Maria e i Nestoriani
Fino al secolo quinto tutte le eresie si erano concentrate a negare chi l'umanità e chi la Divinità di Gesù Cristo; solo indirettamente si colpiva la Maternità di Maria SS. ma. Ed i Padri si erano serviti del dogma della Maternità Divina per combattere gli errori precedenti, dimostrando, attraverso la Maternità di Maria, che Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo. Quindi la Maternità della Madonna aveva servito di contraccolpo alle eresie.
La fede nella Beatissima Vergine Maria, quale Madre di Dio, era giunta nel suo pieno splendore, allorché sorse un nemico ad assalirla.
Questo nemico fu Nestorio, nato ad Efeso verso la fine del secolo quarto, passò ad Antiochia per studiare la dottrina Cristologica.
Scelto da Teodosio II a successore di Sisinnio nel Patriarcato di Costantinopoli, ne prese possesso il 10 Aprile 428. Si distinse per lo zelo contro gli eretici, e indusse l'imperatore ad emanare un decreto contro di essi. Era di ingegno mediocre, ostinato e caparbio, duro e violento contro i suoi avversari. (Encicl. Catt.).
Ma ciò che interessa a noi in questo momento è la sua dottrina Mariana. Nestorio negava la Divina Maternità di Maria. Secondo lui, Cristo è un uomo come noi, e la sua natura umana ha la sua specifica personalità. Però nell'uomo Cristo, vi è il Figlio di Dio, ma vi abita solo come in un tempio. Quindi Cristo e il Verbo sono due persone distinte, e per la loro unione puramente accidentale non può attribuirsi l'operazione della persona umana alla persona divina e viceversa, Da ciò ne deriva che Maria non può essere Madre di Dio, ma semplicemente Madre del Cristo. Di conseguenza, secondo Nestorio, solo il Cristo è Redentore e Vittima, non il Figlio di Dio, che è in Lui, perché, essendo Dio, in nessun modo può essere Vittima (Pighi V. 1).
In questa dottrina sembra proprio di vedere il serpente infernale che, reso impotente nella battaglia contro l'Uomo-Dio, si rivolge a mordere il calcagno di Maria Madre di Dio: ma invano!
L'espressione: «Madre di Dio», o Deipara o «Theotocos» era già da tempo diffusa nella Chiesa. Lo attestano le pitture trovate nelle Catacombe e negli scritti dei santi Padri. La stessa città di Costantinopoli, sede Patriarcale di Nestorio, era chiamata «Città di Maria», per la solenne dedica che ne aveva fatto Costantino per esaltare la Madre del Salvatore. Tuttavia davanti agl'insegnamenti di Nestorio, i fedeli, quasi disorientati, si domandavano: ma questo nome di Madre di Dio, si deve dare alla SS. ma Vergine o glielo si deve rifiutare? Nestorio insistentemente rispondeva che non le si doveva dare, perché, aggiungeva, Maria è solamente Madre del Cristo-Uomo, e quindi la si deve chiamare Madre del Cristo.
Si giunse alla festa della Annunciazione di Maria SS. ma del 429. Nestorio invitò il Vescovo Proclo, suo suffraganeo, a parlare al popolo della Beatissima Vergine Maria. Proclo, consapevole della dottrina di Nestorio, accettò l'invito con l'intenzione di smascherare l'eresia del Patriarca.
Nella bella esaltazione che Proclo fece della Beatissima Vergine, uscì in queste espressioni: «Dire che Gesù Cristo è un puro uomo, è essere ebreo; dire che egli è solo Dio e non uomo insieme, è essere manicheo; insegnare che Cristo ed il Verbo Divino sono due persone, è essere separati da Dio» (Lab. Concil. Ephes. p. II).
Nestorio, presente al discorso, non poté accettare lo scorno, e osò riprendere l'oratore esclamando: Anatema a colui che dice essere Maria Madre di Dio!
A tale bestemmia, tutto il popolo ad una voce emise un alto grido, e fuggì dalla Chiesa ove non tornò più (A. Nicolas).
Frattanto S. Cirillo, Patriarca di Alessandria, conosciuti gli scritti di Nestorio, che erano stati portati in Egitto, cominciò a confutarli; e finì col ricorrere a Celestino Papa. In un Concilio, tenuto a Roma nel 430, Celestino condannò Nestorio e gli intimò di ritrattare la sua dottrina, pena la deposizione dal Patriarcato. Ma Nestorio non cedette, e nel Giugno 431, per volere di Papa Celestino, in accordo con l'imperatore Teodosio, consenziente lo stesso Nestorio, fu tenuto un Concilio in Efeso dove, alla presenza di 120 Vescovi e dei Delegati del papa, Nestorio venne condannato.
Sono noti gli applausi entusiastici che in quella circostanza echeggiarono a tale condanna, e come tutta la città gioisse alla decisione di dovere chiamare Maria «vera Madre di Dio». Così alla Beatissima Vergine Maria veniva conservato, con solenne trionfo, quel culto che Nestorio avrebbe voluto rapirLe.
Soltanto una mente diabolica può arrivare a negare la Divina Maternità di Maria. Basta leggere qualche brano del Vangelo per convincersi di questa verità.
Quando l'Arcangelo S. Gabriele disse a Maria: «Tu sei benedetta fra tutte le donne», (Luc. 1. 28) vuol dire che vedeva in quella Verginella una creatura elevata ad una dignità superiore alla stessa dignità angelica. S. Elisabetta, per impulso dello Spirito Santo, chiama Maria
Madre del Signore: «Unde hoc mihi ut veniat Mater Domini ad me?» (Luc. 1. 43). E' vero, il Vangelo non chiama mai espressamente Maria Madre di Dio, però in più luoghi insinua questa verità. S. Matteo (1. 18). chiama Maria Madre di Lui (Gesù). I Magi entrarono nella casa e «trovarono il Bambino con Maria sua Madre» (Mat. 2.11). Si facevano nozze in Cana di Galilea, e la Madre di Gesù era là...» (Giov. 11.1). Presso la Croce di Gesù stava sua Madre (Giov. 29.29). Maria dunque è la Madre di Gesù...!
Se chi in Lei si è incarnato, se chi è nato da Lei, è vero e naturale figlio, Gesù, vero Figlio di Dio, con tutta ragione e nel senso proprio, Maria è vera Madre di Dio. La natura umana che il Divin Verbo, incarnandonsi, assunse dalla Vergine Maria, non esistette mai da sola, né vi fu mai la persona umana, ma solo la persona Divina e quindi sino dal primo istante di sua esistenza la natura umana fu ipostaticamente unita alla Divinità. Di conseguenza sino da quel primo istante il Figlio di Dio fu pure Figlio di Maria. E' vero che Ella ha somministrato solo la natura umana, ma questa era stata, sino dal primissimo istante, elevata all'unione ipostatica e divenuta vera natura del Verbo Incarnato.
Questo fu sempre il senso comune dei Padri e scrittori ecclesiastici, e quindi di tutta la Chiesa, chiamare Maria «Deipara», Madre di Dio.
Ora, quod ubique, quod semper, quad ab omnibus creditum est, è verità cattolica.
P. AMADIO M. TINTI
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