LA SCHIAVITU’ DEL DENARO
Nella lotta dell’anima per raggiungere la libertà, essa incontra un forte ostacolo entro lo spirito del mondo: il denaro. Il denaro è stato un’invenzione importata dall’inferno in questo mondo, per potersi impadronire delle anime che vivono in esso.
Riflettiamo: prima del “peccato originale”, Dio aveva concesso all’uomo l’esuberanza di un delizioso Paradiso: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del Paradiso» disse Dio all’uomo. L’uomo non aveva nessuna speciale preoccupazione materiale. Ma dopo il peccato, tra le varie sanzioni Dio gli dà questa: «Con il sudore della tua fronte mangerai il pane». Il lavoro, dopo il peccato, porta il sigillo della sofferenza. Queste due parole “con sudore”, indicano il cambiamento che ha subito il significato del lavoro. Prima del peccato il lavoro esisteva come divertimento, mai come peso opprimente. Dopo il peccato, il lavoro “con sudore”, oltre che castigo o penitenza, poteva essere un mezzo di redenzione relativa, giacché la Redenzione assoluta verrebbe all’uomo per mezzo di Cristo. Mediante il lavoro l’uomo si rendeva conto che stava saldando una colpa verso il suo Creatore.
Dobbiamo far notare che Dio, togliendo l’uomo dal Paradiso dell’Eden, lo fece per amore, per salvare l’uomo dal pericolo che rendesse eterno il suo male – questo è indubitabile dopo che Dio ci ha dato suo Figlio per salvarci e con Lui tutte le cose – : «Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora egli non stenda più la mano e non prenda anche dall’albero della vita, e mangiandone viva in eterno. E il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse la terra da dove era stato tratto» . Quel “giardino di Eden” era “luogo di eternità”, ove c’era l’“albero della vita” – era uno stato che gli avrebbe dato l’immortalità del corpo, come aveva l’immortalità dell’anima
– . Dio introduce l’uomo nel “tempo” affinché, facendo penitenza e con la morte sia purificato dall’azione dello spirito del male e, redento dai suoi peccati (ricevendo il Redentore), possa ritornare a quello stato di “eternità”, che è l’unione col suo Creatore.
Il lavoro non era solamente il mezzo per vivere; nella coscienza colpevole e pentita del primo uomo c’era una gioia misteriosa nel lavoro stesso, realizzato “con sudore”; qualcosa di simile alla gioia delle anime del purgatorio, che comprendono come la Giustizia di Dio si realizza in loro espiando le mancanze commesse, e amano quella Giustizia amorosa del loro Creatore. Ma all’andarsi allontanando sempre più da Dio, l’uomo si ribella contro di Lui sotto due forme: o negando che Egli esiste, o concependo Dio come un tiranno che si rallegra del suo dolore. Come è possibile questa concezione di Dio? Non esiste, al fondo, che questa ragione: il peccato, negazione della giustizia, è penetrato più a fondo nell’essere umano e attribuisce ingiustamente a Dio realtà dolorose delle quali l’uomo con la sua libertà è responsabile. Questa profondità nel peccato, lontananza da Dio, non permette all’uomo di vedere con chiarezza il significato del lavoro doloroso.
L’impegno del demonio è calato più a fondo nel suo desiderio di allontanare maggiormente da Dio l’uomo, dopo dell’AMORE di Dio), non può presentarsi all’uomo, affinché questi lo ami scegliendolo al posto del suo Creatore, poiché l’uomo di lui ha orrore. E allora ha cercato di farsi sensibile, presentandosi agli uomini sotto l’aspetto di un bene; per questo ha inventato il denaro. Il denaro compie una duplice missione: far dimenticare il vero e unico bene, Dio, e far dimenticare il vero male, il demonio, perché il denaro appare come un bene necessario. Se Dio ha preso una forma per avvicinarsi agli uomini senza abbagliarli, il demonio, per non intimorire con la sua malvagità gli uomini e per attrarli a sé, si è nascosto sotto la forma del denaro.
