Dalla Gerarchia Cardinalizia di Carlo Bartolomeo Piazza e dalle Rivelazioni Private della mistica
Maria Valtorta
Deposizione di Sant’Agnese.
Sempre il 20-1-44 alle 23,30, da scriversi dopo la narrazione della visione.
Dice la vergine Agnese:
«Non guardare unicamente alla mia spoglia.
Guarda piuttosto allo spirito mio, beato là dove suona quel cantico che tanto ti piace.
Ivi sono felice. Niente più di quanto mi fu momentaneo dolore sulla terra venne meco nella dimora dello Sposo. Ma soltanto trovai ineffabile gaudio.
Ivi, nella luce emanante da Dio, nostra gioia, viviamo nella pace. Le armonie dei beati si intrecciano a quelle degli angeli. Tutto è luce e armonia. In alto splende la Trinità santissima e sorride la Madre di Dio.
Ciò che sia il Paradiso non lo puoi pensare, anche se di esso hai avuto un baleno. Conoscerlo in tutto il suo gaudio sarebbe morire, perché è beatitudine non sopportabile alla carne che ne muore. Dio te ne fa conoscere un saggio per incuorarti alla prova. Come a noi che soffrimmo per Lui.
Vieni. Il dolore cessa e la gioia dura eterna. Il dolore, visto da questo luogo, è un attimo di tempo; la gloria che il dolore ci dà è eterna. Qui è Colui che ci ama e che amando non commettiamo colpa ma meritiamo premio.
Gesù ti ha riscattata col suo amore. Amalo del tuo amore per meritare di unirti al coro che empie il beato Paradiso.»
Dopo che lei se ne è andato, alle 18, io rimasi nella gioia di quell’armonia e di quella visione.
Ma poi si mutò nella presenza del corpo glorificato di Agnese, bellissima, bianco-vestita e dallo sguardo rapito. E mi pareva sentire due piccole mani carezzarmi dolcemente, manine di bambina. Così sono andata in sopore. Un affannoso sopore, perché i dolori tremendi (è notte fra il giovedì e venerdì) non mi dànno tregua.
Tornata in me, mentre i miei dolori si fanno sempre più acuti, e mentre penso per sollevarli a quanto vidi, la martire giovinetta mi dice queste parole.
Ora mi stendo sentendomela vicina a consolare il mio martirio di carne e di cuore. Soltanto lo spirito è beato. Ma suona la mezzanotte ed ha inizio il venerdì. Penso al mio Signore nel suo tragico venerdì di passione e non mi lamento di soffrire. Gli chiedo solo di sapermi far ben soffrire: per Lui e per le anime.
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A cura di Mario Ignoffo
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