giovedì 16 aprile 2020

Il dogma di Maria Corredentrice: è questo il momento opportuno per proclamarlo?



La Corredentrice

Dalla conferenza di P. Paul Maria Sigl in Colonia (Germania) 
il 31 maggio 2009, dal titolo “Dio ci indica la via verso la vera pace 
per mezzo di Maria, la Madre di tutti i Popoli”, 
prendiamo le seguenti idee: 

Oggi la Chiesa cattolica si trova davvero in questa situazione difficile e dolorosa: da  una parte cardinali e centinaia di vescovi vorrebbero vedere onorata Maria con il  dogma di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. Lo stesso desiderano famosi teologi,  molti sacerdoti e milioni di fedeli. Diversi mariologi e anche santi fino ai tempi presenti  hanno amato molto e usato il titolo di “Corredentrice”, come per esempio San Vincenzo  Pallotti, la Beata Anna Caterina Emmerich, San Leopoldo Mandić, San Massimiliano  Kolbe, Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), San Pio da Pietrelcina (Padre  Pio) e Madre Teresa. Anche il Papa Giovanni Paolo II ha usato più volte il titolo  “Corredentrice”. Per esempio: 

“María, pur concepita e nata senza macchia di peccato, 
ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, 
per essere Corredentrice dell’umanità”. 
(Giovanni Paolo II, Udienza generale del 8 settembre 1982) 

“Il Padre voleva che lei, chiamata alla più totale cooperazione al mistero 
della Redenzione, fosse interamente associata al sacrificio 
e condividesse tutti i dolori del Crocifisso”. 
(Giovanni Paolo II, Udienza generale del 4 maggio 1983) 

“Il ruolo di Maria come la Corredentrice 
non cessa di esistere con la glorificazione di suo Figlio”  
(Giovanni Paolo II, in Ecuador, il 13 gennaio 1985) 

***

Ma non tutti la pensano così e hanno le loro ragioni comprensibili. Tra i cardinali,    i vescovi e i teologi sono molti quelli che ritengono equivoco il termine  “Corredentrice” e perciò inadatto per descrivere in maniera teologicamente corretta la  posizione unica di Maria nel piano salvifico. 

A proposito del titolo “Corredentrice”, occorre dire che l’allora Prefetto della  Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger, ebbe a dire al  giornalista tedesco Peter Seewald, nel suo libro “Dio e il mondo”, che la  collaborazione di Maria nel piano salvifico “viene meglio espressa mediante altri  titoli, mentre la formula ‘Corredentrice’ si allontana troppo dal linguaggio e dagli  scritti dei Padri della Chiesa e per questo suscita dei fraintendimenti”. 
Questa è l’attuale posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale  non significa tuttavia che ecclesiastici, teologi e fedeli non possano usare questo titolo  di “Corredentrice”. La discussione teologica, contraddistinta dal massimo rispetto verso  il Magistero autentico, rimane aperta.  
Se si spiega in maniera teologicamente corretta il concetto di “Corredentrice”, come  in queste pagine abbiamo cercato di fare, senza pretesa d’insegnare niente alla  Santa Chiesa, risulta chiaro che Maria non è equivalente a Gesù, come se Lei fosse  Dio. Anzi, la parola “co-rredentrice” significa che Maria, in quanto Immacolata e  nuova Eva, in perfetta unione col suo Divin Figlio, in piena dipendenza da Lui e  vivendo totalmente di Lui, ha sofferto in modo unico per la nostra redenzione.  
Figlio e Madre erano veramente un cuore solo, un solo amore e condividevano una 
sola sofferenza per un comune scopo: la redenzione del mondo! Così lo disse la  Madonna a Santa Brigida di Svezia: “Adamo ed Eva hanno venduto il mondo per una  mela, mio Figlio ed io lo abbiamo riscattato con un cuore”. 
Affinché un giorno questa verità, a Dio piacendo, possa essere proclamata dogma,   le diverse opinioni teologiche riguardanti il titolo di “Corredentrice”, prima o dopo  dovranno arrivare ad un comune accordo tramite uno studio approfondito, un dialogo  fraterno e soprattutto con la preghiera e il sacrificio.   
Su questo dobbiamo dire una cosa: i difensori del titolo di “Corredentrice” devono  mostrare comprensione verso coloro che nel loro vero amore a Maria non trovano  conveniente questo titolo. Alcuni di loro, in quanto mariologi, hanno scritto notevoli ed  apprezzabili opere sulla Madonna. Tuttavia, preoccupati dal fatto che l’incomparabile  ed unico ruolo di Gesù come Redentore divino possa venir diminuito o che ciò possa  compromettere il dialogo ecumenico, preferiscono non utilizzare il titolo di  “Corredentrice”.  
Un altro gruppo di teologi non ha difficoltà a venerare la Madonna con questo titolo,  ma non vede alcuna necessità che questa verità sia definita come dogma. Altri invece  sono aperti al dogma, ma nell’immediato futuro lo ritengono inopportuno.  
Comunque siano le opinioni, la discussione teologica deve andare avanti senza  polemiche, con amore fraterno, con reciproca stima e rispetto del sensus fidei del  popolo di Dio. L’esempio più bello è stato forse dato da Giovanni Paolo II e dal suo più  stretto collaboratore, il cardinale Joseph Ratzinger. Mentre Papa Wojtyla apprezzava e  usava questo titolo, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’attuale  nostro Pontefice, aveva le sue riserve. Ma ciò non diminuiva affatto la loro amicizia e  collaborazione, quanto mai feconda per il bene della Chiesa.    
Una cosa è sicura: il dogma sarà innanzitutto frutto della preghiera e nascerà dal  cuore dei sofferenti. Sarà un dogma ottenuto con preghiera e sofferenza. I più potenti  intercessori sono quindi i malati e i sofferenti. Tra di loro c’è anche chi è pronto ad  offrire la propria vita per questo scopo. 

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Pablo  Martín  Sanguiao

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