I castighi continueranno. Forse l’epidemia, come è sempre accaduto nella storia, passerà, ma arriverà qualcos’altro. “Eh, che pessimista!” mi si dirà. Invece è il contrario. Il Buon Dio continuerà, penso, a permettere delle prove perché sa che in questo momento è l’unica strada per evitarci mali peggiori.
Mali peggiori?? Cosa c’è di peggio della morte fisica? Per molti uomini moderni nulla: la salute è tutto, “basta avere la salute” è uno degli slogan più in voga. Eppure peggio della morte corporale c’è quella dell’anima, cioè lo snaturamento totale della ragione stessa per cui siamo stati creati. Fatti per la vita e la felicità eterna, “molti uomini muoiono e vanno all’inferno perché non c’è nessuno che preghi e si sacrifichi per loro”, dissero i pastorelli di Fatima.
L’umanità è su un piano inclinato pericolosissimo e rotola a velocità crescente verso il baratro. Il “fai ciò che vuoi”, motto delle sette sataniche, è diventato in realtà il leitmotiv delle nostre società odierne. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
I castighi continueranno. Continueranno perché Dio è un Padre Buono, come ci ha insegnato e testimoniato Gesù Cristo. E un padre non può restare indifferente di fronte a un figlio che sta distruggendo la propria vita e quella degli altri. Lo so, ci sono tanti teologi e non pochi esponenti ecclesiastici di rilievo che dicono che Dio non punisce, che è misericordioso e alla fine passerà tutto in cavalleria, ma io non sono convinto che sia così. È una idea - mi pare - che affonda le proprie radici in una concezione di Dio disincarnata.
La stessa concezione per cui si può tranquillamente sospendere la partecipazione dei fedeli alla Messa, tanto “a Dio va bene anche se preghi da casa”, tanto “hai la Parola, cosa vuoi di più?”. È, in fin dei conti, una rivisitazione della dottrina protestante, che da qualche anno a questa parte, non a caso, si sta cercando di sdoganare anche in Vaticano.
“Ma come - dirà qualcuno - il Papa ha fatto alcune settimane fa una mega benedizione Urbi et Orbi e oggi c’è l’atto di affidamento dell’Italia a Maria dal Santuario di Caravaggio! Cosa vuoi di più?”
Beh, senza nulla togliere a questi gesti, credo che a poco serviranno se non si inizia seriamente a chiedere perdono e - come accade nella confessione - a fare il proposito serio di cambiare vita.
Cambiare vita, rimettere Dio al centro, riconoscere che solo in Cristo c’è salvezza. Invece tutti vogliono tornare alla vita di prima, cancellare questa parentesi infausta e ricominciare da dove si era interrotta la pellicola. Di più: convinti che il coronavirus si tratti solo di una reazione della natura (madre e buona…) alle improvvide aggressioni dell’uomo, ci si permette apertamente di prefigurare scenari in cui l’incarnazione, passione, morte e resurrezione di Cristo non saranno più centrali, come ha ben illustrato mons. Paglia in occasione di una intervista sul “dopo pandemia” a Radio Vaticana, per la quale l’unica risposta possibile, guardando al futuro, è quella costruita sulla fraternità e sulla solidarietà, intesi non come valori cristiani.
“La fraternità - afferma infatti mons. Paglia - è un termine che io credo debba coinvolgere in maniera radicale tutte le nostre scelte. Una fraternità tra i popoli, all’interno delle realtà associative delle città, la fraternità tra l’uomo e il creato, la fraternità come riscoperta del destino comune di tutti. Attuare una bioetica globale è come recuperare il sogno di Dio all’inizio della creazione. Tutto il creato è la casa comune degli uomini.”
La bioetica globale al posto della Croce! Et voilà, il gioco è fatto: al primo spegnersi della epidemia la corsa sul piano inclinato riprenderà, con nuovo e convinto entusiasmo.
La cosa che preoccupa di più, è che mons. Paglia non parla solo a titolo personale, ma dà voce senza veli (appunto, senza veli, come nel famigerato affresco della chiesa di Terni da lui fatto realizzare…) alla linea della nuova chiesa, quella che piace alla gente che piace…
No, i castighi non cesseranno. Il Buon Dio, che è Buon Padre, farà di tutto - nel massimo rispetto della loro libertà - perché i suoi figli tornino a casa, perché si ravvedano, perché possano vivere. Vivere la vita vera, quella davvero felice per cui li ha creati. E perché la sua Chiesa, che Suo Figlio ha fondato per aiutare l’umanità a compiere il proprio destino, non sia come sale che ha perso sapore e lampada sotto il moggio.