Abbiamo detto che dopo il peccato, il lavoro “con sudore”, oltre ad essere necessario per mantenersi, aveva un valore relativo di riparazione. Avendo il demonio messo il denaro tra il lavoro e il mantenimento, gli uomini non avrebbero più dovuto lavorare solo per alimentarsi; c’è ora uno stato spirituale intermedio: devono lavorare per guadagnare il denaro, e questo diventa il centro del loro lavoro, perché pensano che è il denaro che darà loro la felicità tanto deside- rata. Il lavoro, che era stato posto da Dio come un mezzo di riparazione, è stato profanato. Il demonio non avrebbe potuto scegliere caricatura migliore, per farsi desiderare dagli uomini, che questa del denaro; ha sconvolto l’esistenza stessa dell’uomo. Colui il cui lavoro non sia rimunerato con denaro non può vivere. Il demonio ha convinto completamente gli uomini che il denaro è necessario per la vita come l’aria che si respira; così il denaro diventa il centro di tutte le loro aspirazioni. Il lavoro ha cessato di essere qualcosa di sacro, imposto da Dio per riparare una colpa e si è trasformato in un culto al denaro, idolo inventato dal demonio.
Lo stato di insicurezza avrebbe portato l’uomo a ricorrere costantemente a Dio, ma con l’invenzione del denaro, è ad ottenere denaro che si indirizzano tutti gli sforzi, perché il denaro dà una apparente sicurezza. Che cosa c’è di cattivo in questo? Non è forse giusto che esista nel mondo un valore di scambio per la convivenza sociale? La domanda è troppo sincera per non riconoscere il suo relativo valore. E la risposta, su un piano puramente naturale, non è molto facile. Dobbiamo fare uno sforzo gigantesco per sbarazzarci dei nostri usi, costumi e comodità, allo scopo di vedere tutta la trama, tessuta meravigliosamente dal nemico dell’uomo; con la peculiarità che egli non si lascia scoprire tanto facilmente, facendo sì che gli uomini attribuiscano a Dio cose che sono promosse da lui.
La domanda che ci siamo fatti è la seguente: non è forse giusto che esista nel mondo un valore di scambio per la convivenza sociale? Bisogna distinguere: se l’uomo è fatto per vivere in questo mondo il più comodamente possibile, non c’è dubbio che debba esistere un “valore-base”, internaziona- le, che gli serva come una specie di salvacondotto per fare quel che desidera in tutti i paesi del mondo. Ma se l’uomo è fatto essenzialmente per Dio, allora deve allontanare da sé, il più possibile, tutto ciò che venga ad essere un ostacolo per raggiungere il suo fine.
Ma si può insistere ancora: Perché il denaro ci impedisce nel nostro cammino verso Dio? Non ci sono stati santi che sono vissuti in mezzo alle ricchezze? La nostra superbia, battezzata con un cristianesimo superficiale, pretende di saperne di più che Cristo stesso. E le sue parole sono troppo chiare perché riusciamo ad ingannarci: «Nessuno può servire a due padroni; nessuno può servire a Dio e alle ricchezze». Il “padrone” che si nasconde nelle “ricchezze” è il demonio. E quelli che servono al denaro non possono giustificarsi col fatto che ci siano stati santi che pur vivendo “ufficialmente” in mezzo alle ricchezze, col loro cuore erano completamente staccati da esse; chi pretende di conciliare le due cose è perché si è deciso inconsciamente a servire alle ricchezze:
«Nessuno può servire a due padroni». Il giovane ricco del Vangelo fu più sincero di molti cristiani che pretendono di conciliare le due cose; il giovane ricco si allontanò da Gesù per continuare a coltivare le sue ricchezze.
Abbiamo detto precedentemente che il denaro procura all’individuo una relativa sicurezza. Questa sicurezza materia- le è voluta da Dio? Quel che ora diremo sembrerà una pazzia, ma tra quel che gli uomini giudicano pazzia e Dio c’è una grande vicinanza. Lo diceva San Paolo: «Ciò che gli uomini giudicano pazzia è sapienza per Dio».
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JOSÉ BARRIUSO
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