere un traditore o un denunciatore di crimini fraterni, sappiate che l'unico scopo di quest'opera è cercare di ottenere il favore del giudice eterno. Non temo né l'odio dei depravati né il linguaggio dei detrattori. Preferisco, con Giuseppe che accusò i suoi fratelli di un vile crimine al padre, essere gettato, innocente, in una cisterna (Gen XXXV11) piuttosto che subire la punizione della furia divina con Elia, che aveva visto i misfatti commessi dai suoi figli e aveva taciuto. (1 Re 11 1V) Per bocca del Profeta, la voce divina si fa terribilmente minacciosa quando dice: "Se vedrai il tuo fratello commettere il male e non lo rimprovererai, esigerò il suo sangue dalla tua mano" (Ezech 111). Io, che vedo una piaga infame infuriare l'ordine sacro, oso aspettare il verdetto del giudizio divino, mantenendo la censura del silenzio e diventando omicida (0188A) dell'anima di un altro? Inizierei allora a essere debitore di un crimine di cui non sono affatto l'autore.

 La Scrittura dice: "Guai a chi impedisce alla sua spada di spargere sangue" (Ger XLV111). Voi mi esortate a rimettere la spada della mia lingua nel fodero della taciturnità, in modo che vi perisca dopo aver subito l'affronto della ruggine; e in modo che, non punendo le colpe di chi vive una vita depravata, non serva a nessuno. Vietare alla spada di spargere sangue significa frenare la parola di correzione affinché non castighi la vita carnale. Di questa spada si dice anche: "Dalla bocca uscì una spada affilata da entrambi i lati". (Ap 1) Come posso infatti amare il mio prossimo come me stesso, se sono indifferente all'idea della ferita (0188B) che si allarga nel suo cuore e per la quale non ho dubbi che morirà crudelmente? Poiché vedo le ferite degli spiriti, trascurerò di curarle con l'incisione delle parole? Non è così che mi ha insegnato il famoso predicatore che si riteneva tanto più innocente del sangue dei suoi cari perché, lungi dal risparmiare i loro vizi, li frustava più vigorosamente. Diceva infatti: "Oggi testimonio davanti a tutti voi. Sono pulito dal sangue di tutti. Infatti non mi sono tirato indietro nel raccontarvi il piano di Dio" (At XX). (Atti XX) Giovanni non mi ha istruito diversamente, lui che è stato comandato da un ammonimento angelico: "Chi ascolta, dica! Chi ha sentito risuonare in sé una voce interiore deve certamente condurre gli altri, anche gridando, dove è stato attirato dal pensiero. In modo che non trovi le porte chiuse quando viene chiamato se, quando viene chiamato, si avvicina vuoto di ogni parola.

         Se ritenete giusto rimproverare colui che rimprovera (0188C) di presumere qualcuno colpevole prima di poterne fornire le prove, perché non rimproverate Girolamo che, contro le varie sette di eretici, polemizzava in modo così pungente? Perché non rimproverate ad Ambrogio di aver arringato pubblicamente gli ariani? Perché non attacca Agostino, che si è dimostrato un formidabile giostratore contro i manichei e i donatisti? Mi direte che aveva ragione a farlo, perché parlava contro eretici e bestemmiatori. Lei sta tormentando i cristiani. Lasciatemi rispondere brevemente. Cercavano di riportare all'ovile coloro che si erano allontanati, che erano diventati pecore erranti. La mia intenzione è quella di evitare che coloro che sono ancora con noi se ne vadano. Dicevano: "Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri. Se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi. (1 Gv 11) Ma noi diciamo: "Sono con noi, ma non nel modo giusto". Lavoriamo quindi affinché, se possibile, siano con noi nel cuore e nell'anima.

E aggiungo questo. Se la bestemmia è la peggiore delle cose, come può essere preferibile la sodomia? L'una ha fatto errare l'uomo, l'altra lo ha fatto perire. L'una separa l'anima da Dio, l'altra la unisce al diavolo. Una espelle dal cielo, l'altra getta nel Tartaro. Una acceca gli occhi dell'anima, l'altra la getta nell'abisso della distruzione. E se ci sforziamo di esaminare la Bibbia per vedere quale dei due crimini pesa di più nella bilancia divina, la Sacra Scrittura ci darà la risposta più inequivocabile alla nostra domanda. È la seguente. I figli di Israele che bestemmiarono contro Dio furono cacciati in esilio. Ma scopriamo che i sodomiti furono divorati dal fuoco (0189A) dello zolfo e dal fuoco del cielo. (Non ho citato i santi dottori per affermare che una torre fumante è più luminosa delle stelle, perché è con bocca indegna che, senza voler gettare ombra su di loro, ricordo questi uomini illustri. Ma ecco cosa rivendico. Ciò che hanno fatto nel correggere e reprimere i vizi, lo hanno insegnato anche ai più giovani. E crediamo, senza la minima esitazione, che se questa piaga si fosse diffusa ai loro tempi (177) con tanta licenza, oggi avremmo tra le mani montagne di volumi per combatterla.

         Nessuno dunque mi condanni perché sto combattendo contro un vizio mortale, perché non cerco il disonore del mio fratello ma la sua salvezza, per non rischiare che, perseguendo il censore, sembri che approviamo il colpevole. Ma per usare le parole di (0189B) Mosè: "Se qualcuno è per il Signore, si unisca a me" (Esodo, XXX11), il che significa che chi è tra i soldati di Dio deve armarsi delle armi più efficaci per distruggere questo vizio. Non deve mai smettere di combatterlo con tutte le sue forze. E ovunque sia stato scoperto, si sforzi di trafiggerlo con i dardi più affilati delle sue parole e di ucciderlo. Se colui che porta altri in cattività si pone al centro di una formazione di battaglia triangolare, viene tenuto prigioniero da coloro che lo proteggono, ma sfugge alle catene della prigionia. E quando, contro un tiranno, la voce unanime di un intero popolo si fa sentire all'unisono, colui che si era lasciato trascinare arrossisce per essere stato preda di un mostro selvaggio. Chi è stato convinto dalla testimonianza di molti che è stato preso con la forza per essere messo a morte, non si vergogni di tornare in vita quando riacquista il senno".

San Pier Damiani


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