martedì 14 dicembre 2021

Santi Martiri del I – II e III Secolo

 


Dalla Gerarchia Cardinalizia di  Carlo Bartolomeo Piazza e dalle Rivelazioni Private della mistica 

 Maria Valtorta 


Deposizione di Sant’Agnese.  


Sempre il 20-1-44 alle 23,30, da scriversi dopo la narrazione della  visione. 

Dice la vergine Agnese:  

«Non guardare unicamente alla mia spoglia. 

Guarda piuttosto allo spirito mio, beato là dove suona quel cantico che tanto ti piace.  

Ivi sono felice. Niente più di quanto mi fu momentaneo  dolore sulla terra venne meco nella dimora dello Sposo. Ma  soltanto trovai ineffabile gaudio.  

Ivi, nella luce emanante da Dio, nostra gioia, viviamo nella  pace. Le armonie dei beati si intrecciano a quelle degli angeli.  Tutto è luce e armonia. In alto splende la Trinità santissima e  sorride la Madre di Dio.  

Ciò che sia il Paradiso non lo puoi pensare, anche se di esso  hai avuto un baleno. Conoscerlo in tutto il suo gaudio sarebbe  morire, perché è beatitudine non sopportabile alla carne che ne  muore. Dio te ne fa conoscere un saggio per incuorarti alla  prova. Come a noi che soffrimmo per Lui.  

Vieni. Il dolore cessa e la gioia dura eterna. Il dolore, visto da  questo luogo, è un attimo di tempo; la gloria che il dolore ci dà  è eterna. Qui è Colui che ci ama e che amando non  commettiamo colpa ma meritiamo premio.  

Gesù ti ha riscattata col suo amore. Amalo del tuo amore per  meritare di unirti al coro che empie il beato Paradiso.» 

Dopo che lei se ne è andato, alle 18, io rimasi nella gioia di quell’armonia e di quella visione. 

Ma poi si mutò nella presenza del corpo glorificato di  Agnese, bellissima, bianco-vestita e dallo sguardo rapito. E mi  pareva sentire due piccole mani carezzarmi dolcemente, manine  di bambina. Così sono andata in sopore. Un affannoso sopore,  perché i dolori tremendi (è notte fra il giovedì e venerdì) non mi  dànno tregua. 

Tornata in me, mentre i miei dolori si fanno sempre più  acuti, e mentre penso per sollevarli a quanto vidi, la martire  giovinetta mi dice queste parole.  

Ora mi stendo sentendomela vicina a consolare il mio  martirio di carne e di cuore. Soltanto lo spirito è beato. Ma suona la mezzanotte ed ha inizio il venerdì. Penso al mio  Signore nel suo tragico venerdì di passione e non mi lamento di  soffrire. Gli chiedo solo di sapermi far ben soffrire: per Lui e per  le anime. 

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A cura di Mario Ignoffo 

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