venerdì 12 marzo 2021

Le grandezze di Gesù

 


a) Il Verbo divino è proprietario della natura assunta

Colui che con tre dita sostiene tutto il mondo è Colui pure che sostiene la Umanità in Gesù, ma in un modo più potente e più singolare; Egli la fa sua; la santifica e la deifica nella sua persona. Donde segue che la vita e le azioni di quella natura umana non le appartengono più; benché da essa procedano sempre come dal loro principio, non sono più di sua proprietà né in termini di logica, né in termini di diritto e di morale.

Mi rincresce dovermi trattenere in questo soggetto e usare espressioni che si addicono alla scuola ed alle tesi scolastiche meglio che al pulpito e a istruzioni sulla fede. Ma il lettore vorrà perdonarmi, perché vi sono obbligato dalla necessità di ovviare per modo di precauzione, alle difficoltà che ci muovono alcuni. E a questi vorrei fare una preghiera, ed è che o per modestia osservino il silenzio, o almeno si compiacciano di considerare attentamente e di approfondire le verità che la fede ci insegna, affinché si riconosca che abbiamo tutti uno stesso sentimento accompagnato dalla carità, come ci comanda 1’Apostolo (Rm 12, 16; Fil 2, 2).

Non si accorgono che, contestando le verità qui esposte, sconvolgono il fondo del cristianesimo, il quale ha per suo tesoro e per sua sostanza le azioni e le sofferenze della Umanità di Gesù, non già semplicemente in quanto umanità, ma in quanto umanità del Verbo: umanità la quale, e nella sua natura e nelle sue azioni e nelle sue qualità, appartiene ad un Essere divino, increato, infinito, che ne rialza l’Essenza, lo stato, il merito sino ad una esistenza e sussistenza increata, sino ad una condizione e dignità divina, sino ad un prezzo e valore inestimabile.

Le azioni della Umanità assunta non possono in termine di logica essere attribuite a lei medesima come proprie. Non convengono, infatti, esclusivamente ad essa sola, come richiede ciò che logicamente è stimato proprio; poiché convengono pure ad un supposto che è estraneo a questa Umanità, se la consideriamo semplicemente nello stato e nei limiti della natura.

E ciò è pur vero ancora secondo ogni diritto sia comune e naturale, sia divino e soprannaturale. Il Verbo eterno, sostituendosi al diritto della natura umana come persona e Persona divina, per un potere e un amore infinito si appropria quella Umanità, la unisce a se stesso, la fa sua, vi abita e vi riposa come in una natura sua propria, la tira fuori dei limiti dell’uso comune e naturale, la consacra con la unzione della sua divinità, e assume diritto e autorità sopra di essa, sopra le sue azioni e in generale sopra tutto quanto le appartiene.

Tutto quanto è in Gesù poggia sulla ipostasi della sua divinità: il Verbo eterno, come supposto e supposto divino della umana natura, è il proprietario di tutte le azioni e sofferenze di essa; Egli le porta, le eleva; le deifica nella sua propria Persona, portando, elevando, deificando la sostanza di essa natura umana, per mezzo della quale sono aderenti alla Divinità come per un comune legame di inerenza ipostatica.

È dunque evidente che il Verbo in tal modo ha diritto e autorità legittima di usare e disporre dello stato, della vita, dei patimenti della sua umanità come di cosa che gli appartiene ed è veramente, santamente e divinamente sua, per il potere ammirabile ed il possesso singolarissimo che si è degnato prendere di quella natura e di tutto quanto le spetta, essendo essa spogliata di se stessa e degnamente rivestita di Lui medesimo.

Card. Pietro de Bérulle


Nessun commento:

Posta un commento