CONCLUSIONE
“Il Regno di Dio nell'uomo è l'amore”!!! Che dire di tutti questi insegnamenti?
Al di là dei vari aspetti del 'Non desiderare la roba d'altri' quel che più mi ha colpito è apprendere come alla base di questo “desiderio” vi sia un senso di invidia, un sentimento che accomuna a quello provato in precedenza da Lucifero, Adamo ed Eva, Caino verso Abele, Maria verso il fratello Mosé.
Assistendo ed ascoltando queste catechesi di Gesù e dello Spirito Santo sui Dieci comandamenti ci rendiamo conto del fatto che ognuno di essi ha tante insospettabili sfaccettature e profondità che finiscono, in un modo o nell'altro, per toccarci.
Non ci possiamo considerare del tutto immuni, almeno per parte di essi.
Questo fatto non ci deve però spaventare e far dubitare delle nostre possibilità di salvezza, perché - anche se non riusciamo a divenire perfetti - è Gesù stesso che dice “Dio perdona a chi si pente” e che “a chi più si pente più sarà perdonato”.
Il pentimento è una forma di amore e - dice sempre Gesù – “Più uno ama e più è amato. Chi ama totalmente ha tutto perdonato”.
Non bisogna coltivare l'idea che Dio sia un “buono” ad ogni costo: questo sarebbe quel che si dice “buonismo”. Dio è infatti perfetto in tutti i suoi “attribuiti”, Giustizia compresa.
Vi è chi dice che l'Inferno sia “vuoto” proprio perché Dio è “buono” ma invece è purtroppo ...”pieno”.
Se Dio però è Giustizia non bisogna certo dimenticare l'altro “attribuito”, quello della Sua Misericordia, ed ecco che Egli si accontenta di un nostro semplice pentimento, della nostra contrizione, se reale e sincera.
Certo però che, messi di fronte alla nostra coscienza alla luce delle spiegazioni di Gesù sui Dieci Comandamenti, non possiamo esimerci dal rimanerne sconcertati: come dire che il “Purgatorio” - eccezioni a parte per i Santi già in terra - non ce lo leva nessuno...
Il Gesù “valtortiano” ebbe una volta a dire che la stragrande maggioranza delle persone fa una sosta più o meno lunga in Purgatorio, talvolta anche di secoli, perché in Cielo si può entrare solo quando abbiamo imparato ad amare perfettamente. Amore che ci insegnerà lo Spirito Santo purificandoci in quelle fiamme che Egli definisce “fiamme d'amore”.
Abbiamo appreso - durante queste catechesi valtortiane - le varie sfumature con cui, contraddicendo ai Dieci Comandamenti, si contraddice alla Legge d'Amore.
Avevo letto una volta - molti anni fa - che Gesù è venuto a restaurarla dopo che Satana l'aveva infranta attraverso l'induzione al Peccato Originale.
Ecco dunque la ragione del Purgatorio, Dio “aiuta” ma in Cielo ci si va solo quando - con la giusta espiazione - ci si è identificati con l'Amore.
Se una persona non ama in terra deve infatti imparare ad amare - con la sofferenza che è purificazione - in Purgatorio.
Gesù - spiegandoci da par suo, divinamente, la “logica” dei Dieci Comandamenti - ci ha fatto comprendere come dobbiamo fare per “amare” in terra per non dover soffrire, soffrire di “sofferenza d'amore”, in Purgatorio.
Si tratta di un insegnamento sublime che ognuno dovrebbe meditare applicandolo alle proprie esperienze individuali.
L'uomo - talvolta - è talmente assuefatto ad una vita di peccato, se non di “depravazione” (e ce ne rendiamo conto guardandoci intorno), che non si rende neanche ben conto di quanto egli, crescendo da quando era un innocente bambino, si sia nel frattempo corrotto vivendo “nel mondo”.
Il “fango” in cui si sguazza sembra acqua pura. Quando ci si interroga, ci rispondiamo spesso da soli che, “in fin dei conti”, non abbiamo fatto niente di male, perché “non abbiamo ammazzato nessuno”.
Ma anche l'acqua pura, guardata al microscopio della Luce di Dio, ci fa vedere un brulicare di microbi e batteri dai moti ripugnanti, e così è molte volte la nostra vita passata.
Nel momento del Giudizio particolare questa palude di “insetti” ci farà sentire indegni di presentarci in Paradiso al cospetto del nostro Creatore e - finché in Purgatorio non vedremo che la nostra anima è completamente depurata dalle residue scorie del peccato - noi non vorremo presentarci al Suo cospetto.
La sofferenza è dunque “mancanza di Dio”: sofferenza d'amore.
a cura del Team Neval
Riflessioni di Giovanna Busolini
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