Mali peggiori?? Cosa c’è di peggio della morte fisica? Per molti uomini moderni nulla: la salute è tutto, “basta avere la salute” è uno degli slogan più in voga. Eppure peggio della morte corporale c’è quella dell’anima, cioè lo snaturamento totale della ragione stessa per cui siamo stati creati. Fatti per la vita e la felicità eterna, “molti uomini muoiono e vanno all’inferno perché non c’è nessuno che preghi e si sacrifichi per loro”, dissero i pastorelli di Fatima.
L’umanità è su un piano inclinato pericolosissimo e rotola a velocità crescente verso il baratro. Il “fai ciò che vuoi”, motto delle sette sataniche, è diventato in realtà il leitmotiv delle nostre società odierne. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
I castighi continueranno. Continueranno perché Dio è un Padre Buono, come ci ha insegnato e testimoniato Gesù Cristo. E un padre non può restare indifferente di fronte a un figlio che sta distruggendo la propria vita e quella degli altri. Lo so, ci sono tanti teologi e non pochi esponenti ecclesiastici di rilievo che dicono che Dio non punisce, che è misericordioso e alla fine passerà tutto in cavalleria, ma io non sono convinto che sia così. È una idea - mi pare - che affonda le proprie radici in una concezione di Dio disincarnata.
La stessa concezione per cui si può tranquillamente sospendere la partecipazione dei fedeli alla Messa, tanto “a Dio va bene anche se preghi da casa”, tanto “hai la Parola, cosa vuoi di più?”. È, in fin dei conti, una rivisitazione della dottrina protestante, che da qualche anno a questa parte, non a caso, si sta cercando di sdoganare anche in Vaticano.
“Ma come - dirà qualcuno - il Papa ha fatto alcune settimane fa una mega benedizione Urbi et Orbi e oggi c’è l’atto di affidamento dell’Italia a Maria dal Santuario di Caravaggio! Cosa vuoi di più?”
Beh, senza nulla togliere a questi gesti, credo che a poco serviranno se non si inizia seriamente a chiedere perdono e - come accade nella confessione - a fare il proposito serio di cambiare vita.
Cambiare vita, rimettere Dio al centro, riconoscere che solo in Cristo c’è salvezza. Invece tutti vogliono tornare alla vita di prima, cancellare questa parentesi infausta e ricominciare da dove si era interrotta la pellicola. Di più: convinti che il coronavirus si tratti solo di una reazione della natura (madre e buona…) alle improvvide aggressioni dell’uomo, ci si permette apertamente di prefigurare scenari in cui l’incarnazione, passione, morte e resurrezione di Cristo non saranno più centrali, come ha ben illustrato mons. Paglia in occasione di una intervista sul “dopo pandemia” a Radio Vaticana, per la quale l’unica risposta possibile, guardando al futuro, è quella costruita sulla fraternità e sulla solidarietà, intesi non come valori cristiani.
“La fraternità - afferma infatti mons. Paglia - è un termine che io credo debba coinvolgere in maniera radicale tutte le nostre scelte. Una fraternità tra i popoli, all’interno delle realtà associative delle città, la fraternità tra l’uomo e il creato, la fraternità come riscoperta del destino comune di tutti. Attuare una bioetica globale è come recuperare il sogno di Dio all’inizio della creazione. Tutto il creato è la casa comune degli uomini.”
La bioetica globale al posto della Croce! Et voilà, il gioco è fatto: al primo spegnersi della epidemia la corsa sul piano inclinato riprenderà, con nuovo e convinto entusiasmo.
La cosa che preoccupa di più, è che mons. Paglia non parla solo a titolo personale, ma dà voce senza veli (appunto, senza veli, come nel famigerato affresco della chiesa di Terni da lui fatto realizzare…) alla linea della nuova chiesa, quella che piace alla gente che piace…
No, i castighi non cesseranno. Il Buon Dio, che è Buon Padre, farà di tutto - nel massimo rispetto della loro libertà - perché i suoi figli tornino a casa, perché si ravvedano, perché possano vivere. Vivere la vita vera, quella davvero felice per cui li ha creati. E perché la sua Chiesa, che Suo Figlio ha fondato per aiutare l’umanità a compiere il proprio destino, non sia come sale che ha perso sapore e lampada sotto il moggio.
Prepariamoci alla battaglia, mettendoci sotto il manto di Maria.
Marco Lepore
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