FATIMA: LA GRANDE PROFEZIA DEL SECOLO XX
Lucia scrive: « Eravamo a pascolare il gregge nella proprietà dei miei genitori, situata sul pendio della collina, un po' sopra Valinhos. È un oliveto chiamato Pregueira. Appena arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere l'orazione dell'angelo: "Mio Dio credo, adoro, ecc.".
Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere cosa stava succedendo e vediamo l'angelo che portava in mano un calice e sopra di esso un'ostia dalla quale cadevano dentro il calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l'ostia sospesi per aria, ripeté tre volte l'orazione: "Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E, per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori". Dopo, alzandosi, riprese in mano il calice e l'ostia e diede a me l'ostia e quello che c'era nel calice lo diede a bere a Giacinta e a Francesco, dicendo contemporaneamente: "Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio". Nuovamente si prostrò a terra e ripeté con noi, ancora tre volte, la stessa orazione: "Santissima Trinità, ecc.". E scomparve ».
« Portati dalla forza del soprannaturale che ci avvolgeva, imitando l'angelo in tutto, cioè, prostrandoci come lui e ripetendo le orazioni che diceva lui, la forza della presenza di Dio era così intensa che ci assorbiva e annichiliva quasi completamente. Pareva privarci perfino dell'uso dei sensi corporali per un lungo periodo di tempo. In quei giorni facevamo le azioni materiali, come trasportati da quello stesso essere soprannaturale che a ciò ci spingeva. La pace e la felicità che sentivamo erano grandi, ma solo interne con l'anima completamente concentrata in Dio. Anche la spossatezza fisica che ci prostrava era grande».
Padre Ildebrando A. Santangelo (Servo di Dio)
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